Un imputato, condannato per estorsione, ha presentato ricorso straordinario alla Corte di Cassazione lamentando un errore di fatto nella precedente decisione di legittimità. L'errore, secondo la difesa, consisteva nella mancata percezione della decisività di una prova non ammessa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il ricorrente non contestava un errore percettivo (una svista), bensì un errore di giudizio (una valutazione errata), che non rientra nell'ambito del rimedio previsto dall'art. 625-bis c.p.p.
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