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Assegno ad personam: bonus e anzianità nel pubblico

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6915/2024, ha stabilito i criteri per il calcolo dell’assegno ad personam per i dipendenti pubblici trasferiti a seguito della soppressione del loro ente. La Corte ha chiarito che l’anzianità di servizio pregressa non è un diritto assoluto e non può essere utilizzata per rivendicare progressioni di carriera nel nuovo ente. Inoltre, ha escluso dall’assegno ad personam le componenti retributive variabili, come il premio di produttività, in quanto non dotate dei requisiti di fissità e continuità richiesti dalla normativa speciale che disciplina tali passaggi.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Assegno ad Personam: Cosa Entra nel Calcolo in caso di Passaggio tra Enti Pubblici?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale per i dipendenti del settore pubblico: la composizione dell’assegno ad personam in caso di transito da un ente soppresso a un’amministrazione statale. La sentenza chiarisce quali voci retributive debbano essere conservate e quali no, ponendo limiti precisi al riconoscimento dell’anzianità di servizio pregressa e dei premi di produttività. Questa decisione offre importanti spunti di riflessione sulla tutela dei diritti economici dei lavoratori pubblici in contesti di riorganizzazione amministrativa.

La Vicenda: Il Passaggio dei Dipendenti e le Richieste Economiche

Il caso trae origine dal ricorso di un gruppo di lavoratori transitati da un Istituto per la Promozione Industriale (I.P.I.), ente pubblico soppresso, ai ruoli di un Ministero. I dipendenti chiedevano il riconoscimento di diversi diritti, tra cui un inquadramento superiore, il mantenimento dell’anzianità di servizio maturata e l’inclusione, nel loro assegno personale, di varie voci economiche. Tra queste, spiccavano una quota del premio di produttività e i contributi versati dal precedente datore di lavoro a fondi di previdenza complementare e assistenza sanitaria.

La Corte d’Appello aveva parzialmente accolto le loro istanze, riconoscendo il diritto all’anzianità di servizio e all’inclusione del premio di produttività nell’assegno. Contro questa decisione, sia il Ministero che i lavoratori hanno proposto ricorso in Cassazione.

L’Assegno ad Personam e la Questione dell’Anzianità

Il Ministero contestava la decisione della Corte d’Appello su due fronti principali: il riconoscimento dell’anzianità e l’inclusione del premio di produzione. La Corte di Cassazione ha accolto entrambe le censure, ribaltando la sentenza di secondo grado. Secondo i giudici supremi, la normativa speciale che ha regolato il transito del personale (art. 7, comma 20, del d.l. n. 78/2010) prevale sulla disciplina generale (art. 31 del d.lgs. n. 165/2001).

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fornito una dettagliata analisi per giustificare la sua decisione.

In primo luogo, ha affermato che l’anzianità di servizio maturata presso l’ente di provenienza non costituisce un diritto che il lavoratore può far valere in modo assoluto nei confronti del nuovo datore di lavoro. Essa deve essere salvaguardata solo se ad essa sono collegati specifici benefici economici già maturati. Non può, invece, essere utilizzata per rivendicare progressioni di carriera o altri benefici basati sulla diversa disciplina applicabile nel nuovo ente. Riconoscere l’anzianità “ad ogni fine giuridico ed economico”, come fatto dalla Corte d’Appello, è stato ritenuto un errore.

In secondo luogo, e con particolare riferimento all’assegno ad personam, la Cassazione ha chiarito che la normativa speciale garantisce la sola conservazione del trattamento retributivo fondamentale e accessorio caratterizzato da “fissità e continuità”. Il premio di produzione, per sua stessa natura, è legato al raggiungimento di risultati e a performance individuali o collettive. Non possiede, quindi, i requisiti di fissità e continuità necessari per essere incluso nell’assegno di salvaguardia. Il fatto che contrattualmente fosse legato alla mera presenza in servizio non è sufficiente a trasformarne la natura da variabile a fissa.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso incidentale dei lavoratori. La richiesta di un diverso inquadramento è stata respinta perché la definizione delle tabelle di corrispondenza è un atto amministrativo ampiamente discrezionale, non sindacabile dal giudice se non per manifesta irrazionalità. La richiesta di includere i versamenti a fondi pensione e casse sanitarie è stata anch’essa ritenuta inammissibile, in quanto basata su contratti aziendali la cui interpretazione diretta è preclusa alla Corte di Cassazione in assenza di una specifica denuncia di violazione dei canoni legali di ermeneutica contrattuale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento restrittivo sulla composizione dell’assegno ad personam nel pubblico impiego. Le conclusioni che se ne possono trarre sono chiare:

1. Tutela Conservativa, non Migliorativa: L’assegno personale ha lo scopo di evitare un peggioramento economico (divieto di reformatio in peius), non di garantire il trasferimento di ogni singolo elemento retributivo o di creare una base per futuri miglioramenti di carriera.
2. Prevalenza della Norma Speciale: Nei processi di mobilità e transito del personale pubblico, le leggi speciali che li disciplinano prevalgono sulle norme generali, definendo in modo specifico l’ambito della tutela retributiva.
3. Distinzione tra Retribuzione Fissa e Variabile: Solo le componenti fisse e continuative del trattamento economico sono garantite. Le voci legate a performance, produttività o risultati, per loro natura variabili, sono escluse dalla base di calcolo dell’assegno.

Nel passaggio tra enti pubblici, l’anzianità di servizio maturata va sempre riconosciuta?
No. Secondo la Corte, l’anzianità pregressa non è un diritto che può essere fatto valere in assoluto. Viene tutelata solo per salvaguardare i benefici economici già entrati nel patrimonio del lavoratore, ma non può essere usata per rivendicare ricostruzioni di carriera o altri benefici secondo le regole del nuovo ente.

Un premio di produttività può essere incluso nell’assegno ad personam?
No. La Corte ha stabilito che nell’assegno ad personam rientrano solo le voci retributive fondamentali e accessorie dotate di ‘fissità e continuità’. Un premio di produzione, essendo tipicamente legato a risultati e performance, è una voce variabile e quindi esclusa, anche se la sua erogazione fosse contrattualmente legata alla sola presenza in servizio.

I contributi a fondi pensione e casse di assistenza versati dal precedente datore di lavoro rientrano nell’assegno ad personam?
La sentenza non entra nel merito ma dichiara inammissibile la richiesta, poiché basata sull’interpretazione di un contratto collettivo aziendale, attività che non spetta alla Corte di Cassazione se non vengono denunciate specifiche violazioni delle norme sull’interpretazione dei contratti. In generale, la Corte ha escluso le voci considerate ‘estranee ai trattamenti accessori’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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