LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Anzianità di servizio: vale il contratto a termine?

La Corte d’Appello ha stabilito che l’anzianità di servizio maturata durante un contratto a termine deve essere pienamente riconosciuta ai fini di una progressione di carriera, anche se il rapporto a termine si è concluso prima dell’entrata in vigore della Direttiva 99/70/CE. La mancata valutazione di tale periodo costituisce una discriminazione illegittima.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 aprile 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Anzianità di Servizio: Il Contratto a Termine Conta per la Carriera?

Una delle domande più frequenti per chi ha avuto esperienze lavorative precarie è se il periodo trascorso con contratti a termine possa essere valorizzato una volta ottenuto un impiego stabile. La corretta valutazione dell’anzianità di servizio è cruciale, poiché da essa dipendono progressioni di carriera e aumenti retributivi. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Firenze ha fornito un chiarimento fondamentale, affermando il diritto al pieno riconoscimento del lavoro a termine, anche se svolto molti anni prima.

I Fatti del Caso: Una Carriera Rallentata

Una dipendente di un ente previdenziale pubblico, assunta a tempo indeterminato nel 1998, aveva precedentemente lavorato per lo stesso ente con un contratto a tempo determinato di quasi un anno per sostituire una collega in maternità. Nel 2022, partecipa a una procedura selettiva per una progressione economica. L’amministrazione, nel calcolare i punteggi, decide di non considerare il periodo di lavoro svolto con il contratto a termine. Di conseguenza, la lavoratrice si classifica in una posizione non utile per ottenere la progressione, pur risultando idonea. Se l’ente avesse conteggiato anche quell’anno di lavoro, la lavoratrice sarebbe rientrata tra i vincitori. Di fronte al diniego, la dipendente si è rivolta al Tribunale, che in prima istanza ha respinto la sua domanda, per poi appellare la decisione.

La Decisione della Corte: Pieno Riconoscimento dell’Anzianità di Servizio

La Corte d’Appello di Firenze ha completamente ribaltato la decisione di primo grado, accogliendo l’appello della lavoratrice. I giudici hanno dichiarato il suo diritto a vedersi riconosciuta l’anzianità di servizio maturata con il contratto a termine ai fini della selezione. Per effetto di questa decisione, la Corte ha riconosciuto il suo diritto alla progressione economica con decorrenza retroattiva e ha condannato l’ente previdenziale a corrisponderle le differenze retributive maturate e a pagare le spese legali di entrambi i gradi di giudizio.

Le Motivazioni: Perché l’Anzianità di Servizio Pregressa è Valida

La Corte ha basato la sua decisione su principi consolidati del diritto europeo e nazionale, offrendo una motivazione chiara e strutturata.

Il Principio di Non Discriminazione della Direttiva Europea

Il fulcro della decisione è la clausola 4 della Direttiva 1999/70/CE, che vieta di trattare i lavoratori a tempo determinato in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto a termine, a meno che non sussistano “ragioni oggettive”. La Corte ha sottolineato che negare il valore dell’anzianità di servizio maturata in un rapporto a termine è una palese violazione di questo principio.

L’Applicabilità della Direttiva ai Rapporti Passati

L’argomento del primo giudice, secondo cui la direttiva non fosse applicabile perché il contratto a termine si era concluso prima della sua entrata in vigore, è stato respinto. La Corte d’Appello, aderendo a un orientamento consolidato della Cassazione e della Corte di Giustizia Europea, ha chiarito che il diritto dell’Unione si applica agli “effetti futuri” di situazioni sorte in passato. In questo caso, la procedura selettiva del 2022 era un “effetto futuro” su cui il mancato riconoscimento del contratto del 1998 produceva una discriminazione attuale.

L’Insufficienza delle “Ragioni Oggettive” dell’Ente

L’ente previdenziale aveva tentato di giustificare la disparità di trattamento sostenendo che l’assunzione a termine era avvenuta senza una vera e propria selezione, ma solo per “tamponare” un’esigenza temporanea. La Corte ha ritenuto questa giustificazione irrilevante. Citando la giurisprudenza europea, ha stabilito che né le diverse modalità di assunzione né la finalità temporanea del contratto costituiscono “ragioni oggettive” valide. L’unico fattore che potrebbe giustificare un trattamento diverso è la natura e la complessità delle mansioni svolte, che in questo caso erano pacificamente identiche a quelle dei colleghi a tempo indeterminato.

Conclusioni: Cosa Significa Questa Sentenza per i Lavoratori

Questa sentenza rafforza un principio di giustizia fondamentale: il lavoro è lavoro, indipendentemente dalla forma contrattuale. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Valorizzazione del Lavoro Pregresso: I lavoratori del settore pubblico (e privato) possono legittimamente chiedere che tutta l’anzianità di servizio, inclusa quella maturata con contratti a termine, venga considerata nelle selezioni interne, nelle progressioni di carriera e nel calcolo degli scatti di anzianità.
2. Irrilevanza del Momento Storico: Il fatto che un contratto a termine si sia svolto prima dell’attuazione della normativa europea non impedisce di invocarne la tutela oggi, se gli effetti discriminatori si manifestano in eventi attuali.
3. Onere della Prova sul Datore di Lavoro: Spetta al datore di lavoro dimostrare l’esistenza di “ragioni oggettive” concrete e precise (come mansioni diverse e più complesse) per giustificare un trattamento differenziato, non potendo basarsi su motivazioni generiche o sulla diversa modalità di assunzione.

L’anzianità di servizio maturata con un contratto a termine vale per una successiva progressione di carriera?
Sì. La sentenza afferma chiaramente che l’anzianità maturata durante un rapporto a termine deve essere riconosciuta e valutata nelle procedure selettive per la progressione economica, al pari di quella maturata con un contratto a tempo indeterminato.

La Direttiva europea sul lavoro a termine (99/70/CE) si applica anche se il contratto si è concluso prima della sua entrata in vigore?
Sì. La Corte ha stabilito che il principio di non discriminazione si applica agli effetti futuri di situazioni sorte in passato. Pertanto, anche se il contratto a termine è anteriore alla direttiva, la sua tutela si applica a una procedura di selezione successiva, in quanto costituisce un effetto attuale di quella situazione pregressa.

Un datore di lavoro può negare il riconoscimento dell’anzianità sostenendo che le modalità di assunzione erano diverse tra lavoratori a termine e a tempo indeterminato?
No. La Corte ha ritenuto che le diverse modalità di reclutamento non costituiscono una “ragione oggettiva” valida per giustificare una disparità di trattamento. L’unico elemento rilevante per una potenziale differenziazione sarebbe la natura e la complessità delle mansioni svolte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati