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Appalto fittizio: condanna per eterodirezione

Il Tribunale di Brescia ha confermato le sanzioni amministrative a un’azienda per appalto fittizio. La sentenza ha stabilito che l’impresa esercitava un controllo diretto (eterodirezione) sui lavoratori di due cooperative, fornendo mezzi e direttive, configurando così una somministrazione illecita di manodopera anziché un genuino contratto di appalto di servizi. La decisione si è basata sulle testimonianze che hanno provato la mancanza di autonomia organizzativa e di rischio d’impresa da parte delle cooperative.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Appalto Fittizio: Quando il Committente Dirige i Lavoratori Esterni

Un’azienda che si avvale di lavoratori forniti da cooperative esterne tramite un contratto di appalto di servizi deve assicurarsi che tale rapporto sia genuino e non si trasformi in un appalto fittizio. Una recente sentenza del Tribunale di Brescia ha chiarito i contorni di questa distinzione, confermando pesanti sanzioni a carico di un’impresa committente che esercitava un controllo diretto sui dipendenti delle cooperative appaltatrici. Analizziamo insieme i fatti, le motivazioni e le conclusioni di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore della logistica si opponeva a un’ordinanza di ingiunzione che le imponeva il pagamento di sanzioni per quasi 100.000 euro. Le violazioni contestate dall’Ispettorato del Lavoro riguardavano principalmente la somministrazione illecita di manodopera, mascherata da contratti di appalto con due diverse società cooperative. Secondo l’organo di vigilanza, l’azienda committente aveva utilizzato i lavoratori delle cooperative per le proprie attività di carico, scarico e stoccaggio merci, senza che le cooperative stesse avessero una reale autonomia organizzativa o si assumessero un effettivo rischio d’impresa.

La società ricorrente sosteneva, al contrario, la genuinità dei contratti, affermando che le cooperative organizzavano in piena autonomia il proprio personale e i servizi, limitandosi a eseguire le prestazioni pattuite. L’Ispettorato, costituitosi in giudizio, ribadiva che l’istruttoria e le prove testimoniali dimostravano inequivocabilmente che i dipendenti delle cooperative erano coordinati, gestiti e diretti direttamente dal personale della committente.

Appalto Fittizio: la Decisione del Tribunale

Il Tribunale ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando la legittimità delle sanzioni. L’analisi delle prove testimoniali è stata decisiva. È emerso chiaramente che i lavoratori delle cooperative ricevevano direttive quotidiane non dai loro datori di lavoro formali (le cooperative), ma direttamente da un responsabile di magazzino e dal legale rappresentante della società committente.

Inoltre, è stato provato che i mezzi essenziali per lo svolgimento del lavoro (furgoni, muletti, transpallet) erano di esclusiva proprietà della committente. Questo, unito alla gestione unitaria dei turni di lavoro per tutti i dipendenti presenti nel sito (indipendentemente dalla loro formale appartenenza), ha convinto il giudice della sussistenza di un’interposizione fittizia di manodopera.

Le Motivazioni della Sentenza

La sentenza si fonda sulla distinzione cruciale tra appalto lecito e somministrazione di manodopera, come disciplinato dall’art. 29 del D.Lgs. 276/2003. Un appalto è genuino solo se l’appaltatore:
1. Organizza i mezzi necessari: L’appaltatore deve disporre di una propria struttura imprenditoriale e dei mezzi per eseguire il servizio.
2. Esercita il potere direttivo: L’appaltatore deve gestire e dirigere i propri dipendenti.
3. Si assume il rischio d’impresa: L’appaltatore è responsabile del risultato e si accolla i rischi economici legati all’esecuzione del contratto.

Nel caso di specie, il Tribunale ha riscontrato la totale assenza di questi elementi in capo alle cooperative. Il potere direttivo era esercitato in via esclusiva dalla committente, che impartiva ordini, stabiliva i compiti e le modalità di esecuzione. Questo fenomeno, noto come eterodirezione, è l’elemento chiave che trasforma un appalto in una somministrazione di lavoro.

Il giudice ha ritenuto che la proprietà dei mezzi e delle attrezzature in capo alla committente e l’assenza di un’effettiva struttura organizzativa delle cooperative fossero elementi che dimostravano un appalto fittizio. Le cooperative si limitavano a una mera gestione amministrativa del personale (buste paga, assunzioni), senza svolgere alcuna reale attività imprenditoriale. Citando la giurisprudenza della Corte di Cassazione (Cass. n. 18455/2023), il Tribunale ha ribadito che in questi casi si configura una presunzione di interposizione illecita, poiché l’apporto dell’appaltatore è marginale e si riduce alla sola fornitura di personale.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: per evitare di incorrere in un appalto fittizio, non è sufficiente la stipula di un contratto formalmente corretto. È necessario che, nella pratica quotidiana, l’appaltatore mantenga una completa autonomia organizzativa e gestionale sui propri dipendenti. Il committente deve limitarsi a fornire indicazioni sul risultato da raggiungere, senza interferire nella gestione del personale dell’appaltatore. La presenza di eterodirezione, l’uso prevalente di mezzi del committente e l’assenza di un rischio d’impresa in capo all’appaltatore sono campanelli d’allarme che possono portare a pesanti sanzioni e alla riqualificazione del rapporto di lavoro.

Quando un contratto di appalto di servizi viene considerato un appalto fittizio?
Un contratto di appalto è considerato fittizio quando maschera una somministrazione illecita di manodopera. Ciò accade quando l’appaltatore non ha una propria organizzazione di mezzi, non assume un rischio d’impresa e, soprattutto, quando il committente esercita il potere direttivo (eterodirezione) sui lavoratori dell’appaltatore, gestendoli come se fossero propri dipendenti.

Quali sono gli elementi che dimostrano il controllo diretto (eterodirezione) del committente?
Gli elementi emersi dalla sentenza includono: impartire indicazioni quotidiane sul lavoro da svolgere, definire i compiti specifici, individuare le merci da movimentare, stabilire unitariamente i turni di servizio per tutti i lavoratori presenti nel sito (sia propri dipendenti che dipendenti delle cooperative) e fornire le direttive attraverso propri dipendenti e rappresentanti legali.

L’utilizzo di attrezzature del committente da parte dei lavoratori dell’appaltatore è un indizio di appalto fittizio?
Sì, la sentenza conferma che quando i mezzi utilizzati per lo svolgimento dell’appalto (come furgoni, muletti, transpallet) sono di proprietà della committente e non dell’appaltatore, questo costituisce un forte indizio di interposizione fittizia. Dimostra, infatti, la mancanza di una reale organizzazione imprenditoriale autonoma da parte dell’appaltatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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