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Anzianità di servizio: no all’ERS per contratti C.F.L.

La Corte di Cassazione ha stabilito che un lavoratore, assunto inizialmente con un contratto di formazione e lavoro e poi stabilizzato, non ha diritto all’Elemento di Riordino del Sistema retributivo (E.R.S.). La Corte ha chiarito che l’E.R.S. non è un emolumento basato sull’anzianità di servizio, ma una voce retributiva creata per riorganizzare e consolidare premi preesistenti per i soli dipendenti già a tempo indeterminato al momento della sua istituzione. Pertanto, l’esclusione non è discriminatoria e la domanda del lavoratore è stata rigettata, ribaltando la precedente decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Anzianità di servizio e C.F.L.: la Cassazione nega l’ERS

Il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata durante un contratto di formazione e lavoro (C.F.L.) ai fini retributivi è un tema complesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale, stabilendo che non tutti gli emolumenti sono automaticamente estesi ai lavoratori ex C.F.L. Il caso riguardava la richiesta di un dipendente di un’azienda di trasporti di ricevere l’Elemento di Riordino del Sistema retributivo (E.R.S.), un compenso previsto da un accordo aziendale. Vediamo come si è sviluppata la vicenda e quali principi ha affermato la Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Un lavoratore, assunto nel giugno 2000 con un contratto di formazione e lavoro di 24 mesi e successivamente trasformato a tempo indeterminato nel giugno 2002, ha citato in giudizio la sua azienda. La sua richiesta era di ottenere il pagamento dell’E.R.S. per il periodo compreso tra luglio 2000 e ottobre 2015, data in cui tale voce retributiva era stata soppressa e assorbita da un’altra.

Inizialmente, il Tribunale aveva respinto la domanda. Tuttavia, la Corte d’Appello di Roma aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del lavoratore. Secondo i giudici d’appello, la legge impone di equiparare il periodo di formazione al lavoro ordinario ai fini dell’anzianità di servizio, rendendo illegittima l’esclusione del lavoratore dal beneficio dell’E.R.S. L’azienda, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso per cassazione.

L’Anzianità di Servizio e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’azienda, ribaltando nuovamente l’esito del giudizio e rigettando in via definitiva la domanda del lavoratore. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione della natura dell’E.R.S. e dei limiti del principio di equiparazione del periodo di formazione.

La Suprema Corte, richiamando un suo consolidato orientamento, ha affermato che le norme che impongono di computare il periodo di formazione nell’anzianità di servizio (D.L. n. 726/1984) non sono assolute. Esse non impediscono alla contrattazione collettiva di creare emolumenti specifici, destinati a risolvere problematiche particolari di una determinata platea di lavoratori, escludendone altri.

La Natura dell’Elemento di Riordino Retributivo (ERS)

L’elemento chiave della decisione è che l’E.R.S. non è un compenso legato direttamente e unicamente all’anzianità di servizio, come ad esempio gli scatti di anzianità. Al contrario, esso è nato da un accordo aziendale con lo scopo di riorganizzare e semplificare il sistema retributivo.

In pratica, l’E.R.S. è stato creato per “confluenza”, ovvero accorpando in un’unica voce una serie di premi, compensi e indennità di origine aziendale che venivano percepiti dai lavoratori già assunti a tempo indeterminato. Il suo obiettivo era razionalizzare la busta paga ed evitare che, con il nuovo sistema, questi lavoratori subissero una perdita economica. Non era, quindi, un nuovo beneficio basato sulla sola anzianità, ma una misura di salvaguardia e riorganizzazione per il personale già in forza con contratto stabile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un principio di legittima differenziazione. Le clausole della contrattazione collettiva che distinguono tra i lavoratori già in servizio a tempo indeterminato e quelli con contratto di formazione non sono discriminatorie quando si inseriscono in una riforma generale degli istituti retributivi. L’esclusione dei lavoratori in formazione dall’E.R.S. è stata ritenuta legittima perché non negava il valore del loro periodo di formazione ai fini dell’anzianità di servizio in generale, ma si limitava a non applicare un emolumento nato con finalità specifiche e destinato a una diversa categoria di dipendenti (quelli già stabilizzati) per proteggere la loro retribuzione pregressa.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza stabilisce un importante principio: il riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata con un contratto di formazione non comporta l’automatica estensione di ogni singolo elemento retributivo previsto dalla contrattazione aziendale. Se un emolumento, come l’E.R.S., ha una chiara finalità riorganizzativa e di consolidamento di voci preesistenti per una specifica platea di lavoratori (in questo caso, i dipendenti a tempo indeterminato già in servizio), la sua esclusione per i lavoratori assunti con C.F.L. è legittima e non costituisce trattamento discriminatorio.

Il periodo di formazione e lavoro vale sempre ai fini dell’anzianità di servizio per ottenere benefici economici?
No, non sempre. Secondo la Corte, sebbene il periodo di formazione sia generalmente computato nell’anzianità di servizio, la contrattazione collettiva può legittimamente escludere i lavoratori in formazione da specifici emolumenti che non sono direttamente legati all’anzianità, ma che hanno scopi riorganizzativi o di salvaguardia per il personale già a tempo indeterminato.

Perché al lavoratore è stato negato l’Elemento di Riordino del Sistema retributivo (E.R.S.)?
L’E.R.S. è stato negato perché non è stato considerato un beneficio basato sull’anzianità di servizio. La sua funzione era quella di consolidare in un’unica voce diverse indennità e premi preesistenti, percepiti solo dai lavoratori già assunti a tempo indeterminato al momento della sua introduzione. La sua finalità era quindi quella di razionalizzare la retribuzione di quel personale, non di creare un nuovo beneficio per tutti.

Qual è il principio stabilito dalla Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte ha stabilito che non viola la legge né costituisce discriminazione una clausola contrattuale che, nel contesto di una riforma retributiva, distingue tra lavoratori con contratto di formazione e personale già in servizio a tempo indeterminato, escludendo i primi da un emolumento nato per consolidare e salvaguardare voci retributive preesistenti dei secondi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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