LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

APE sociale: ok con lavori brevi dopo licenziamento

Un lavoratore, licenziato collettivamente e poi rioccupato con contratti a termine inferiori a sei mesi, si vede negare l’APE sociale dall’ente previdenziale. La Corte di Cassazione conferma il suo diritto, stabilendo che i lavori brevi non interrompono lo stato di disoccupazione originario, che resta il presupposto valido per accedere alla prestazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

APE Sociale e Lavori Brevi: La Cassazione Fa Chiarezza

L’accesso all’APE sociale rappresenta un fondamentale strumento di sostegno per i lavoratori che si avvicinano all’età pensionabile dopo aver perso il lavoro. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale: essere rioccupati con contratti a tempo determinato di breve durata non preclude il diritto a questa prestazione, se lo stato di disoccupazione originario deriva da una delle cause previste dalla legge, come un licenziamento collettivo. Questa decisione consolida un principio di tutela a favore di chi, pur in difficoltà, si attiva per trovare nuove opportunità lavorative.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguarda un lavoratore che, dopo aver perso il proprio impiego a seguito di un licenziamento collettivo nel 2013, aveva svolto alcuni lavori a tempo determinato di durata inferiore a sei mesi. Al momento della presentazione della domanda per l’APE sociale nel 2017, l’ente previdenziale gliela negava. Secondo l’istituto, il suo stato di disoccupazione non derivava più dal licenziamento collettivo iniziale, ma dalla scadenza naturale dell’ultimo contratto a termine, una causa non prevista dalla normativa per l’accesso al beneficio. Il lavoratore, ritenendo di possedere tutti i requisiti (disoccupato da oltre tre mesi, anzianità contributiva sufficiente e assenza di altre pensioni), impugnava la decisione, ottenendo ragione in Corte d’Appello. L’ente previdenziale ricorreva quindi in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello e il diritto del lavoratore a percepire l’APE sociale. I giudici hanno stabilito che l’interpretazione restrittiva dell’istituto era errata e contraria alla finalità della norma. Il punto centrale, secondo la Corte, non è la causa di cessazione dell’ultimo, breve rapporto di lavoro, ma la causa che ha generato lo stato di disoccupazione originario e persistente.

Le Motivazioni della Sentenza sull’APE sociale

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un’analisi logica e sistematica della disciplina sull’APE sociale (Legge n. 232/2016). Ecco i punti cardine del ragionamento:

1. L’Origine dello Stato di Disoccupazione: Il requisito fondamentale per l’accesso all’APE sociale è che lo stato di disoccupazione sia conseguenza di eventi specifici come licenziamento (anche collettivo), dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale. I successivi rapporti di lavoro di durata inferiore a sei mesi non cancellano questa origine, ma determinano solo una sospensione dello stato di disoccupazione, in linea con la normativa generale (D.Lgs. 150/2015).

2. Irrilevanza dell’Ultima Causa di Cessazione: La Corte ha affermato che focalizzarsi sulla cessazione dell’ultimo contratto a termine è un errore. Il legislatore ha inteso proteggere chi ha perso il lavoro per cause involontarie qualificate. Penalizzare chi si riattiva con lavori precari sarebbe un controsenso rispetto alla finalità di sostegno della misura.

3. Nessun Legame Necessario con la NASpI: Viene chiarito che l’aver percepito l’indennità di disoccupazione (NASpI) non è una condizione per ottenere l’APE sociale. Anzi, le due prestazioni sono incompatibili se percepite contemporaneamente. Il diritto all’APE sociale sussiste anche per chi, pur essendo disoccupato, non ha avuto accesso alla NASpI. Ciò che conta è lo stato di bisogno del lavoratore in prossimità della pensione.

4. Finalità della Norma: L’APE sociale è concepita come un “ponte” tra la fine della prestazione di disoccupazione e il raggiungimento dell’età pensionabile. La sua funzione è ovviare a uno stato di bisogno. Escludere un lavoratore solo perché ha accettato un lavoro temporaneo sarebbe contrario a questa ratio, disincentivando la ricerca attiva di un impiego.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta una vittoria per la tutela dei lavoratori. La Corte di Cassazione, consolidando un orientamento giurisprudenziale favorevole, ha stabilito un principio di equità e ragionevolezza: accettare un lavoro breve e precario non deve trasformarsi in una trappola che esclude da importanti misure di sostegno al reddito. Per i lavoratori che si trovano in una situazione simile, questa decisione offre maggiore certezza giuridica, confermando che il requisito per l’APE sociale va valutato guardando alla sostanza della loro storia lavorativa e alla causa originaria della perdita del lavoro stabile, e non alla formalità dell’ultima, breve esperienza lavorativa.

Un lavoro a termine inferiore a sei mesi fa perdere il diritto all’APE sociale?
No. Secondo la sentenza, un’occupazione temporanea di durata inferiore a sei mesi non fa venir meno lo stato di disoccupazione originato da una causa valida (come un licenziamento collettivo) e quindi non preclude l’accesso all’APE sociale; ne determina solo la sospensione.

Per accedere all’APE sociale, lo stato di disoccupazione deve derivare dall’ultimo rapporto di lavoro?
No. La Corte ha chiarito che i requisiti vanno riferiti al rapporto di lavoro a tempo indeterminato (o determinato di lunga durata) la cui cessazione ha originato lo stato di disoccupazione, anche se questo è stato seguito da brevi periodi di rioccupazione.

È necessario aver percepito l’indennità di disoccupazione (NASpI) per poter richiedere l’APE sociale?
No, non è un requisito necessario. La sentenza specifica che l’APE sociale è incompatibile con la percezione in corso di trattamenti di disoccupazione e che il diritto sussiste anche per chi non ha potuto beneficiare di tali indennità. Il presupposto è lo stato di bisogno derivante dalla disoccupazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati