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disuguaglianze

La disuguaglianza sociale è una differenza (nei privilegi, nelle risorse e nei compensi) considerata da un gruppo sociale come ingiusta e pregiudizievole per le potenzialità degli individui della collettività. È una differenza oggettivamente misurabile e soggettivamente percepita. Gli elementi che la compongono sono le differenze oggettive esistenti, ossia il possesso minore o maggiore di risorse socialmente rilevanti. Le differenze sono conseguenza dell’azione di meccanismi di selezione sociale più che del merito e sono interpretate dai soggetti e dai gruppi sfavoriti (o da coloro che li rappresentano) come ingiuste; il ritenersi vittima di ingiusta discriminazione è una compononente soggettiva. È quindi importante distinguere tra differenza e disuguaglianza sociale. Se la prima è il contrario del concetto di assimilazione, la seconda corrisponde all’esatto contrario di uguaglianza sociale. La sociologia affronta il tema della disuguaglianza sociale elaborando due distinte interpretazioni, entrambe valide ed ineliminabili: L’interpretazione valutativa consiste nello studio dell’ordine, della divisione del lavoro e della stratificazione sociale. Per es. la posizione di amministratore delegato di una grande azienda è molto elevata; l’individuo sarà collocato nella fascia medio alta della gerarchia sociale. L’interpretazione politica consiste nello studio degli interessi e del potere e spiega la disuguaglianza con la differenza di potere; quindi con un’ingiustizia di fondo. L’urbanistica ha forti, precise responsabilità nell’aggravarsi delle disuguaglianze. Siamo di fronte a una nuova questione urbana che è causa non secondaria della crisi che oggi attraversano le principali economie del pianeta.

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