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Anticipazione TFR: Limiti e Obblighi Contributivi

Un’azienda erogava l’anticipazione TFR mensilmente ai dipendenti. L’INPS ha contestato la pratica, ritenendola retribuzione soggetta a contributi. La Cassazione ha dato ragione all’INPS, stabilendo che un’anticipazione TFR mensile e senza causale snatura l’istituto e deve essere considerata retribuzione imponibile.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

L’Anticipazione TFR Mensile è Retribuzione? La Cassazione Fa Chiarezza

L’anticipazione TFR è un istituto molto importante nel diritto del lavoro, che permette ai dipendenti di accedere a una parte del loro trattamento di fine rapporto prima della cessazione del contratto. Tuttavia, la sua applicazione deve rispettare precise regole. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un’azienda che erogava l’anticipo mensilmente, sollevando una questione cruciale: un accordo del genere è legittimo o trasforma il TFR in una componente della retribuzione, soggetta a contributi?

Il Caso: Un Accordo per l’Anticipo Mensile del TFR

Una società operante nel settore della logistica aveva stipulato accordi individuali con i propri dipendenti per corrispondere loro l’anticipazione TFR direttamente in busta paga, ogni mese. Questa pratica è stata oggetto di un accertamento da parte dell’INPS, che ha contestato l’operato dell’azienda. Secondo l’ente previdenziale, queste somme mensili non potevano essere considerate una legittima anticipazione del TFR, ma dovevano essere qualificate come retribuzione a tutti gli effetti, e come tali assoggettate all’ordinaria obbligazione contributiva.

La Decisione nei Gradi di Merito

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva dato ragione all’azienda. I giudici di secondo grado avevano ritenuto che l’autonomia negoziale delle parti consentisse di pattuire condizioni più favorevoli per il lavoratore rispetto a quelle previste dalla legge, includendo la possibilità di un’erogazione mensile. L’INPS, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Anticipazione TFR

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso dell’INPS. Il punto centrale della motivazione risiede nella natura e nella funzione del TFR, come disciplinato dall’articolo 2120 del Codice Civile.

I Rigidi Paletti dell’Art. 2120 c.c.

La legge definisce un quadro preciso per l’anticipazione TFR. Questa è concepita come un evento eccezionale, legato a specifiche causali (es. spese sanitarie, acquisto prima casa), e sottoposto a condizioni rigorose:

* Può essere richiesta una sola volta nel corso del rapporto di lavoro.
* Il lavoratore deve avere almeno otto anni di anzianità di servizio.
* L’importo massimo anticipabile è del 70% del TFR maturato.
* Esistono tetti massimi annuali per le richieste che l’azienda è tenuta a soddisfare.

L’ultimo comma dell’art. 2120 c.c. permette accordi individuali che stabiliscano “condizioni di maggior favore”. Tuttavia, la Cassazione chiarisce che questa facoltà non può stravolgere la natura stessa dell’istituto. Le condizioni più favorevoli possono riguardare l’ampliamento dei limiti legali (es. un’anticipazione superiore al 70% o per causali diverse), ma non possono trasformare un’erogazione eccezionale e una tantum in una prestazione periodica e continuativa.

La Snaturazione della Funzione del TFR

Corrispondere l’anticipazione TFR mensilmente, senza alcuna causale specifica, snatura completamente la sua funzione previdenziale. Il TFR è, per definizione, una retribuzione differita, accantonata per sostenere il lavoratore al termine della sua carriera. Pagandolo mensilmente, esso perde questa caratteristica e diventa a tutti gli effetti una componente della retribuzione ordinaria, erogata in cambio della prestazione lavorativa mensile.

Di conseguenza, tale somma deve essere inclusa nella base imponibile per il calcolo dei contributi previdenziali.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza della Cassazione stabilisce un principio chiaro e di fondamentale importanza per datori di lavoro e consulenti. Gli accordi individuali sull’anticipazione TFR, pur potendo introdurre deroghe migliorative, non possono alterare la struttura fondamentale dell’istituto.

L’erogazione mensile del TFR in busta paga è una pratica illegittima perché contrasta con il meccanismo di accantonamento legale e trasforma la natura del trattamento di fine rapporto in una componente corrente dello stipendio. Per le aziende, questo comporta il rischio concreto di accertamenti da parte dell’INPS, con la conseguente richiesta di versamento dei contributi omessi su tali somme, oltre a sanzioni e interessi. È quindi essenziale che qualsiasi accordo sull’anticipo del TFR rispetti la sua natura di erogazione eccezionale e motivata, come previsto dalla normativa.

È possibile ricevere un’anticipazione del TFR ogni mese in busta paga?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un’erogazione mensile, continuativa e senza una specifica causale non è una legittima anticipazione TFR, ma va considerata come parte della retribuzione ordinaria e, quindi, soggetta a contribuzione INPS.

Un accordo tra azienda e lavoratore può prevedere condizioni diverse da quelle di legge per l’anticipazione TFR?
Sì, ma solo per introdurre condizioni di maggior favore, come un importo superiore al 70% o causali aggiuntive rispetto a quelle legali. Tali accordi non possono però snaturare la funzione dell’istituto, trasformandolo da erogazione eccezionale a componente fissa mensile della retribuzione.

Qual è la funzione principale del TFR secondo la legge?
Il TFR ha una funzione previdenziale: è una forma di retribuzione differita che viene accantonata nel tempo per essere corrisposta al lavoratore alla fine del rapporto di lavoro, fornendogli un sostegno economico in quella fase di transizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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