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E’ ammissibile il ricorso straordinario per cassazione contro i provvedimenti di ingresso e permanenza in Italia del familiare di un minore straniero per gravi motivi legati allo sviluppo psico-fisico

L’ammissibilità del ricorso straordinario per cassazione contro i provvedimenti in questione deve essere ribadita con le precisazioni che seguono. La decisorietà dei provvedimenti camerali – tra i quali rientra quello in esame – viene ravvisata non solo nelle ipotesi in cui il giudice decida sull’attribuzione di un diritto o di uno status risolvendo un conflitto […]

Pubblicato il 03 November 2006 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

L’ammissibilità del ricorso straordinario per cassazione contro i provvedimenti in questione deve essere ribadita con le precisazioni che seguono. La decisorietà dei provvedimenti camerali – tra i quali rientra quello in esame – viene ravvisata non solo nelle ipotesi in cui il giudice decida sull’attribuzione di un diritto o di uno status risolvendo un conflitto di interessi tra due soggetti contrapposti, uno dei quali potrebbe essere la Pubblica Amministrazione, con una pronuncia suscettibile di dar luogo a un giudicato ma anche quando incida su determinate situazioni di diritto o su status come avviene nei casi in cui la tutela giurisdizionale è diretta alla composizione di un conflitto la cui situazione non comporta la prevalenza di una delle due contrapposte posizioni giuridiche ma è funzionale alla tutela dell’unico interesse coinvolto, come avviene nel caso dei provvedimenti di revisione delle condizioni inerenti all’affidamento dei figli di genitori separati ed ai rapporti patrimoniali tra i coniugi per il mantenimento della prole a norma dell’art. 9 della legge 1 dicembre 1970, n. 898, con i quali il giudice è chiamato a realizzare unicamente il miglior interesse della prole. Nel caso di specie (un cittadino marocchino chiedeva al tribunale per i Minorenni la sospensione o la revoca del provvedimento di espulsione dal territorio nazionale emesso nei suoi confronti dal Prefetto adducendo al riguardo le esigenze di tutela della salute e della crescita psico-fisica della figlia minore nata in Italia dal matrimonio da lui contratto con una cittadina marocchina) , non può negarsi la decisorietà del provvedimento il quale indice sul diritto del minore ad essere assistito da un familiare nel concorso delle condizioni richieste dalla legge e, contemporaneamente, su quello del familiare a far ingresso in Italia e a trattenervisi per prestare la dovuta assistenza: esso ha, infatti, ad oggetto non già un interesse generico del minore, ma un interesse specifico e pressante che va tutelato, se esistente, anche in deroga delle disposizioni in materia di immigrazione, ancorché per un periodo determinato. E, poiché sia l’espulsione che il ricongiungimento familiare coinvolgono direttamente diritti soggettivi, il provvedimento del giudice che decide sulla deroga ai divieti che precluderebbero l’ingresso e la permanenza del familiare non può non decidere su veri e propri diritti, paralleli e concorrenti seppur non contrapposti, del minore e del familiare e non su un mero interesse del solo minore. Inoltre il regime della revocabilità del provvedimento, che si concreta sempre in una decisione su diritti, non può che essere unitario, nel senso che l’espressa previsione di stabilità del provvedimento positivo, che è revocabile solo per fatti sopravvenuti, opera anche nei confronti del provvedimento negativo che può essere impugnato per cassazione per essere ridiscusso rebus sic stantibus, mentre la richiesta di ingresso del familiare sfornito di permesso di soggiorno può essere riproposta solo prospettando una diversa necessità di assistenza del minore. Né, infine la natura contenziosa del procedimento potrebbe incontrare ostacolo nel rilievo che la domanda di autorizzazione all’ingresso del familiare per motivi di assistenza al minore bisognoso di cure va rivolta direttamente al tribunale per i minorenni e non proposta nei confronti di una controparte in quando nel procedimento camerale che ne consegue il pubblico ministero è parte necessaria non già a garanzia dell’interesse generale dell’ordinamento ma, in considerazione degli interessi coinvolti ne giudizio, a tutela cioè della corretta applicazione delle disposizioni dettate per disciplinare il fenomeno dell’immigrazione nell’interesse dell’Amministrazione. Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza n. 22216 del 16 ottobre 2006

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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