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24 CFU abilitazione: non bastano per la II fascia

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 17425/2025, ha stabilito che il possesso di una laurea e di 24 Crediti Formativi Universitari (CFU) non costituisce un titolo di abilitazione all’insegnamento. Di conseguenza, un docente con tali requisiti non ha diritto all’inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto, ma deve essere collocato nella III fascia. La Corte ha chiarito che i 24 CFU rappresentano un requisito di accesso ai percorsi formativi abilitanti, ma non sostituiscono l’abilitazione stessa, accogliendo così il ricorso del Ministero dell’Istruzione.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

24 CFU e Insegnamento: La Cassazione Fa Chiarezza, Non è Abilitazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 17425/2025 mette un punto fermo su una questione a lungo dibattuta nel mondo della scuola: il valore dei 24 CFU ai fini dell’inserimento nelle graduatorie. La Corte ha stabilito che il possesso di una laurea, unito ai crediti formativi in materie psico-antropo-pedagogiche, non è sufficiente per essere considerati abilitati all’insegnamento. Questa decisione chiarisce che il concetto di 24 CFU abilitazione è errato e che tali crediti sono solo un requisito di accesso, non il traguardo finale.

I Fatti del Caso: Dalla Corte d’Appello alla Cassazione

Un docente, in possesso di una laurea in ingegneria elettronica e dei 24 CFU, aveva richiesto l’inserimento nella II fascia delle graduatorie di Circolo e di Istituto. La II fascia è notoriamente riservata ai docenti che possiedono un titolo di abilitazione specifico.

In un primo momento, la Corte d’Appello di Ancona aveva dato ragione al docente, ritenendo che il possesso congiunto di laurea e 24 CFU fosse “pienamente equivalente al possesso dell’abilitazione specifica”. Questa interpretazione avrebbe aperto le porte della II fascia a migliaia di aspiranti docenti.

Il Ministero dell’Istruzione, non condividendo tale conclusione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che si trattasse di una violazione e falsa applicazione delle norme che regolano l’accesso all’insegnamento.

La Decisione della Cassazione sulla validità dei 24 CFU abilitazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero, ribaltando completamente la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito, richiamando un proprio precedente orientamento (Cass. n. 7084/2024), che esiste una netta distinzione tra i requisiti di accesso ai percorsi abilitanti e il titolo di abilitazione vero e proprio.

La Distinzione Cruciale: Requisiti di Accesso vs. Titolo Abilitante

Il cuore della decisione risiede in questa differenza fondamentale:

* Requisiti di accesso: La laurea e i 24 CFU sono le condizioni necessarie per poter partecipare ai percorsi formativi che, una volta superati con esito positivo, conferiscono l’abilitazione.
* Titolo di abilitazione: È il certificato finale che si ottiene solo al termine di tali percorsi selettivi e formativi.

Confondere i due, come aveva fatto la Corte d’Appello, è un errore giuridico. Non si può considerare “abilitante” ciò che è solo un presupposto per accedere al percorso di abilitazione.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa della normativa di settore, in particolare del D.Lgs. 59/2017 e del D.M. 13.6.2007 n. 131. Quest’ultimo, all’art. 5, comma 3, riserva l’inserimento nella II fascia ai soli aspiranti “titolari di abilitazione”. La Corte sottolinea che non è possibile equiparare a questi ultimi coloro che vantano esclusivamente il possesso congiunto di laurea e 24 CFU. Tali crediti, insieme all’esperienza professionale, non sono sufficienti a ritenere sussistente l’abilitazione, la quale si consegue solo al termine di percorsi specifici e selettivi. Pertanto, chi possiede solo i requisiti di accesso deve essere collocato nella III fascia delle graduatorie, non nella II. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha rigettato la domanda originaria del docente.

le conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, fornisce una linea guida chiara e univoca per le amministrazioni scolastiche nella compilazione delle graduatorie, evitando future controversie. In secondo luogo, ribadisce che il percorso per diventare docente di ruolo o per accedere alle supplenze dalla fascia più alta richiede il completamento di un iter formativo specifico e non può essere bypassato dal solo possesso di crediti universitari. Per gli aspiranti docenti, ciò significa che i 24 CFU sono un passo necessario ma non sufficiente, e che l’obiettivo resta il conseguimento dell’abilitazione formale attraverso i canali previsti dalla legge.

Il possesso di una laurea e 24 CFU in materie pedagogiche equivale a un’abilitazione all’insegnamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la laurea e i 24 CFU sono solo requisiti di accesso ai percorsi formativi abilitanti, ma non costituiscono di per sé un titolo di abilitazione.

In quale fascia delle graduatorie deve essere inserito un aspirante docente con laurea e 24 CFU?
Un aspirante docente con laurea e 24 CFU, non avendo un’abilitazione specifica, deve essere inserito nella III fascia delle graduatorie di Circolo e di Istituto.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello ha erroneamente equiparato i requisiti di accesso al percorso abilitante (laurea e 24 CFU) con il titolo di abilitazione stesso, violando le norme che riservano la II fascia ai soli docenti effettivamente abilitati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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