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Adesione incompetenza territoriale: no spese legali

La Corte di Cassazione chiarisce che in caso di adesione all’eccezione di incompetenza territoriale, il giudice non ha il potere di decidere sulle spese legali. La causa deve essere semplicemente cancellata dal ruolo con ordinanza, senza alcuna statuizione accessoria. Un’eventuale sentenza che condanna alle spese è illegittima e può essere impugnata limitatamente a tale capo.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Adesione incompetenza territoriale: quando il giudice non può decidere sulle spese

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura civile: l’adesione incompetenza territoriale da parte dell’attore all’eccezione del convenuto crea un accordo processuale che spoglia il giudice di ogni potere decisorio, incluso quello sulla condanna alle spese. Se il giudice, nonostante ciò, emette una sentenza invece di una semplice ordinanza di cancellazione dal ruolo, commette un errore che può essere contestato in appello.

I Fatti di Causa

Una società avviava una causa contro un ente pubblico per questioni relative a un contratto d’appalto. L’ente, costituitosi in giudizio, sollevava un’eccezione di incompetenza territoriale, indicando come foro competente un altro tribunale. La società attrice aderiva immediatamente a tale eccezione.

Nonostante questo accordo tra le parti, il Tribunale adito, invece di emettere una semplice ordinanza per cancellare la causa dal ruolo come previsto dall’art. 38 c.p.c., pronunciava una sentenza. Con tale provvedimento, pur dichiarando la propria incompetenza, condannava la società attrice al pagamento di una parte delle spese processuali.

La società proponeva appello avverso questa decisione, limitatamente al capo relativo alla condanna alle spese. Sorprendentemente, la Corte d’Appello dichiarava l’impugnazione inammissibile, ritenendo che la statuizione sulla competenza fosse ormai passata in giudicato e che non si potesse contestare la conseguente decisione sulle spese senza rimettere in discussione la questione principale. La vicenda è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno stabilito che la Corte d’Appello ha errato nel dichiarare l’inammissibilità dell’appello, fraintendendo la portata dell’impugnazione e la natura dell’errore commesso dal primo giudice.

Le Motivazioni: l’errore del giudice sull’adesione incompetenza territoriale

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 38, comma 2, del codice di procedura civile. La Corte ha ribadito che, quando la parte attrice aderisce all’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dal convenuto, si forma un accordo endo-processuale. Questo accordo ha l’effetto di privare il giudice adito di qualsiasi potere di decidere sulla questione di competenza.

Il suo unico compito, a quel punto, è prenderne atto e disporre la cancellazione della causa dal ruolo con ordinanza. Non può e non deve entrare nel merito dell’eccezione, né tantomeno emettere una sentenza che regoli le spese di lite. Agendo in tal modo, il giudice di primo grado ha ecceduto i suoi poteri, poiché la legge non gli conferiva alcuna facoltà decisoria in quel frangente.

L’autonoma impugnabilità della condanna alle spese

La Cassazione ha inoltre chiarito un punto cruciale: la parte soccombente sulle spese può legittimamente impugnare solo questo specifico capo della sentenza. Anche se la dichiarazione di incompetenza è corretta e non contestata, la conseguente e illegittima statuizione sulle spese processuali può essere oggetto di un appello mirato. Il ricorrente, infatti, non contestava la scelta del foro competente (alla quale aveva aderito), ma unicamente la condanna a pagare le spese, che non era dovuta proprio in virtù di tale adesione. La Corte d’Appello, quindi, avrebbe dovuto esaminare nel merito questo motivo, invece di dichiarare l’appello inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio a tutela delle parti processuali. L’adesione incompetenza territoriale è uno strumento che mira a definire rapidamente e senza contenzioso la questione del giudice competente. La decisione della Cassazione rafforza questo meccanismo, stabilendo che esso preclude al giudice ogni valutazione, anche quella sulle spese processuali. Per gli operatori del diritto, ciò significa che in una situazione simile, un’eventuale condanna alle spese è da considerarsi illegittima e può essere efficacemente contestata in via autonoma, senza dover riaprire la questione della competenza, ormai definita dall’accordo delle parti.

Cosa succede se una parte accetta l’eccezione di incompetenza territoriale della controparte?
Si forma un accordo processuale che obbliga il giudice a cancellare la causa dal ruolo con una semplice ordinanza. Il giudice perde ogni potere di decidere sulla competenza e sulle relative spese processuali.

Un giudice può condannare alle spese legali dopo un’adesione all’incompetenza territoriale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’adesione esclude ogni potere decisorio del giudice, incluso quello di pronunciare sulle spese processuali. Una tale condanna è illegittima.

È possibile impugnare solo la parte della sentenza che condanna alle spese, lasciando ferma la decisione sulla competenza?
Sì. La Corte ha chiarito che la statuizione sulle spese può essere impugnata in modo autonomo e separato rispetto alla questione della competenza, specialmente quando la condanna deriva da un errore procedurale del giudice che ha emesso una sentenza invece di un’ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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