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Anzianità di servizio precari: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito il pieno diritto al riconoscimento dell’anzianità di servizio per i precari della Pubblica Amministrazione che vengono stabilizzati. In un caso riguardante un ente per l’aviazione civile, i giudici hanno respinto il ricorso dell’ente, confermando che negare il computo del servizio pre-ruolo ai fini della carriera e della retribuzione costituisce una discriminazione vietata dal diritto dell’Unione Europea. La sentenza sottolinea che la normativa interna deve essere interpretata in conformità con i principi comunitari, garantendo parità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Anzianità di Servizio Precari: la Cassazione Riconosce il Servizio Pre-Ruolo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha messo un punto fermo su una questione di grande rilevanza per migliaia di lavoratori pubblici: il riconoscimento dell’anzianità di servizio per i precari una volta assunti a tempo indeterminato. Questa decisione chiarisce che il periodo lavorativo svolto con contratti a termine deve essere pienamente conteggiato ai fini della carriera e della retribuzione, in linea con i principi del diritto dell’Unione Europea.

Il Caso: Dalla Precarietà alla Stabilizzazione

Il caso esaminato riguardava un ingegnere aeronautico impiegato presso un importante ente nazionale con un contratto a tempo determinato. Successivamente, grazie a una procedura di stabilizzazione, il lavoratore veniva assunto a tempo indeterminato dallo stesso ente.
Al momento dell’assunzione definitiva, l’ente si rifiutava di riconoscere l’anzianità di servizio maturata durante il periodo di precariato. Di conseguenza, il lavoratore veniva inquadrato al livello economico iniziale, senza considerare l’esperienza pregressa, con evidenti ripercussioni sulla sua retribuzione e sulle sue prospettive di carriera. Sentendosi discriminato, il lavoratore si rivolgeva al Tribunale per ottenere il giusto riconoscimento.

La Decisione nei Primi Gradi di Giudizio

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, dava ragione al lavoratore. I giudici di secondo grado sostenevano che la normativa nazionale sulla stabilizzazione dovesse essere interpretata in conformità con il diritto dell’Unione Europea, in particolare con il principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato. Pertanto, la Corte riconosceva il diritto del dipendente a vedersi computata tutta l’anzianità di servizio maturata, con le relative conseguenze economiche e di inquadramento.

Il Ricorso dell’Ente e la Questione sull’Anzianità di Servizio dei Precari

L’ente pubblico, non accettando la decisione, presentava ricorso in Cassazione. La sua tesi si basava su un’interpretazione restrittiva della normativa, sostenendo che l’assunzione a tempo indeterminato tramite stabilizzazione costituisse un rapporto di lavoro completamente nuovo, privo di continuità con il precedente. Secondo questa visione, il periodo di precariato non dovrebbe avere alcuna rilevanza ai fini dell’anzianità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente il ricorso dell’ente, definendolo infondato. I giudici hanno ribadito che la questione deve essere risolta alla luce degli orientamenti consolidati della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Il principio fondamentale è quello della non discriminazione: non è ammissibile una differenza di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato per quanto riguarda le condizioni di impiego, a meno che non sussistano ragioni oggettive. La Suprema Corte ha chiarito che una norma generale e astratta, sia essa una legge nazionale o un contratto collettivo, non costituisce di per sé una ragione oggettiva sufficiente a giustificare una tale disparità.
Negare il riconoscimento dell’anzianità di servizio ai precari stabilizzati significa trattarli in modo ingiustificatamente deteriore rispetto ai colleghi assunti da sempre a tempo indeterminato, violando così un principio cardine del diritto sociale europeo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ha conseguenze pratiche di notevole importanza. Innanzitutto, consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole ai lavoratori precari della Pubblica Amministrazione. Chi viene stabilizzato ha il diritto di vedersi riconosciuto integralmente il servizio prestato con contratti a termine, sia ai fini giuridici che economici. Ciò significa che l’anzianità pregressa deve essere considerata per la progressione di carriera, gli scatti stipendiali e l’inquadramento contrattuale. La decisione riafferma la supremazia del diritto europeo e del principio di non discriminazione, ponendo un argine a interpretazioni della normativa nazionale che potrebbero penalizzare i lavoratori.

Un lavoratore pubblico stabilizzato ha diritto al riconoscimento dell’anzianità maturata durante il periodo di precariato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il lavoratore ha pieno diritto a vedersi riconosciuta l’anzianità di servizio maturata con contratti a tempo determinato ai fini della carriera e della retribuzione.

La normativa italiana può escludere il computo del servizio pre-ruolo?
No, secondo la Corte, una norma interna (legge o contratto collettivo) che preveda una tale esclusione è in contrasto con il principio di non discriminazione sancito dal diritto dell’Unione Europea e non può essere applicata se non giustificata da ragioni oggettive.

Qual è il ruolo del diritto dell’Unione Europea in questa materia?
Il diritto dell’Unione Europea, in particolare la direttiva 1999/70/CE e la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, è fondamentale. Esso impone di interpretare la legge nazionale in modo da garantire la parità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, impedendo discriminazioni ingiustificate come il mancato riconoscimento dell’anzianità di servizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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