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scoli

Con il termine scolio (plurale scoli; più raro scolii; talvolta scholia, dalla traslitterazione in latino del sostantivo greco σχόλιον, plurale σχόλια) si intende un insieme di annotazioni e glosse che si trovano spesso sui margini dei codici medioevali delle opere della letteratura greca e latina. L’autore delle annotazioni è indicato come scoliaste. Frutto di secolare lavoro di commento dei testi in ambiente scolastico, questi scoli sono particolarmente preziosi per la filologia classica perché, sebbene la loro redazione sia spesso tarda, essi compendiano e incorporano molti elementi dei maggiori lavori di commento e analisi dell’età ellenistica, imperiale e bizantina (per i testi greci). Avviene così che tramite gli scoli è possibile ricostruire almeno in parte le opere dei grammatici e filologi antichi, altrimenti perdute; e molte lezioni alternative e notizie dei generi più disparati (sulla metrica, sui significati delle parole, su particolari riti o usanze e così via; per i poemi Omerici, possono contenere utili informazioni sulle altre opere del Ciclo, andate perdute) sono preservate dagli scoli, senza i quali sarebbero andate perdute. Fra le più importanti raccolte si ricordano quella degli scoli all’Iliade nel manoscritto Veneto A della Biblioteca Marciana di Venezia, scoperti da Villoison nel 1781. Sono inoltre degni di menzione gli scoli a Esiodo, Pindaro, Sofocle, Aristofane, Apollonio Rodio e Arato. Nell’ambito della letteratura latina, gli scoli più importanti sono i commenti di Servio a Virgilio, di Elenio Acrone e Pomponio Porfirione a Orazio, e di Donato a Terenzio.

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