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Procedura Penale

Sequestro e periculum in mora: nuova guida Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29983/2024, ha affrontato il tema del sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata. La Corte ha stabilito che la motivazione sul periculum in mora, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni, è sempre necessaria. Tuttavia, ha chiarito che il Tribunale del Riesame può integrare la motivazione del giudice di primo grado, a condizione che questa non sia radicalmente assente. Nel caso specifico, l'appello di un indagato per spaccio è stato respinto perché la motivazione, seppur basata su un orientamento superato, era presente e il Riesame l'ha legittimamente rafforzata con elementi fattuali.
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Partecipazione associazione criminale: la Cassazione
Un individuo, accusato di essere fornitore di droga per un gruppo organizzato, ricorre in Cassazione contro la custodia in carcere. Sostiene che le singole cessioni non provino la sua partecipazione all'associazione criminale. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile perché generico, non avendo contestato gli specifici elementi probatori (intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori, stabilità del rapporto) che dimostravano un inserimento consapevole e stabile nel sodalizio, andando ben oltre la semplice vendita di stupefacenti.
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Sequestro preventivo truffa: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'ingegnere contro un'ordinanza di sequestro preventivo per truffa aggravata legata ai bonus edilizi. La Corte ha stabilito che la condotta dell'indagata, pur intervenuta in una fase avanzata, rientrava in un disegno criminoso unitario. Per disporre il sequestro preventivo per truffa è sufficiente il 'fumus boni iuris', e nel concorso di persone ogni partecipe risponde per l'intero reato.
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Sequestro Superbonus: legittimo per falsa attestazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un professionista contro un sequestro Superbonus di 464.000 euro. La sentenza stabilisce che attestare falsamente il 30% dei lavori, anche a fronte del solo acquisto di materiali, costituisce 'fumus boni iuris' per il reato di truffa aggravata. La Corte ha ritenuto legittimo il sequestro preventivo, sottolineando che l'effettiva esecuzione delle opere è condizione imprescindibile per la maturazione del credito d'imposta.
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Rimessione in termini: no se l’avvocato attende l’ultimo giorno
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un avvocato che aveva depositato un appello tardivamente, invocando la mancata connessione internet su un treno nell'ultimo giorno utile. La Corte ha stabilito che attendere l'ultimo momento per un adempimento processuale espone a rischi che ricadono sulla parte, e un impedimento temporaneo non costituisce forza maggiore tale da giustificare una rimessione in termini.
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Sequestro preventivo truffa: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un'ordinanza di sequestro preventivo per truffa aggravata. Il caso riguarda un imprenditore che, dopo aver acquisito terreni con patto di riservato dominio e non aver pagato le rate, li concedeva a una propria cooperativa per ottenere illecitamente contributi pubblici. La Corte conferma che la valutazione del fumus commissi delicti spetta al giudice di merito e il ricorso in Cassazione è limitato alla sola violazione di legge, non potendo riesaminare i fatti.
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Reato continuato: come si calcola la pena satellite?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29977/2024, chiarisce i criteri per il calcolo della pena in caso di reato continuato, confermando la necessità di motivare distintamente l'aumento per ogni reato satellite. La Corte dichiara inammissibili i ricorsi presentati da quattro imputati per rapina, furto e spaccio, ribadendo principi sulla valutazione dell'attenuante del danno lieve nella rapina e sui requisiti di specificità dei motivi di ricorso.
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Reformatio in pejus: pena più grave annullata
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che aveva aumentato la pena a un imputato durante un giudizio di rinvio. La decisione riafferma il principio del divieto di reformatio in pejus, stabilendo che la pena non può essere peggiorata se l'impugnazione è stata proposta solo dall'imputato, anche attraverso successivi gradi di giudizio.
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Concordato in appello: quando il giudice può rigettarlo
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per usura aggravata, confermando la decisione della Corte d'Appello di respingere un concordato in appello. La sentenza stabilisce che il giudice può negare l'accordo sulla pena se la ritiene non congrua, basando la sua valutazione sulla gravità dei fatti emersi nel processo, senza necessità di una motivazione autonoma e dettagliata, potendo fare riferimento agli atti del giudizio.
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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29971/2024, ha annullato con rinvio una decisione della Corte d'Appello di Torino che aveva escluso l'applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a un caso di tentata rapina aggravata e lesioni. La Suprema Corte ha chiarito che, a seguito della Riforma Cartabia, i nuovi limiti di pena consentono di valutare l'applicazione dell'art. 131-bis c.p. anche per questi reati, correggendo l'erronea interpretazione del giudice di merito.
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Pene sostitutive: no al diniego per precedenti penali
Un imputato, condannato per frode assicurativa, ricorre in Cassazione. La Corte conferma la condanna ma annulla la parte della sentenza che negava le pene sostitutive. Secondo i giudici, è contraddittorio infliggere la pena minima, indicando una bassa pericolosità, e poi negare le sanzioni alternative sulla base di una presunta elevata pericolosità desunta solo dai precedenti penali.
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Notifica nulla: quando un errore è davvero insanabile?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per furto e ricettazione, che lamentava una notifica nulla. La Corte ha stabilito che la notifica del decreto di citazione in appello al difensore anziché al domicilio eletto dall'imputato costituisce una nullità a regime intermedio, sanabile se non viene provato un concreto pregiudizio al diritto di difesa. Nel caso di specie, non essendo stata dimostrata l'impossibilità per l'imputato di conoscere l'atto, il vizio non è stato ritenuto assoluto e insanabile.
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Reato continuato pena: calcolo e limiti legali
La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio una sentenza di condanna per un errore nel calcolo della reato continuato pena. I giudici di merito avevano inflitto una pena superiore al triplo della sanzione base per il reato più grave, violando l'art. 81 c.p. La Suprema Corte ha stabilito che la Corte d'Appello, nel rideterminare la sanzione, non può partire da una pena illegale, ma deve prima ricondurla al limite legale e solo successivamente operare le eventuali riduzioni.
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Concorso di persone nel reato: la Cassazione decide
La Cassazione annulla l'assoluzione di un imputato per falso in testamento, chiarendo i limiti del concorso di persone nel reato. Anche un contributo 'post delictum' può integrare la complicità se parte di un piano criminoso unitario. Respinte le altre impugnazioni per estorsione aggravata e confermate le confische.
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Frode assicurativa: inammissibile il ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per frode assicurativa e simulazione di reato. L'uomo aveva denunciato il furto di un'auto per ottenere l'indennizzo, ma il veicolo era in realtà un rottame, mai stato nella sua disponibilità e acquistato fittiziamente. La Corte ha ribadito che il giudizio di Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo la corretta applicazione della legge, confermando la condanna.
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Ricorso inammissibile: il caso della doppia conforme
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per ricettazione di prodotti caseari. La decisione si fonda sul principio della "doppia conforme", che limita il riesame dei fatti quando due sentenze precedenti sono identiche. Il ricorso è stato respinto anche per la genericità dei motivi e la mancata richiesta di sanzioni sostitutive nei tempi previsti.
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Recidiva e concorso in furto: motivazione essenziale
Una sentenza della Corte di Cassazione analizza un caso complesso di furti seriali di pellame, estorsione e ricettazione, coinvolgente un gruppo criminale. La Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi di alcuni imputati, mentre per altri ha annullato la sentenza d'appello sul punto della recidiva. È stato ribadito il principio secondo cui l'applicazione dell'aggravante della recidiva non può essere automatica, ma richiede una motivazione specifica del giudice sulla effettiva e maggiore pericolosità sociale del reo, non essendo sufficiente il solo richiamo ai precedenti penali.
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Legittimo impedimento: annullata sentenza per imputato
La Cassazione annulla una sentenza di condanna perché l'imputato, dichiarato assente, era in realtà soggetto a obbligo di dimora in un altro comune. Questo costituisce un legittimo impedimento che il giudice doveva riconoscere d'ufficio, autorizzando la trasferta o rinviando l'udienza. La celebrazione del processo in sua assenza ha causato la nullità.
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Tentata estorsione con cambiale: minaccia di licenziamento
La Corte di Cassazione conferma la condanna per tentata estorsione a carico di un amministratore che aveva minacciato di licenziamento due dipendenti se non avessero firmato delle cambiali a titolo di 'garanzia' per eventuali ammanchi di cassa. La Corte chiarisce che la minaccia di perdere il lavoro per costringere a un'obbligazione patrimoniale non prevista contrattualmente configura il reato, poiché l'emissione della cambiale costituisce di per sé un danno economico.
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Sfregio permanente: quando è aggravante? La Cassazione
La Corte di Cassazione si pronuncia sul reato di lesioni gravissime, chiarendo la nozione di sfregio permanente. Nel caso esaminato, un uomo era stato condannato per tentata rapina e lesioni per aver colpito la vittima al volto con una bottiglia, lasciandole una cicatrice. La difesa sosteneva che la cicatrice, essendo lieve e rimovibile chirurgicamente, non integrasse l'aggravante. La Corte ha respinto questa tesi, ribadendo che lo sfregio permanente sussiste ogni volta che vi è un'alterazione irreversibile dell'armonia del viso, indipendentemente dalla possibilità di un intervento correttivo. Tuttavia, ha annullato la sentenza con rinvio per omessa motivazione su un'altra circostanza attenuante.
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