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Anzianità pre-ruolo: Sì al riconoscimento per i somministrati

Una lavoratrice impiegata per anni presso un’agenzia pubblica tramite contratti di somministrazione ha ottenuto il riconoscimento della sua anzianità pre-ruolo. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base al principio di non discriminazione, il servizio prestato deve essere pienamente valorizzato ai fini sia economici che di progressione di carriera, anche se il rapporto di lavoro non può essere convertito in un contratto a tempo indeterminato con la Pubblica Amministrazione.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Anzianità Pre-Ruolo: La Cassazione Apre alla Piena Valorizzazione del Lavoro Somministrato nel Pubblico

Il riconoscimento dell’anzianità pre-ruolo per i lavoratori somministrati nel settore pubblico rappresenta un tema di cruciale importanza, al centro di un complesso dibattito giuridico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, affermando il diritto alla piena valorizzazione del servizio prestato, anche in assenza di una conversione del rapporto di lavoro. Questa decisione segna un passo avanti significativo per la tutela dei diritti dei lavoratori precari nella Pubblica Amministrazione.

Il Contesto: Anni di Lavoro Precario e la Ricerca di un Riconoscimento

Il caso esaminato riguarda una lavoratrice che aveva prestato servizio per un’Agenzia regionale per la protezione ambientale dal 2004 al 2010. Il rapporto di lavoro era formalmente gestito tramite una serie di contratti di somministrazione a tempo determinato con un’agenzia per il lavoro. Successivamente, nel 2010, la lavoratrice veniva assunta a tempo indeterminato dalla stessa Agenzia pubblica a seguito del superamento di un concorso.

La lavoratrice ha quindi agito in giudizio per ottenere il riconoscimento del periodo di lavoro svolto dal 2004, chiedendo che venisse considerato come un unico rapporto di lavoro subordinato. L’obiettivo era la declaratoria di illegittimità dei contratti di somministrazione e, di conseguenza, la valorizzazione di tale periodo ai fini della progressione di carriera e delle differenze retributive maturate.

Le Decisioni dei Giudici di Merito: Un Riconoscimento a Metà

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano parzialmente accolto le richieste della lavoratrice. I giudici avevano riconosciuto l’illegittimità dei contratti precedenti all’assunzione, condannando l’Agenzia pubblica al pagamento delle differenze retributive sulla base dell’art. 2126 c.c. (che regola gli effetti del lavoro prestato in esecuzione di un contratto nullo). Tuttavia, avevano negato la possibilità di convertire il rapporto in un impiego pubblico a tempo indeterminato e di riconoscere l’anzianità pre-ruolo ai fini giuridici e di carriera, limitandone gli effetti al solo aspetto economico.

L’Intervento della Cassazione e il Principio di non Discriminazione sull’Anzianità Pre-Ruolo

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con ricorsi da entrambe le parti. La lavoratrice lamentava il mancato riconoscimento dell’anzianità ai fini della carriera, mentre l’ente pubblico contestava l’applicabilità delle norme sui contratti a termine alla somministrazione e l’illegittimità del riconoscimento economico.

La Reiezione del Ricorso dell’Ente Pubblico

La Corte ha innanzitutto respinto il ricorso dell’ente pubblico. Ha ribadito un orientamento consolidato secondo cui, nel lavoro pubblico, l’utilizzo illegittimo della somministrazione non porta alla conversione del rapporto, ma determina una “sostituzione soggettiva”. In pratica, la pubblica amministrazione utilizzatrice subentra nel rapporto di lavoro. Questo comporta l’applicazione dell’art. 2126 c.c., che garantisce al lavoratore il trattamento economico che gli sarebbe spettato, inclusi gli scatti di anzianità automatici previsti per i dipendenti di ruolo.

L’Accoglimento del Ricorso della Lavoratrice

Il punto cruciale della decisione risiede nell’accoglimento del ricorso principale della lavoratrice. La Cassazione, richiamando la direttiva 99/70/CE e la giurisprudenza europea, ha affermato che il principio di parità di trattamento e non discriminazione deve trovare piena applicazione. Non esiste alcuna ragione valida per escludere i dipendenti pubblici temporanei, inclusi i somministrati, dal beneficio del riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata, sia ai fini economici che giuridici (progressione di carriera).

Le Motivazioni in Diritto

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione sul principio di non discriminazione sancito dalla clausola 4 dell’accordo quadro allegato alla direttiva 99/70/CE. Sebbene nel pubblico impiego viga il divieto di conversione dei contratti a termine illegittimi in rapporti a tempo indeterminato (art. 36 D.Lgs. 165/2001), ciò non può giustificare una disparità di trattamento per quanto riguarda le condizioni di impiego, come l’anzianità pre-ruolo. La Corte ha chiarito che il riconoscimento dell’anzianità di servizio per la progressione economica e di carriera è un diritto che spetta al lavoratore somministrato al pari del dipendente pubblico di ruolo, implicando l’attribuzione del corretto livello di inquadramento e del relativo trattamento economico.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un importante principio a tutela dei lavoratori somministrati nel settore pubblico. La decisione chiarisce che l’impossibilità di trasformare il rapporto in uno di ruolo non può tradursi in una penalizzazione per il lavoratore. Il servizio prestato, seppur in regime di precariato, deve essere pienamente riconosciuto ai fini della carriera e della retribuzione. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa ad altra sezione della Corte d’Appello di Roma, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio, disponendo il pieno riconoscimento, sia economico che giuridico, dell’anzianità maturata dalla lavoratrice.

Un lavoratore somministrato nel settore pubblico ha diritto al riconoscimento dell’anzianità pre-ruolo?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base al principio di non discriminazione e parità di trattamento derivante dal diritto dell’Unione Europea, il servizio prestato deve essere riconosciuto sia ai fini economici (retribuzione, scatti) sia ai fini giuridici (progressione di carriera e inquadramento).

Se un contratto di somministrazione con la Pubblica Amministrazione è illegittimo, si ha diritto alla conversione in un posto a tempo indeterminato?
No. Nel settore pubblico vige il principio secondo cui l’accesso avviene tramite concorso. Pertanto, l’utilizzo illegittimo di contratti di somministrazione non comporta la conversione del rapporto di lavoro in uno a tempo indeterminato, ma dà diritto al risarcimento del danno e al riconoscimento del trattamento economico e normativo che sarebbe spettato a un dipendente di ruolo.

Quali sono gli effetti economici del riconoscimento dell’anzianità per un lavoratore somministrato?
Il riconoscimento dell’anzianità comporta il diritto a ricevere lo stesso trattamento economico di un lavoratore comparabile assunto a tempo indeterminato. Questo include non solo la retribuzione base, ma anche gli scatti di anzianità e ogni altro elemento retributivo legato al servizio prestato, come se il rapporto fosse stato costituito sin dall’inizio con l’ente pubblico utilizzatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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