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Diritto Bancario

TAN determinabile: quando il contratto di mutuo è valido
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13556/2024, ha stabilito che un contratto di finanziamento è valido anche se non indica esplicitamente il Tasso Annuo Nominale (TAN), a condizione che questo sia chiaramente ricavabile. Se il contratto e il piano di ammortamento allegato contengono tutti gli elementi necessari per calcolare il tasso, come l'indice di riferimento per i tassi variabili, il requisito di determinabilità è soddisfatto, rendendo il TAN determinabile e il contratto legittimo.
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Improcedibilità del ricorso: l’onere del deposito
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso di un istituto di credito a causa del mancato deposito della copia della sentenza impugnata munita della relata di notifica. La Corte ha sottolineato che la dichiarazione, contenuta nel ricorso stesso, di aver ricevuto la notifica, fa scattare l'onere per il ricorrente di produrre tale documentazione, pena l'inammissibilità dell'impugnazione, senza possibilità di sanatoria successiva.
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Licenziamento disciplinare: la Cassazione decide
Una cassiera di banca viene licenziata per gravi irregolarità in operazioni bancarie, incluse violazioni della normativa antiriciclaggio e transazioni non autorizzate su conti di clienti. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare, respingendo il ricorso della lavoratrice. La Corte ha chiarito che i principi di tempestività e specificità della contestazione sono stati rispettati, dato il tempo necessario per le indagini, e ha ribadito la propria impossibilità di riesaminare i fatti già accertati dai tribunali di merito.
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Contratto autonomo di garanzia: eccezioni negate
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13413/2024, ha rigettato il ricorso di alcuni fideiubenti, confermando la decisione dei giudici di merito. La controversia verteva su un contratto autonomo di garanzia. La Corte ha stabilito che, data la natura autonoma della garanzia, i garanti non potevano sollevare eccezioni relative al rapporto sottostante tra banca e debitore principale. La loro mancata contestazione di questa qualificazione in appello ha reso inammissibili le altre doglianze, consolidando la decisione del primo grado.
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Precetto su assegno: nullo se non è trascritto tutto
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13373/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla validità del precetto su assegno. Un creditore aveva notificato un precetto basato su un assegno circolare, omettendo però di trascrivere il retro del titolo. L'istituto bancario debitore si è opposto, eccependo la nullità dell'atto. La Corte ha accolto l'opposizione, chiarendo che la mancata trascrizione integrale impedisce al debitore di verificare la legittimazione del creditore (ad esempio, l'esistenza di una girata per l'incasso a una banca), pregiudicando il suo diritto di difesa e rendendo nullo il precetto.
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Rinuncia al ricorso: il processo di cassazione estinto
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce gli effetti della rinuncia al ricorso. A seguito della rinuncia presentata dalla società ricorrente e accettata dalla controparte in una disputa su un conto corrente, il giudizio è stato dichiarato estinto senza alcuna pronuncia sulle spese processuali, evidenziando l'esito puramente procedurale della vicenda.
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Ripetizione indebito: accertamento saldo e prescrizione
Un correntista ha citato in giudizio un istituto di credito per la nullità di alcune clausole di un contratto di conto corrente stipulato nel 1978, chiedendo il ricalcolo del saldo. La Corte d'Appello aveva accolto la domanda, escludendo l'eccezione di prescrizione sollevata dalla banca. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribaltato tale decisione, affermando che la domanda di accertamento del saldo, finalizzata a epurare gli addebiti illegittimi, costituisce a tutti gli effetti un'azione di ripetizione indebito. Di conseguenza, ha cassato la sentenza e rinviato il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione che tenga conto delle norme sulla prescrizione.
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Anatocismo bancario: la Cassazione chiarisce i limiti
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per anatocismo bancario, interessi ultralegali e usura. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La Corte ha precisato che la tolleranza verso continui scoperti di conto non crea un "affidamento di fatto", ha validato un metodo di calcolo degli interessi che non reintroduce l'anatocismo e ha ribadito che la verifica dell'usura deve basarsi sull'operato effettivo della banca, non su un conto teoricamente "depurato".
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Motivazione Apparente: Cassazione annulla sentenza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello per motivazione apparente. La corte territoriale aveva accolto l'appello dei debitori basandosi unicamente sul difetto di legittimazione della società cessionaria del credito, intervenuta in causa, senza esaminare il merito della controversia. La Cassazione ha stabilito che il giudice deve sempre decidere nel merito, anche se l'intervenuto non prova la sua titolarità, poiché la parte originaria resta in giudizio.
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Cessione ramo d’azienda: quando la prova è valida?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due risparmiatori, chiarendo il funzionamento della cessione ramo d'azienda nel settore bancario. La decisione sottolinea che la mancata contestazione specifica della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale nel primo grado di giudizio rende il trasferimento di rapporti giuridici efficace nei confronti dei clienti, consolidando la posizione della banca cessionaria.
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Clausola risolutiva espressa: i limiti della buona fede
La Corte di Cassazione analizza un caso di mutuo fondiario, stabilendo che l'attivazione di una clausola risolutiva espressa da parte di una banca deve rispettare il principio di buona fede. Se il presupposto che giustifica la risoluzione viene meno per iniziativa del debitore, l'azione della banca può essere considerata illegittima. Tuttavia, ciò non esonera il debitore dal pagare le rate successive; un eventuale rifiuto del creditore deve essere contrastato con gli strumenti formali previsti dalla legge, come l'offerta reale, per non incorrere in inadempimento.
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Appello inammissibile: la Cassazione conferma
Una società utilizzatrice in un contratto di leasing ha impugnato una decisione che la condannava al pagamento di canoni insoluti. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'appello inammissibile non per ragioni di merito, ma per un vizio procedurale. La società ricorrente, infatti, non aveva specificamente contestato le motivazioni della sentenza di secondo grado, concentrandosi su argomenti che la Corte ha ritenuto irrilevanti rispetto alla ragione fondamentale della decisione impugnata (la 'ratio decidendi').
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Risarcimento danni bancari: la prova del nesso causale
Gli eredi di un'imprenditrice hanno citato in giudizio un istituto di credito per un risarcimento danni, sostenendo che un sequestro conservativo di quote societarie avesse causato il fallimento del loro hotel. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso principale per mancanza di prova del nesso causale diretto tra il sequestro e il presunto tracollo aziendale. La sentenza sottolinea che l'onere di dimostrare tale collegamento per un risarcimento danni bancari spetta interamente a chi avanza la pretesa, accogliendo solo parzialmente il ricorso incidentale della banca su questioni procedurali relative alle spese.
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Anatocismo bancario: la Cassazione esamina delibera CICR
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente versate a titolo di interessi anatocistici e commissioni. Le corti di merito hanno respinto la domanda. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha ritenuto di particolare rilevanza l'interpretazione della delibera CICR del 9 febbraio 2000 sull'anatocismo bancario. Con ordinanza interlocutoria, ha disposto il rinvio della causa a pubblica udienza per una trattazione approfondita, senza decidere nel merito.
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Commissione conto corrente: quando è dovuta per legge?
La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di una commissione conto corrente richiesta da un ente postale a un'agenzia di riscossione per la gestione dei versamenti ICI. L'ordinanza chiarisce che l'obbligo di aprire un conto corrente, imposto dalla legge, non implica la gratuità del servizio. La Corte ha rigettato il ricorso principale dell'agenzia, confermando il diritto dell'ente postale a un corrispettivo, ma ha accolto in parte il ricorso incidentale dell'ente postale, rinviando alla Corte d'Appello la valutazione su un periodo specifico per cui non erano previsti obblighi di pubblicizzazione delle tariffe.
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Onere della prova:inammissibilità del ricorso generico
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda contro un istituto di credito, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il caso riguarda l'onere della prova del credito bancario. I ricorrenti non avevano formulato contestazioni specifiche riguardo la documentazione prodotta dalla banca, limitandosi a critiche generiche. La Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione non può tradursi in un riesame dei fatti già valutati nei gradi di merito.
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Ripetizione indebito bancario: prova e prescrizione
Una società ha agito contro un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente pagate a titolo di interessi anatocistici, ultralegali e commissioni di massimo scoperto. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha stabilito principi chiave sulla ripetizione indebito bancario. Ha chiarito che il correntista può provare il proprio credito anche con estratti conto incompleti, se i movimenti sono ricostruibili tramite altri documenti o una CTU. Inoltre, ha ribadito che il termine di prescrizione decennale per l'azione di ripetizione decorre dalla chiusura del conto corrente e non da ogni singola annotazione, quando i versamenti hanno natura ripristinatoria della provvista.
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Rinuncia al ricorso: come si estingue il giudizio
Una società di securitizzazione, dopo aver impugnato una sentenza d'appello sfavorevole sulla validità di un contratto bancario, presenta una rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia e dell'accettazione delle controparti, dichiara l'estinzione del giudizio e compensa le spese legali tra le parti, chiudendo definitivamente la controversia.
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Attuazione misura cautelare: la polizza fideiussoria
In un caso di attuazione misura cautelare, una banca ha parzialmente eseguito un ordine di sblocco di asset, adducendo problemi con i sub-depositari. Il Tribunale, dopo la risoluzione del contratto da parte della banca, ha stabilito che l'unica forma di attuazione fosse la liquidazione degli asset. Ha inoltre sostituito la penale giornaliera con l'obbligo per la banca di costituire una polizza fideiussoria per gli asset non liquidati entro 120 giorni, bilanciando così le difficoltà oggettive con la tutela del cliente.
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Commissione conto corrente: obbligo di pagamento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12934/2024, ha rigettato il ricorso di un agente della riscossione contro un ente postale, confermando l'obbligo di pagare la commissione conto corrente per i servizi di gestione dei versamenti tributari. La Corte ha stabilito che un rapporto imposto per legge in regime di monopolio non implica la gratuità del servizio. Sono state inoltre respinte le censure relative alla violazione del diritto europeo su aiuti di Stato e abuso di posizione dominante, e le questioni di legittimità costituzionale.
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