Un individuo, accusato di far parte di un'associazione internazionale per il traffico di stupefacenti, ha impugnato un'ordinanza di custodia cautelare, contestando sia la prova della sua partecipazione all'associazione sia la legittimità delle prove raccolte all'estero, incluse chat criptate. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la validità delle prove acquisite tramite una Squadra Investigativa Comune (JIT) e l'Ordine Europeo di Indagine, in linea con i recenti orientamenti delle Sezioni Unite, sottolineando l'efficacia degli strumenti di cooperazione giudiziaria europea.
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