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Diritto Bancario

Clausola di salvaguardia: non basta per evitare l’usura
In un caso relativo a un contratto di leasing, la Corte di Cassazione ha stabilito che la mera presenza di una clausola di salvaguardia non è sufficiente a escludere l'usura se vengono addebitate spese ulteriori non previste. Secondo la Corte, questa clausola trasforma il rispetto della soglia anti-usura in un'obbligazione contrattuale, spostando sulla società finanziaria l'onere di dimostrare, in caso di contestazione, di non aver superato i limiti di legge. La Corte ha rinviato il caso per un nuovo esame.
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Contestazione decreti 169 bis l.fall.: la Cassazione
La Corte di Cassazione stabilisce che i provvedimenti del giudice delegato, emessi ai sensi dell'art. 169 bis della legge fallimentare per la sospensione o lo scioglimento di contratti pendenti in un concordato preventivo, possono essere contestati in un giudizio ordinario. Tali decreti, avendo natura di meri atti di amministrazione e non decisoria, non passano in giudicato. Pertanto, la parte che si ritiene lesa, come un istituto di credito nel caso di specie, può agire in un processo a cognizione piena per far valere la nullità o l'inefficacia di tali provvedimenti, senza che ciò sia precluso dal reclamo endo-concorsuale o dall'omologazione del concordato.
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Interessi usurari conto corrente: la CTU è decisiva
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni correntisti in una causa per interessi usurari conto corrente. La decisione si fonda sulla mancata contestazione specifica della Consulenza Tecnica d'Ufficio (CTU) del primo grado, che aveva escluso il superamento del tasso soglia. La Corte ha ribadito che non è possibile, in sede di legittimità, sostituire la valutazione del perito del tribunale con quella di parte, confermando la condanna al pagamento di una somma inferiore a quella originariamente richiesta dalla banca.
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Consulenza tecnica di parte: la Cassazione chiarisce
Una società in liquidazione ha citato in giudizio un istituto bancario per usura su un contratto di conto corrente. Dopo la reiezione in appello, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che un giudice può legittimamente fondare la propria decisione su una consulenza tecnica di parte (CTP), in quanto costituisce un'allegazione difensiva a contenuto tecnico. Ha inoltre ribadito l'irrilevanza dell'usura sopravvenuta e qualificato il ricorso come un tentativo inammissibile di riesaminare il merito dei fatti.
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Eccezione nuova in appello: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17979/2024, ha ribadito i rigidi limiti alla proposizione di un'eccezione nuova in appello. Nel caso esaminato, alcuni fideiussori avevano sollevato la questione della nullità del contratto per violazione della normativa antitrust solo nelle memorie finali del giudizio di secondo grado. La Corte ha dichiarato tale eccezione inammissibile, chiarendo che le comparse conclusionali servono solo a illustrare domande e difese già ritualmente introdotte. Anche il potere del giudice di rilevare d'ufficio la nullità presuppone che i fatti costitutivi della stessa siano già stati allegati tempestivamente nel corso del processo. La decisione sottolinea l'importanza di una strategia difensiva completa fin dal primo grado di giudizio.
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Clausola rischio cambio nel leasing: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17958/2024, ha annullato una decisione di merito che aveva dichiarato la nullità di una clausola rischio cambio in un contratto di leasing. La Suprema Corte ha stabilito che la valutazione della 'meritevolezza' di una clausola atipica, ai sensi dell'art. 1322 c.c., non deve basarsi su un'analisi astratta della sua convenienza economica o del suo squilibrio, ma deve indagare lo scopo pratico (causa concreta) perseguito dalle parti, verificando che non sia in contrasto con i principi fondamentali dell'ordinamento come solidarietà e parità. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questi principi.
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Interesse ad impugnare: quando il ricorso è inammissibile
Una società immobiliare e i suoi garanti, dopo aver perso in primo grado e in appello una causa relativa a un contratto di leasing, hanno presentato ricorso in Cassazione. Tra i motivi, lamentavano la mancata partecipazione al giudizio di una terza società. La Suprema Corte ha dichiarato tutti i motivi inammissibili, sottolineando la mancanza di un concreto interesse ad impugnare sul punto, dato che erano stati i ricorrenti stessi a non citare la terza parte, configurando tale comportamento come un abuso del processo.
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Legittimazione processuale: sentenza nulla senza motivi
Una fideiubente si oppone a un'esecuzione forzata. Durante il giudizio d'appello, una nuova società si costituisce in giudizio in sostituzione della banca originaria. La Corte d'Appello rigetta l'impugnazione senza spiegare perché la nuova società avesse il diritto di partecipare al processo. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza per totale assenza di motivazione su questo punto cruciale, noto come legittimazione processuale, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Procura ad litem: ricorso inammissibile e spese legali
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per un vizio insanabile della procura ad litem. Il difensore del ricorrente viene condannato a pagare personalmente le spese legali. La decisione ribadisce la necessità di una procura valida al momento della notifica dell'atto, evidenziando come la sua mancanza non sia sanabile.
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Responsabilità tesoriere: quando la banca non paga
La Corte di Cassazione ha stabilito che la banca che agisce come tesoriere per un ente pubblico non è responsabile per i danni derivanti da un bonifico tardivo se l'ente non ha comunicato esplicitamente la natura essenziale e perentoria del termine di pagamento. In questo caso, la mancata indicazione della scadenza nel mandato di pagamento esclude la negligenza della banca, la cui responsabilità tesoriere non può essere presunta. Il ricorso del Comune è stato quindi dichiarato inammissibile.
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Responsabilità banca bonifico: il dovere di cautela
Un'ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della responsabilità della banca per un bonifico errato, eseguito sulla base di un IBAN non corrispondente al beneficiario indicato. La Corte ha stabilito che, quando il beneficiario non è cliente della banca intermediaria, si applicano le regole del diritto comune basate sul "contatto sociale qualificato". Di conseguenza, la banca ha un obbligo di protezione e deve dimostrare di aver adottato tutte le cautele necessarie per evitare il danno o per consentire il recupero delle somme, superando anche le obiezioni basate sulla privacy.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso
Una complessa controversia bancaria, giunta fino alla Corte di Cassazione, si è conclusa con una ordinanza di estinzione del giudizio. A seguito di un accordo transattivo, le parti hanno reciprocamente rinunciato ai ricorsi presentati, portando la Suprema Corte a dichiarare la fine del processo senza una decisione nel merito.
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Cessione bancaria: la Cassazione rinvia la decisione
La Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la decisione su un caso di cessione bancaria. La controversia nasce dalla richiesta di un correntista di rimborso per addebiti illegittimi. A seguito della liquidazione della banca originaria, la causa è proseguita nei confronti dell'istituto di credito cessionario, condannato in appello. La Cassazione, rilevando che la questione principale (l'interpretazione degli effetti della cessione secondo il D.L. 99/2017) è già oggetto di un altro procedimento, ha sospeso il giudizio in attesa di una definizione, al fine di garantire coerenza giurisprudenziale.
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Fideiussione omnibus: la nullità per violazione antitrust
Una garante si è appellata contro una sentenza che confermava un'ingiunzione di pagamento per un debito bancario. L'appello si basava su vari motivi, inclusa la presunta nullità della fideiussione omnibus per violazione delle norme antitrust. La Corte d'Appello ha respinto il ricorso, specificando che spetta al garante dimostrare l'esistenza di un'intesa anticoncorrenziale diffusa e la partecipazione della specifica banca a tale accordo. Altri motivi di appello sono stati giudicati inammissibili per la loro genericità.
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Onere della prova: chi deve dimostrare il danno?
Una correntista ha citato in giudizio la propria banca e una compagnia assicurativa per il riscatto non autorizzato di alcune polizze vita da parte del convivente. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di risarcimento, sottolineando che la ricorrente non ha adempiuto al proprio onere della prova. Nello specifico, non è stato dimostrato che il denaro, una volta confluito su un altro conto a lei intestato, sia stato sottratto contro la sua volontà, interrompendo così il nesso causale tra l'inadempimento degli intermediari e il danno lamentato.
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Pagamento assegno conto estinto: è sempre indebito?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo al pagamento di un assegno di notevole importo, emesso da un'azienda su un conto corrente che risultava già chiuso da mesi. La banca, dopo aver erroneamente effettuato il pagamento, ne ha chiesto la restituzione al beneficiario, qualificandolo come 'pagamento assegno conto estinto' e quindi indebito. La Corte d'Appello aveva dato ragione alla banca, e la Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando inammissibile il ricorso del beneficiario. La motivazione centrale risiede nel fatto che la chiusura del conto fa venir meno la delega di pagamento, rendendo la successiva transazione priva di causa giuridica e obbligando alla restituzione della somma.
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Titolo esecutivo: il mutuo notarile è valido?
Una società di gestione crediti è intervenuta in un'esecuzione immobiliare sulla base di un mutuo notarile. Un fallimento creditore ha contestato la validità del titolo esecutivo, poiché l'effettiva erogazione della somma non era documentata con atto pubblico o scrittura privata autenticata. La Corte di Cassazione ha confermato che, affinché il mutuo notarile sia un titolo esecutivo, anche la consegna del denaro (traditio) deve essere formalmente attestata. Ha tuttavia stabilito che il giudice dell'opposizione non può ordinare la restituzione delle somme già distribuite, essendo questa una competenza funzionale esclusiva del giudice dell'esecuzione.
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Riunione dei ricorsi: la Cassazione chiarisce
Una società fallita contesta una sentenza d'appello sfavorevole in una causa contro un istituto di credito per interessi illegittimi. Poiché pende anche un ricorso contro la decisione di revocazione della stessa sentenza, la Cassazione, con ordinanza interlocutoria, dispone la riunione dei ricorsi, posticipando la decisione sul merito per garantire coerenza processuale ed evitare giudicati contrastanti.
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Responsabilità banca negoziatrice: quando è diligente?
Una compagnia assicurativa ha citato in giudizio una banca per aver pagato assegni non trasferibili, smarriti e alterati, a un soggetto non legittimato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della compagnia, confermando la decisione di merito che aveva escluso la responsabilità della banca negoziatrice. La Corte ha ritenuto che il giudice d'appello avesse correttamente valutato la diligenza dell'istituto di credito nell'identificazione del presentatore, e ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso che miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito precluso in sede di legittimità.
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Notifica tardiva: l’errore sull’indirizzo è fatale
Una società di servizi finanziari ha impugnato una condanna per il pagamento negligente di un assegno. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile a causa di una notifica tardiva. La Corte ha chiarito che è onere della parte notificante verificare l'indirizzo aggiornato del legale avversario, specialmente se iscritto nello stesso foro, rendendo l'errore di notifica non scusabile e il ricorso improcedibile.
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