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Aggravamento infortunio: nuova causa e revisione

Un lavoratore, vittima di un infortunio nel 1975, ha sviluppato una patologia epatica a causa delle trasfusioni ricevute. La Cassazione ha stabilito che questo aggravamento infortunio non è soggetto al termine di 10 anni, ma va valutato come un nuovo danno (concausa sopravvenuta) ai fini della revisione della rendita, applicando l’art. 80 del T.U. 1124/1965.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Aggravamento Infortunio: Riaperti i Termini per la Revisione della Rendita

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di aggravamento infortunio sul lavoro, stabilendo che i termini per la revisione della rendita possono essere superati quando il peggioramento è causato da un evento sopravvenuto, ma collegato all’incidente originario. Questa decisione apre nuove prospettive per i lavoratori che subiscono conseguenze a lungo termine, come nel caso di una patologia derivante da trasfusioni di sangue.

I Fatti del Caso: Dall’Incidente alla Malattia Epatica

Il caso esaminato riguarda un lavoratore che, nel 1975, subì un infortunio in itinere. A seguito dell’incidente, fu sottoposto a trasfusioni di sangue. Molti anni dopo, nel 2010, gli fu diagnosticata una patologia epatica, ricondotta proprio a quelle trasfusioni. Il lavoratore ha quindi richiesto all’ente previdenziale l’adeguamento della sua rendita, passando da un’invalidità del 30% al 48%, a causa di questo significativo peggioramento delle sue condizioni di salute.

La Decisione dei Giudici di Merito: il Termine Decennale

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la domanda del lavoratore. La loro decisione si basava sull’articolo 83 del Testo Unico sugli infortuni sul lavoro (D.P.R. 1124/1965), che stabilisce un termine massimo di dieci anni dalla data dell’infortunio per richiedere la revisione della rendita per aggravamento. Poiché l’infortunio risaliva al 1975 e la richiesta era stata presentata decenni dopo, i giudici hanno considerato il diritto del lavoratore ormai prescritto.

L’Aggravamento Infortunio e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la prospettiva, accogliendo il ricorso del lavoratore. La Suprema Corte ha operato una distinzione cruciale per i casi di aggravamento infortunio.

La Differenza tra Evoluzione Naturale e Concausa Sopravvenuta

I giudici hanno chiarito che il termine di prescrizione decennale previsto dall’art. 83 si applica solo all’aggravamento che deriva dalla naturale evoluzione dello stato patologico originario. In altre parole, riguarda il peggioramento prevedibile e diretto delle lesioni iniziali.

Nel caso in esame, invece, la patologia epatica non era una diretta evoluzione dell’infortunio, ma la conseguenza di una “concausa sopravvenuta”: le trasfusioni. Sebbene le trasfusioni fossero necessarie a causa dell’incidente, hanno innescato un nuovo e imprevedibile processo patologico.

L’Applicazione dell’Art. 80 T.U. Infortuni

Quando il peggioramento dipende da una concausa sopravvenuta ma causalmente collegata all’infortunio, la Corte ha stabilito che non si applica il limite decennale dell’art. 83, bensì la disciplina dell’art. 80 dello stesso Testo Unico. Quest’ultimo articolo è pensato per unificare in un’unica rendita le conseguenze di più eventi lesivi, anche se non si tratta di un nuovo infortunio in senso stretto. Si deve quindi procedere a una nuova liquidazione che tenga conto di tutti i postumi, anche quelli manifestatisi a distanza di anni.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sul principio costituzionale di tutela della salute (art. 38 Cost.) e sulla necessità di garantire all’infortunato mezzi adeguati alle sue esigenze di vita. Limitare la revisione al termine di dieci anni, in casi come questo, significherebbe lasciare il lavoratore privo di tutela per un danno grave, direttamente collegato all’evento lavorativo ma manifestatosi solo dopo molto tempo. La trasfusione, pur essendo un atto medico, è un evento inserito nella catena causale innescata dall’infortunio e le sue conseguenze dannose devono essere indennizzate. La Corte, richiamando anche una precedente pronuncia della Corte Costituzionale (n. 46/2010), afferma che tutti i postumi derivanti dalla realizzazione del rischio assicurato devono essere considerati per la determinazione della rendita, anche se emersi oltre il termine decennale, applicando i meccanismi di unificazione previsti dall’art. 80.

Conclusioni

Questa sentenza rappresenta una vittoria importante per la tutela dei lavoratori. Stabilisce che il diritto alla revisione della rendita non si estingue dopo dieci anni se l’aggravamento è dovuto a una concausa sopravvenuta, come un trattamento medico necessario a seguito dell’incidente. Le conseguenze patologiche a lungo termine, anche se imprevedibili al momento dell’infortunio, devono essere pienamente riconosciute e indennizzate dall’ente previdenziale. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello e rinviato il caso per un nuovo esame che applichi correttamente questi principi.

Il peggioramento di un infortunio sul lavoro è sempre soggetto al termine di revisione di 10 anni?
No. Secondo la sentenza, il termine di dieci anni previsto dall’art. 83 del T.U. 1124/1965 si applica solo all’aggravamento derivante dalla naturale evoluzione dello stato morboso originario. Non si applica se il peggioramento è causato da una concausa sopravvenuta.

Una malattia contratta a seguito di una cura necessaria per l’infortunio (come una trasfusione) come viene considerata legalmente?
Viene considerata una “concausa sopravvenuta”. Si tratta di un evento non prevedibile, estraneo alla naturale evoluzione del danno originario, ma causalmente collegato ad esso. Le sue conseguenze dannose devono essere indennizzate anche se si manifestano oltre il termine decennale.

Cosa stabilisce l’art. 80 del T.U. 1124/1965 in questi casi?
L’art. 80 prevede la possibilità di unificare in un’unica rendita tutte le inabilità accertate in capo allo stesso soggetto. La sentenza stabilisce che questa norma deve essere applicata per rideterminare la rendita quando un aggravamento derivi da una concausa sopravvenuta, considerando unitariamente tutti i postumi, anche quelli manifestatisi oltre il termine ordinario di revisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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