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Appello improcedibile per mancato deposito note scritte

La Corte d’Appello di Firenze dichiara un appello improcedibile a causa del mancato deposito delle note scritte da parte di entrambe le parti. La decisione sottolinea come l’inerzia processuale, specialmente se reiterata dall’appellante, porti alla chiusura del procedimento secondo l’art. 348 c.p.c.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Appello Improcedibile: La Sanzione per il Mancato Deposito delle Note Scritte

Nel processo civile, il rispetto dei termini e degli adempimenti procedurali non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la tutela dei diritti. Una recente ordinanza della Corte d’Appello di Firenze offre un chiaro esempio delle gravi conseguenze derivanti dall’inerzia delle parti, portando a una declaratoria di appello improcedibile. Questo provvedimento evidenzia come il mancato deposito delle note scritte, specialmente nell’ambito della trattazione scritta introdotta dalla Riforma Cartabia, possa determinare la fine anticipata del giudizio di secondo grado.

I Fatti del Caso: L’Inerzia Processuale delle Parti

Il caso in esame ha origine da un giudizio d’appello per il quale il giudice aveva disposto la trattazione scritta, una modalità che sostituisce l’udienza in presenza con lo scambio di memorie telematiche. Alle parti era stato assegnato un termine per depositare le note contenenti le loro conclusioni e istanze finali. Tuttavia, giunta la scadenza, nessuna delle due parti, né l’appellante né l’appellato, aveva provveduto al deposito.

L’elemento decisivo, evidenziato dalla Corte, era che la causa era già stata oggetto di un precedente rinvio proprio a causa dell’omesso deposito delle note scritte da parte dell’appellante. Questa reiterata negligenza è stata interpretata dal giudice come un segnale inequivocabile di disinteresse nella prosecuzione del giudizio.

La Decisione della Corte e il concetto di appello improcedibile

Di fronte a questa duplice mancanza, il Consigliere delegato ha agito in conformità con quanto previsto dal codice di procedura civile. L’ordinanza ha dichiarato l’appello improcedibile, ponendo di fatto fine al processo di secondo grado. La decisione non entra nel merito della controversia, ma si ferma a una valutazione puramente processuale: l’inattività delle parti ha impedito alla causa di procedere verso una decisione di merito.

Le Motivazioni: Il Rigore delle Norme Processuali

La base giuridica della decisione risiede nell’articolo 348, terzo comma, del codice di procedura civile. Questa norma, nella sua formulazione applicabile ratione temporis, sanziona con l’improcedibilità l’inerzia dell’appellante. Se l’appellante non si presenta all’udienza o, come in questo caso di trattazione scritta, non compie l’atto equipollente (il deposito delle note), il giudice deve dichiarare l’appello improcedibile. La Corte ha ritenuto che la duplice omissione da parte dell’appellante costituisse una prova palese della sua volontà di non coltivare più l’impugnazione. La scelta di non depositare le note è stata equiparata a una mancata comparizione in udienza, attivando la sanzione processuale prevista dalla legge. Questo rigore è coerente con lo spirito della Riforma Cartabia, che punta a una maggiore efficienza e celerità del processo, anche sanzionando le condotte dilatorie o negligenti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Avvocati e Assistiti

Il provvedimento della Corte d’Appello di Firenze è un monito fondamentale per tutti gli operatori del diritto. Dimostra che gli adempimenti richiesti nella fase di trattazione scritta non sono facoltativi. Il mancato deposito delle note scritte non è una semplice dimenticanza, ma un atto che può avere conseguenze fatali per l’esito del giudizio. Per l’appellante, significa la perdita definitiva della possibilità di far valere le proprie ragioni in secondo grado. Per gli avvocati, sottolinea l’importanza di una gestione scrupolosa delle scadenze processuali telematiche, la cui violazione può vanificare l’intero lavoro difensivo e compromettere irreparabilmente i diritti del proprio assistito.

Cosa succede se l’appellante non deposita le note scritte richieste per la trattazione scritta?
L’appello viene dichiarato improcedibile, poiché il mancato deposito è equiparato alla mancata comparizione in udienza, specialmente se tale omissione è reiterata.

Perché il mancato deposito delle note rende l’appello improcedibile?
Secondo l’art. 348 del codice di procedura civile, l’inerzia dell’appellante nel compiere gli atti necessari per la prosecuzione del giudizio, come il deposito delle note, viene interpretata come una mancanza di interesse a portare avanti l’impugnazione, determinandone la chiusura.

La decisione di improcedibilità viene presa anche se entrambe le parti non depositano le note?
Sì, ma la condotta decisiva è quella dell’appellante. L’ordinanza si basa specificamente sulla mancanza dell’appellante, che aveva già causato un precedente rinvio per la stessa ragione, portando la Corte a dichiarare l’appello improcedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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