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Diritto Bancario

Nullità fideiussione ABI: l’onere della prova in giudizio
La Corte di Cassazione ha confermato la validità di una fideiussione, respingendo l'eccezione di nullità fideiussione ABI. La decisione sottolinea che spetta al garante provare la conformità del contratto allo schema antitrust vietato, producendo in giudizio i documenti necessari, che non possono essere considerati fatti notori né rientrano nel principio iura novit curia.
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Onere della prova estratti conto: la Cassazione decide
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente addebitate sul conto corrente. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27378/2024, ha respinto il ricorso della banca, chiarendo importanti principi sull'onere della prova estratti conto. È stato confermato che, anche in assenza di una serie completa di estratti conto, il cliente può agire per la ripetizione dell'indebito. Il giudice può disporre una CTU per ricostruire il saldo partendo dal primo estratto conto disponibile, anche se ciò può risultare svantaggioso per il correntista. La Corte ha inoltre ribadito la validità della notifica via PEC anche senza la procura allegata, se questa è presente nel fascicolo telematico.
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Termine accertamento illecito: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul termine accertamento illecito in materia di sanzioni finanziarie. Annullando una decisione della Corte d'Appello, ha chiarito che il termine di 180 giorni per contestare una violazione non decorre dalla semplice conoscenza iniziale dei fatti, ma dal momento in cui l'organo di vigilanza completa l'istruttoria e acquisisce tutti gli elementi necessari per una valutazione definitiva. La sentenza rafforza l'autonomia dell'autorità nel condurre indagini complesse, limitando il sindacato del giudice alla verifica di un'inerzia ingiustificata, da valutarsi con un giudizio 'ex ante' e non con il senno di poi.
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Privilegio finanziamenti pubblici: quando sorge?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il privilegio finanziamenti pubblici a garanzia della restituzione sorge al momento dell'erogazione dei fondi e non al momento della successiva revoca o risoluzione del contratto. L'ordinanza chiarisce che la natura pubblicistica del credito è il fondamento della prelazione, rendendola efficace anche se attivata dopo l'inizio di una procedura concorsuale. La risoluzione contrattuale è equiparata alla revoca amministrativa ai fini dell'attivazione del privilegio.
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Buoni postali: prevale il timbro o la stampa?
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di buoni postali fruttiferi emessi su moduli di serie precedenti e aggiornati con un timbro recante nuovi tassi di interesse, sono questi ultimi a prevalere, anche se il timbro non copre integralmente la tabella dei rendimenti originaria. La normativa ministeriale che modifica i tassi è considerata fonte imperativa di legge che integra il contratto, superando le indicazioni pre-stampate e escludendo la tutela dell'affidamento del risparmiatore basato su una mera incompletezza materiale.
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Revoca decreto ingiuntivo: la decisione d’appello
La Corte di Cassazione chiarisce che la revoca di un decreto ingiuntivo in primo grado, motivata da ragioni procedurali come il mancato deposito di documenti da parte del creditore, non impedisce alla Corte d'Appello di riesaminare il merito della causa. Se l'appello del creditore viene accolto, l'opposizione del debitore viene respinta e la condanna al pagamento confermata. La Cassazione ha respinto i ricorsi dei garanti, confermando la loro condanna e stabilendo che il principio della soccombenza regola le spese legali, indipendentemente dall'esito del primo grado. La decisione sulla revoca decreto ingiuntivo in primo grado non è quindi definitiva se appellata.
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Buoni postali fruttiferi: la Cassazione sull’appello
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d'Appello che aveva ritenuto inammissibile un ricorso riguardante i rendimenti dei buoni postali fruttiferi. La Suprema Corte ha chiarito che un atto di appello è valido se critica in modo argomentato le statuizioni della sentenza di primo grado, senza necessità di presentare un 'progetto alternativo di sentenza'. Ha inoltre affermato che la pubblicazione di un decreto ministeriale nella Gazzetta Ufficiale è sufficiente per modificare i tassi di interesse, anche in senso peggiorativo per il risparmiatore.
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Valutazione merito creditizio: non invalida il mutuo
Una società ha richiesto la nullità di un finanziamento da 500.000 euro, sostenendo la nullità del contratto per mancata valutazione del merito creditizio, commissioni eccessive e usura. Il Tribunale di Milano ha rigettato tutte le domande, affermando che il debitore, avendo richiesto e ottenuto il prestito, non può lamentare un presunto danno derivante dalla sua concessione. La sentenza chiarisce che l'omessa valutazione non è causa di nullità del contratto, ma può al massimo configurare una responsabilità risarcitoria, non richiesta in questo caso.
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Interessi moratori usurari: la decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di presunti interessi moratori usurari in un contratto di leasing nautico. L'utilizzatore del bene contestava il superamento del tasso soglia, basandosi su una consulenza tecnica. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che un presunto errore di calcolo del giudice d'appello non costituisce motivo di ricorso per violazione di legge, ma una questione di fatto. Inoltre, ha ribadito che il giudice non è vincolato alle conclusioni del consulente tecnico se motiva adeguatamente la sua decisione e che non è possibile sollevare nuove questioni, come la nullità di una clausola, per la prima volta in sede di Cassazione.
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Ripetizione di indebito: annullamento e restituzione
Un Ente Pubblico ha richiesto a una grande Banca la restituzione di utili distribuiti sulla base di uno Statuto del 2005, successivamente annullato con efficacia retroattiva da un provvedimento amministrativo. I giudici di merito hanno accolto la domanda di ripetizione di indebito, condannando l'istituto bancario alla restituzione delle somme. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha disposto il rinvio della trattazione per esaminare la questione congiuntamente ad altri ricorsi connessi, al fine di garantire una decisione coordinata.
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Responsabilità bancaria assegni: quando la banca paga?
Una correntista citava in giudizio il proprio istituto di credito dopo aver subito protesti per assegni con firma apocrifa, emessi da carnet che non aveva mai richiesto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della donna, escludendo la responsabilità bancaria per gli assegni emessi, poiché la falsificazione delle firme, sebbene accertata da una perizia, era talmente abile da non essere riconoscibile a prima vista da un impiegato di media diligenza. La decisione conferma che la responsabilità della banca sorge solo in caso di falsificazione palese e non a fronte di alterazioni sofisticate.
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Ricorso in Cassazione inammissibile: avvocato non abilitato
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della mancanza di abilitazione del difensore. La procura speciale era stata autenticata e la notifica effettuata da un legale non ancora iscritto all'albo speciale per il patrocinio presso le giurisdizioni superiori al momento degli atti. Tale vizio procedurale, ritenuto insanabile, ha precluso l'esame nel merito della questione, portando alla condanna del legale al pagamento delle spese.
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Fideiussione e onere della prova: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di fideiussione, rigettando il ricorso di due garanti. La Corte chiarisce che l'eccezione sulla qualità di "consumatore" deve essere sollevata tempestivamente e non in fase avanzata del processo. Inoltre, si conferma che la motivazione della sentenza d'appello non è contraddittoria se espone correttamente i fatti e le difese, anche quando nega la fondatezza delle argomentazioni dei ricorrenti riguardo la presunta inerzia del creditore.
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Estratto conto non certificato: la prova del credito
La Cassazione accoglie il ricorso di una società e dei suoi garanti, stabilendo che un estratto conto non certificato e specificamente contestato non ha valore di prova per dimostrare il credito. La Corte annulla la decisione d'appello che aveva convalidato un decreto ingiuntivo basandosi su tale documento. Viene inoltre riaffermata la nullità parziale della fideiussione conforme allo schema ABI anticoncorrenziale, con rinvio alla Corte d'Appello per un nuovo esame della vicenda.
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Potere sanzionatorio Consob: i termini per agire
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27242/2024, interviene sul tema del potere sanzionatorio Consob, chiarendo la decorrenza dei termini per la contestazione degli illeciti. Nel caso di specie, relativo a sanzioni per omessa informativa nei prospetti di una banca, la Corte ha annullato la decisione di merito che riteneva la Consob decaduta dal suo potere. È stato stabilito che il termine per contestare non parte dalla mera conoscenza di un'irregolarità, ma dal completamento dell'istruttoria necessaria all'accertamento della violazione, riconoscendo la discrezionalità dell'autorità nei tempi di indagine.
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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale di un istituto di credito sia quello incidentale di una società sua correntista. La controversia riguardava la ripetizione di addebiti su un conto corrente. La Suprema Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti o la valutazione delle prove, come la perizia contabile, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge. Poiché entrambi i ricorsi miravano a ottenere un nuovo giudizio sul merito della causa, sono stati respinti, confermando la decisione della Corte d'Appello. Questo caso evidenzia come un ricorso inammissibile nasca dal tentativo di superare i limiti procedurali del giudizio di legittimità.
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Impugnazione ordinanza 348-bis: guida Cassazione
Una società e alcuni eredi hanno presentato ricorso in Cassazione contro un'ordinanza di inammissibilità della Corte d'Appello. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che in caso di inammissibilità ai sensi dell'art. 348-bis c.p.c., il rimedio corretto non è l'impugnazione dell'ordinanza stessa, ma il ricorso contro la sentenza di primo grado, da presentare entro il termine che decorre dalla comunicazione dell'ordinanza di inammissibilità.
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Contratto di finanziamento: onere della prova e usura
Un consumatore ha citato in giudizio una banca e una società finanziaria, sostenendo che il contratto di finanziamento sottoscritto fosse viziato da usura e dolo. Inizialmente, aveva richiesto un piccolo prestito, ma si era ritrovato a firmare un accordo per un importo e una durata notevolmente superiori. I tribunali di primo e secondo grado hanno respinto le sue richieste, negando anche l'ammissione di una consulenza tecnica (CTU). La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni precedenti, rigettando il ricorso. La Corte ha sottolineato che il ricorrente non ha fornito prove sufficienti per dimostrare l'usura soggettiva o il raggiro, e che la semplice discrepanza tra l'accordo preliminare e quello definitivo non è di per sé una prova di illecito. Inoltre, ha ribadito che la commissione di estinzione anticipata non rileva ai fini del calcolo del tasso di usura e che il giudice ha un potere discrezionale nel decidere sull'ammissione delle prove.
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Carenza d’interesse: appello inammissibile post accordo
Un fideiussore ricorre in Cassazione contro una condanna al pagamento. Durante il processo, le parti raggiungono un accordo transattivo. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza d'interesse, poiché l'accordo ha risolto la controversia, rendendo inutile una pronuncia nel merito.
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Sanzioni Banca d’Italia: legittimità e natura confermate
La Corte di Cassazione conferma la legittimità delle sanzioni Banca d'Italia irrogate a ex amministratori di un istituto di credito per carenze gestionali. L'ordinanza chiarisce che tali sanzioni non hanno natura penale e non violano le garanzie del giusto processo (art. 6 CEDU). Viene inoltre ribadito che il principio di legalità non è violato se la legge delega all'autorità di vigilanza la specificazione tecnica delle norme. Infine, la Corte dichiara inammissibile il motivo di ricorso basato sulla disparità di trattamento rispetto ad altri soggetti non sanzionati, affermando che ogni posizione va valutata singolarmente.
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