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Abilitazione insegnamento: 24 CFU non bastano (Cass.)

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7084/2024, ha stabilito che il possesso di una laurea e di 24 crediti formativi universitari (CFU) non è sufficiente per essere considerati titolari di abilitazione all’insegnamento. Di conseguenza, un aspirante docente con tali titoli non ha diritto all’inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto, riservata ai soli docenti abilitati, ma deve essere collocato in III fascia. La Corte ha chiarito che i 24 CFU sono un requisito di accesso al concorso pubblico, non un titolo equipollente all’abilitazione.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Abilitazione Insegnamento: Laurea e 24 CFU non bastano per la II Fascia

Una recente e fondamentale sentenza della Corte di Cassazione (n. 7084/2024) ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta nel mondo della scuola: il possesso di una laurea e di 24 CFU è equiparabile alla formale abilitazione insegnamento? La risposta dei giudici è stata un netto no, chiarendo definitivamente i requisiti per l’inserimento nelle diverse fasce delle graduatorie per le supplenze.

I Fatti di Causa: Un Docente alla Ricerca del Riconoscimento

Il caso trae origine dalla richiesta di un aspirante docente che, in possesso di una laurea e dei 24 crediti formativi universitari (CFU) in materie psico-antropo-pedagogiche, chiedeva di essere inserito nella II fascia delle graduatorie di circolo e di istituto. Queste graduatorie sono cruciali per l’assegnazione degli incarichi di supplenza.

Il docente sosteneva che tali titoli, essendo richiesti dalla normativa (d.lgs. 59/2017) per l’accesso ai concorsi per diventare insegnante di ruolo, dovessero essere considerati intrinsecamente abilitanti e, quindi, sufficienti per l’iscrizione nella II fascia, destinata appunto ai docenti abilitati. Inizialmente inserito in III fascia (quella per i non abilitati), aveva visto le sue ragioni accolte dalla Corte d’Appello, che aveva ordinato il suo inserimento nella fascia superiore. Contro questa decisione, il Ministero dell’Istruzione ha proposto ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Cassazione sulla Abilitazione Insegnamento

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando la decisione d’appello. Per farlo, i giudici hanno condotto una meticolosa ricostruzione storica dell’evoluzione normativa in materia di reclutamento e formazione dei docenti. L’analisi ha evidenziato come il legislatore abbia quasi sempre mantenuto una netta distinzione tra il titolo di studio (la laurea) e la qualifica professionale (l’abilitazione insegnamento).

Storicamente, l’abilitazione si conseguiva superando un concorso pubblico o frequentando percorsi formativi specifici post-laurea, come le Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario (SSIS) e, successivamente, i Tirocini Formativi Attivi (TFA). Questi percorsi erano finalizzati a fornire competenze didattiche e professionali che vanno oltre la preparazione accademica della laurea.

La Funzione dei 24 CFU

Il punto centrale della sentenza riguarda la corretta interpretazione del ruolo dei 24 CFU, introdotti dal d.lgs. 59/2017. La Corte ha chiarito che questi crediti non sono mai stati concepiti come un percorso abilitante alternativo, ma piuttosto come un requisito di accesso per poter partecipare al concorso pubblico. In altre parole, possedere i 24 CFU, insieme alla laurea, permette di candidarsi per diventare insegnante di ruolo, ma non conferisce di per sé l’abilitazione insegnamento.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando l’errore commesso dal giudice d’appello nel sovrapporre due piani distinti: i requisiti per l’accesso al reclutamento ordinario (il concorso) e i requisiti per l’inserimento nelle graduatorie per le supplenze.

Le graduatorie di istituto sono strutturate per legge in fasce con requisiti differenti:

* II Fascia: Riservata ai docenti che hanno già conseguito una specifica abilitazione.
* III Fascia: Aperta ai docenti che possiedono il solo titolo di studio idoneo per l’insegnamento.

Equiparare il possesso di laurea e 24 CFU all’abilitazione, come aveva fatto la Corte d’Appello, avrebbe significato stravolgere questa chiara distinzione voluta dal legislatore. L’abilitazione, secondo la Cassazione, resta una qualifica che si ottiene solo al termine di un percorso formativo normativamente definito o con il superamento di un concorso. Confondere i requisiti di ammissione a un concorso con il titolo professionale finale è un errore giuridico che la Corte ha inteso correggere, ripristinando la corretta gerarchia dei titoli.

Conclusioni: Cosa Cambia per gli Aspiranti Docenti

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro e inequivocabile: per l’inserimento nelle graduatorie di supplenza, il possesso congiunto di laurea e 24 CFU non può essere equiparato all’abilitazione insegnamento. Gli aspiranti docenti con questi titoli devono, quindi, essere inseriti nella III fascia delle graduatorie di circolo e di istituto.

Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, fornisce certezza giuridica, ponendo fine a interpretazioni difformi sul territorio nazionale. In secondo luogo, valorizza i percorsi abilitanti specifici, confermando che l’abilitazione è un traguardo professionale che richiede un impegno formativo aggiuntivo rispetto alla laurea. Per gli aspiranti docenti, ciò significa che l’unica via per accedere alla II fascia e avere maggiori opportunità di supplenza resta il conseguimento della formale abilitazione, attraverso le procedure previste dalla legge.

Il possesso di una laurea e di 24 CFU in materie pedagogiche equivale all’abilitazione all’insegnamento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che laurea e 24 CFU non sono equipollenti all’abilitazione. Essi costituiscono un requisito per accedere al concorso pubblico per l’insegnamento, ma non conferiscono la qualifica professionale di “abilitato”.

Un docente con laurea e 24 CFU ha diritto all’inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto?
No. La II fascia è riservata esclusivamente agli aspiranti già in possesso di una specifica abilitazione all’insegnamento. I docenti che vantano esclusivamente il possesso congiunto della laurea e di 24 CFU devono essere inseriti nella III fascia.

Qual è la differenza fondamentale tra il titolo di studio e l’abilitazione secondo la sentenza?
Il titolo di studio (laurea) è un requisito accademico di base per accedere ai percorsi di reclutamento. L’abilitazione, invece, è una qualifica professionale distinta che certifica l’idoneità all’esercizio della funzione didattica e si ottiene attraverso percorsi formativi specifici o superando tutte le prove di un concorso pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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