LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ape Sociale e cumulo: calcolo con sistema retributivo

La Corte di Cassazione ha stabilito che per il calcolo dell’Ape Sociale in caso di contributi versati in più gestioni, si applicano le stesse regole previste per la pensione. Se il cumulo dei contributi dà diritto al calcolo della pensione con il sistema retributivo, anche l’indennità Ape Sociale deve essere calcolata con lo stesso, più favorevole, sistema. La Corte ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale che sosteneva l’applicazione di un calcolo pro-quota basato su una fonte normativa secondaria, ribadendo la prevalenza della legge primaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Ape Sociale e Cumulo Contributivo: La Cassazione Conferma il Calcolo Retributivo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un punto cruciale per molti lavoratori: il calcolo dell’Ape Sociale per chi ha versato contributi in diverse gestioni previdenziali. La Suprema Corte ha stabilito che l’importo dell’indennità deve seguire fedelmente le regole di calcolo della pensione teorica maturata al momento della richiesta, anche quando ciò comporta l’applicazione del più vantaggioso sistema retributivo.

I Fatti di Causa: Il Lavoratore con Contribuzione Mista

Il caso riguardava un lavoratore che aveva versato contributi sia nella gestione speciale degli artigiani sia nel fondo per i lavoratori dipendenti. Pur non avendo maturato 18 anni di anzianità in nessuna delle singole gestioni al 31 dicembre 1995, la somma dei due periodi superava tale soglia. Grazie all’istituto del cumulo contributivo, ha potuto accedere all’Ape Sociale.

Inizialmente, l’ente previdenziale ha calcolato l’indennità basandosi su una pensione interamente calcolata con il sistema retributivo. Successivamente, però, ha ricalcolato l’importo con un sistema misto, meno favorevole, chiedendo al lavoratore la restituzione delle somme percepite in eccedenza. Il lavoratore si è opposto, dando inizio al contenzioso.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Firenze, in riforma della decisione di primo grado, aveva dato ragione al lavoratore. I giudici hanno affermato che la normativa sull’Ape Sociale è chiara: l’importo dell’indennità deve essere parametrato alla “rata mensile della pensione calcolata al momento di accesso alla prestazione”. Poiché, tramite il cumulo, la pensione teorica andava calcolata interamente con il sistema retributivo, lo stesso criterio doveva applicarsi all’indennità.

Il Calcolo dell’Ape Sociale: il Ricorso dell’Ente Previdenziale

L’ente previdenziale ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che, in caso di contribuzione mista, il calcolo dell’Ape Sociale dovesse seguire un criterio “pro quota”, basato su un regolamento attuativo (d.P.C.M. n. 88 del 2017). Secondo questa tesi, ciascuna gestione avrebbe dovuto calcolare la propria quota di pensione, portando a un risultato diverso e meno vantaggioso per l’assicurato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente, confermando la sentenza d’appello. Le motivazioni si fondano su un principio gerarchico delle fonti del diritto e sulla chiara interpretazione della legge istitutiva dell’Ape Sociale.

I giudici hanno sottolineato che la norma primaria (art. 1, comma 181, della legge n. 232 del 2016) stabilisce in modo inequivocabile che l’indennità è “pari all’importo della rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione”. Questa disposizione fissa una precisa corrispondenza tra il rateo pensionistico teorico e la misura dell’indennità.

Il regolamento attuativo (DPCM) citato dall’ente, essendo una fonte secondaria, non può derogare o modificare quanto stabilito dalla legge. La Corte ha chiarito che il regime di cumulo è stato correttamente applicato nel caso specifico per determinare il rateo pensionistico e, di conseguenza, il calcolo dell’Ape Sociale deve seguire lo stesso identico regime. Non vi è spazio per l’applicazione di criteri diversi o penalizzanti basati su norme secondarie.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche:

1. Certezza del Diritto: Viene riaffermato che il calcolo dell’Ape Sociale non è discrezionale, ma deve seguire pedissequamente le regole di calcolo della pensione che spetterebbe al lavoratore in quel momento.
2. Tutela per i Lavoratori: I lavoratori con carriere miste che, grazie al cumulo, raggiungono i requisiti per il calcolo retributivo della pensione, vedono questo diritto esteso anche all’indennità di Ape Sociale.
3. Prevalenza della Legge: La Corte ribadisce che le norme primarie non possono essere contraddette da regolamenti attuativi, garantendo che i diritti riconosciuti dal Legislatore non vengano erosi in via amministrativa.

Come si calcola l’importo dell’Ape Sociale per un lavoratore con contributi in più gestioni?
L’importo è pari alla rata mensile della pensione che sarebbe calcolata al momento della richiesta. Se per calcolare tale pensione si applica il cumulo contributivo, l’Ape Sociale deve essere determinata secondo le medesime regole.

Se il cumulo dei contributi dà diritto al sistema retributivo, questo si applica anche all’Ape Sociale?
Sì. La sentenza chiarisce che se l’aggregazione dei contributi versati in diverse gestioni consente di calcolare la pensione interamente con il sistema retributivo, anche l’indennità di Ape Sociale deve essere calcolata con lo stesso, più vantaggioso, sistema.

Un regolamento ministeriale (DPCM) può modificare i criteri di calcolo dell’Ape Sociale stabiliti dalla legge?
No. La Corte di Cassazione ha affermato che la legge primaria (legge n. 232/2016) definisce chiaramente i criteri di calcolo. Una fonte secondaria, come un DPCM, non può introdurre regole diverse o in conflitto con essa, né può limitare i diritti già stabiliti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati