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Aspettativa pubblico impiego: si applica il vincolo 5 anni?

Un’ordinanza del Tribunale del Lavoro ha chiarito che il vincolo di permanenza quinquennale per i neoassunti nel pubblico impiego non si applica in caso di richiesta di aspettativa. Il giudice ha stabilito che la norma sulla permanenza mira a impedire trasferimenti definitivi, mentre l’aspettativa nel pubblico impiego comporta solo una sospensione temporanea del rapporto. Di conseguenza, la revoca dell’aspettativa concessa a una dipendente è stata giudicata illegittima.

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Pubblicato il 27 febbraio 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Aspettativa Pubblico Impiego: Annullato il Vincolo dei 5 Anni

Una recente ordinanza del Tribunale del Lavoro ha affrontato una questione cruciale per i neoassunti nella Pubblica Amministrazione: il rapporto tra l’obbligo di permanenza quinquennale e la richiesta di aspettativa nel pubblico impiego. Può un dipendente, appena assunto tramite concorso, ottenere un’aspettativa per un’altra esperienza lavorativa, o il vincolo dei cinque anni lo impedisce? La decisione offre un’interpretazione chiara, basata sullo scopo delle norme.

I Fatti di Causa: Dalla Vincita del Concorso alla Revoca dell’Aspettativa

Il caso riguarda una musicista, vincitrice di un concorso pubblico e assunta a tempo indeterminato presso un prestigioso Conservatorio. Contestualmente all’assunzione, la dipendente chiedeva un’aspettativa senza assegni, ai sensi dell’art. 23 bis del D.Lgs. 165/2001, per poter svolgere un incarico a tempo determinato presso un altro Conservatorio, dove avrebbe potuto maturare un’esperienza professionale per lei molto qualificante.

Inizialmente, l’amministrazione di appartenenza concedeva l’autorizzazione. Tuttavia, a distanza di un mese, la stessa amministrazione revocava il provvedimento. La motivazione? L’applicazione dell’art. 35, comma 5 bis, del medesimo decreto, che impone ai vincitori di concorso pubblico di rimanere nella sede di prima assegnazione per almeno cinque anni. La lavoratrice, vedendosi preclusa un’importante opportunità professionale, decideva di impugnare la revoca con un ricorso d’urgenza.

L’Aspettativa nel Pubblico Impiego e lo Scontro tra Norme

Il cuore della controversia legale risiedeva nel conflitto tra due diverse disposizioni normative:

* Art. 23 bis D.Lgs. 165/2001: Disciplina l’aspettativa senza assegni, consentendo al dipendente pubblico di sospendere temporaneamente il rapporto di lavoro per svolgere un’altra attività, pubblica o privata.
* Art. 35, co. 5 bis, D.Lgs. 165/2001: Introduce un vincolo di permanenza di cinque anni nella prima sede di servizio per i neoassunti da concorso, con lo scopo di garantire stabilità organizzativa all’ente che ha investito nella selezione.

La difesa dell’amministrazione sosteneva la piena applicabilità del vincolo quinquennale, considerandolo una norma imperativa che prevaleva sulla possibilità di concedere l’aspettativa. La ricorrente, invece, argomentava che le due norme operassero su piani diversi: l’aspettativa è una mobilità temporanea e reversibile, mentre il vincolo di permanenza è pensato per contrastare trasferimenti definitivi.

Le Motivazioni della Decisione del Tribunale

Il Giudice del Lavoro ha accolto integralmente la tesi della lavoratrice, offrendo un’analisi approfondita e basata sull’interpretazione teleologica (cioè, basata sullo scopo) delle norme.

Innanzitutto, il Tribunale ha chiarito che la revoca del provvedimento non poteva essere considerata un atto di autotutela amministrativa, ma un atto di gestione del rapporto di lavoro di natura privatistica. Ciò significa che la sua legittimità doveva essere valutata secondo i principi del diritto privato.

Il punto centrale della motivazione risiede nell’analisi della ratio delle due norme in conflitto. Il Giudice ha osservato che lo scopo dell’obbligo di permanenza quinquennale è quello di evitare che l’amministrazione, dopo aver sostenuto i costi e l’impegno di un concorso per coprire un posto vacante, veda il neoassunto trasferirsi in modo definitivo presso un’altra sede, vanificando l’investimento. La norma è quindi finalizzata a contrastare la mobilità permanente.

L’istituto dell’aspettativa nel pubblico impiego, al contrario, ha natura intrinsecamente temporanea. Il rapporto di lavoro con l’ente di appartenenza non si estingue, ma viene solo sospeso. Al termine del periodo di aspettativa, il dipendente riprende servizio presso la sede originaria. Di conseguenza, l’obbligo di permanenza non viene violato, ma semplicemente posticipato: potrà essere pienamente rispettato al rientro del lavoratore.

Il Tribunale ha quindi concluso che non esiste una sovrapposizione applicativa tra le due norme, in quanto esse disciplinano fenomeni diversi. Applicare il divieto dell’art. 35 all’aspettativa dell’art. 23 bis costituirebbe un’indebita estensione di un limite, non prevista dal legislatore. Inoltre, l’art. 23 bis già fornisce all’amministrazione lo strumento per tutelare le proprie esigenze organizzative, ovvero la possibilità di negare l’aspettativa con un diniego motivato, valutazione che in questo caso era già stata fatta positivamente in un primo momento.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza stabilisce un principio di diritto fondamentale: il vincolo di permanenza di cinque anni per i vincitori di concorso non osta alla concessione dell’aspettativa senza assegni. La natura temporanea di quest’ultima la rende compatibile con l’obbligo di permanenza, il cui adempimento è solo differito al termine del periodo di sospensione del rapporto. La revoca dell’autorizzazione da parte dell’amministrazione è stata quindi dichiarata illegittima, e il giudice ha ordinato l’immediata esecuzione del provvedimento che concedeva l’aspettativa. Questa decisione tutela il diritto del dipendente alla crescita professionale, senza pregiudicare l’interesse a lungo termine della Pubblica Amministrazione.

Un dipendente pubblico neoassunto è soggetto al vincolo di permanenza di 5 anni se chiede un’aspettativa?
No. Secondo la decisione del Tribunale, l’obbligo di permanenza quinquennale previsto dall’art. 35, co. 5 bis, del D.Lgs. 165/2001 è finalizzato a impedire trasferimenti definitivi e non si applica all’aspettativa (ex art. 23 bis), che costituisce una sospensione solo temporanea del rapporto di lavoro.

Perché il vincolo di permanenza di 5 anni non è stato ritenuto applicabile all’aspettativa?
Il Tribunale ha chiarito che la ratio (lo scopo) del vincolo di 5 anni è evitare che l’investimento della P.A. in un concorso sia vanificato da un trasferimento permanente del neoassunto. L’aspettativa è temporanea e, al suo termine, il dipendente rientra in servizio, potendo così adempiere all’obbligo di permanenza per il tempo richiesto.

Una Pubblica Amministrazione può revocare un’aspettativa già concessa?
Nel caso esaminato, la revoca è stata ritenuta illegittima. Una volta che l’amministrazione ha valutato positivamente la compatibilità dell’aspettativa con le proprie esigenze organizzative, non può revocarla sulla base di una norma (il vincolo di 5 anni) ritenuta non applicabile alla fattispecie. La revoca, essendo un atto di gestione privatistica, deve essere fondata su motivi legittimi e pertinenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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