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Applicazione CCNL: la scelta vincolante del datore

La Corte di Cassazione ha stabilito che la costante e reiterata applicazione di un determinato Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) a centinaia di dipendenti costituisce un comportamento concludente che vincola l’azienda. Di conseguenza, l’impresa è obbligata a garantire la stessa applicazione CCNL anche ai nuovi assunti che ne facciano richiesta, a prescindere dalla corrispondenza tra le mansioni specifiche e la sfera di applicazione letterale del contratto. La scelta volontaria e di fatto del datore prevale sul criterio merceologico dell’attività effettivamente svolta.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Applicazione CCNL: la Scelta di Fatto del Datore di Lavoro è Vincolante

L’applicazione del CCNL corretto è uno dei temi più dibattuti nel diritto del lavoro. Un’azienda può applicare contratti collettivi diversi a dipendenti che, di fatto, appartengono alla stessa realtà aziendale? Con l’ordinanza n. 7203/2024, la Corte di Cassazione fornisce una risposta netta, affermando un principio fondamentale: la scelta costante e reiterata di un CCNL da parte del datore di lavoro si trasforma in un obbligo giuridico, vincolandolo anche per le future assunzioni.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla domanda di due lavoratori, assunti da una società di servizi con l’applicazione del CCNL Multiservizi. I lavoratori hanno agito in giudizio sostenendo di avere diritto all’applicazione di un diverso contratto, il CCNL Terziario Distribuzione e Servizi. La loro richiesta non si basava sulla natura delle loro mansioni, ma su un fatto incontestato: l’azienda applicava da tempo il CCNL Terziario a tutte le altre centinaia di dipendenti assunti in precedenza.

La Corte d’Appello aveva respinto la loro richiesta, basandosi sul cosiddetto “criterio merceologico” previsto dall’art. 2070 del Codice Civile. Secondo i giudici di secondo grado, il CCNL applicabile doveva essere quello corrispondente all’effettiva attività svolta dai lavoratori (custodia, controllo accessi), che rientrava nel settore Multiservizi. La Corte territoriale aveva quindi ritenuto irrilevante la prassi aziendale pregressa.

La Decisione della Cassazione e l’applicazione CCNL per Scelta Datoriale

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione d’appello, accogliendo il ricorso dei lavoratori. Il punto centrale della pronuncia è l’errata interpretazione della domanda da parte dei giudici di merito. I lavoratori non avevano invocato il criterio dell’attività svolta, ma il principio dell’affidamento generato dal comportamento concludente del datore di lavoro.

La Suprema Corte chiarisce che, nel sistema attuale di contrattazione collettiva di diritto comune, l’obbligo di applicare un determinato CCNL non deriva più rigidamente dalle vecchie norme corporative (come l’art. 2070 c.c.), ma dalla volontà delle parti. Questa volontà può manifestarsi in due modi:

1. Adesione esplicita: attraverso l’iscrizione del datore di lavoro all’associazione sindacale che ha firmato il contratto.
2. Adesione implicita: attraverso un “comportamento concludente”, ovvero la costante, protratta e non contestata applicazione di fatto di un determinato contratto collettivo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale che riconduce l’autonomia collettiva alle regole civilistiche del diritto comune. Il datore di lavoro, pur non essendo iscritto ad alcuna associazione di categoria, nel momento in cui applica in modo sistematico e generalizzato un CCNL a una vasta platea di dipendenti, sta di fatto esprimendo la propria volontà di adottare quella specifica disciplina per regolare tutti i rapporti di lavoro all’interno della sua impresa.

Questo comportamento acquisisce un vero e proprio valore negoziale. Si crea un obbligo che non si basa più sulla natura dell’attività, ma sulla scelta volontaria dell’imprenditore. La Corte d’Appello ha errato nel travisare la domanda dei lavoratori, concentrandosi su un criterio (quello merceologico) che non era stato posto a fondamento della loro richiesta.

La Cassazione sottolinea che la reiterata applicazione di fatto del CCNL Terziario a centinaia di lavoratori configurava un comportamento concludente con valore negoziale. Da ciò scaturiva, a carico del datore di lavoro, l’obbligo di rispettare il medesimo CCNL anche nei confronti dei nuovi assunti che ne avessero richiesto l’applicazione. L’azienda, con la sua prassi consolidata, aveva di fatto stabilito quale contratto collettivo dovesse applicarsi ai propri dipendenti, generando un’aspettativa legittima all’uniformità di trattamento.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Per i datori di lavoro, emerge un chiaro monito: le prassi aziendali non sono neutre, ma possono creare vincoli giuridici. L’applicazione selettiva di diversi CCNL all’interno della stessa realtà aziendale (che svolge un’unica attività) è una pratica rischiosa, poiché la scelta consolidata per la maggioranza dei lavoratori può diventare un obbligo per tutti. Per i lavoratori, la sentenza rafforza il principio di parità di trattamento e fornisce uno strumento per rivendicare l’applicazione del contratto collettivo che l’azienda ha, di fatto, eletto come standard di riferimento, basandosi non solo sulle proprie mansioni ma sulla storia e sulla condotta dell’impresa.

Un datore di lavoro può applicare un CCNL diverso ai nuovi assunti rispetto a quello usato per il resto del personale?
No. Se il datore di lavoro ha applicato in modo costante e reiterato un determinato CCNL alla stragrande maggioranza dei dipendenti, questo suo comportamento concludente lo obbliga ad applicare lo stesso contratto anche ai nuovi assunti che ne facciano richiesta, per garantire uniformità di trattamento.

Quale criterio determina il CCNL applicabile se un’azienda svolge un’unica attività?
Secondo questa sentenza, il criterio prevalente non è quello dell’attività effettivamente svolta (criterio merceologico), ma la volontà del datore di lavoro. Tale volontà può essere manifestata implicitamente attraverso l’applicazione costante e di fatto di uno specifico CCNL, che diventa così la scelta vincolante per l’intera impresa.

Cosa si intende per “comportamento concludente” del datore di lavoro nell’applicazione di un CCNL?
Si intende la prassi costante, prolungata e non contestata di applicare un determinato contratto collettivo all’interno dell’azienda. Questo comportamento, specialmente se rivolto a un numero significativo di dipendenti, manifesta in modo inequivocabile la volontà dell’impresa di adottare quella disciplina contrattuale, creando un obbligo giuridico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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