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Vizio di motivazione: la Cassazione cassa la sentenza

Con la sentenza n. 34598/2019, la Corte di Cassazione (Sez. V Civile) ha cassato con rinvio una decisione della Commissione Tributaria Regionale. Il caso riguardava la valutazione di un’area edificabile ai fini ICI. La Corte ha riscontrato un vizio di motivazione, poiché il giudice di merito aveva omesso di esaminare un fatto storico decisivo: il contenuto di una perizia dell’Agenzia del Territorio, che menzionava specifici limiti all’edificazione. La CTR si era limitata ad affermare che il valore fosse ‘al lordo’ delle riduzioni, senza verificare se la stima avesse già ponderato i vincoli esistenti, violando così l’obbligo di esaminare gli elementi probatori decisivi.

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Pubblicato il 8 luglio 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34598/2019, offre un’importante lezione sul vizio di motivazione nel processo tributario. La pronuncia chiarisce quando l’omissione nell’analisi di un documento chiave, come una perizia, non costituisce una semplice valutazione di merito insindacabile, ma un vero e proprio errore procedurale che porta all’annullamento della sentenza. Vediamo insieme i dettagli del caso e i principi affermati.

Il caso: una controversia sul valore di un’area edificabile

Una società S.r.l. aveva impugnato un avviso di accertamento ICI per gli anni 2007 e 2008, relativo a un terreno edificabile. Il Comune aveva determinato il valore sulla base di un proprio regolamento, come consentito dalla legge (art. 59, d.lgs. 446/1997).

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale aveva parzialmente accolto il ricorso della società, riducendo il valore dell’area. Il Comune aveva quindi proposto appello alla Commissione Tributaria Regionale (CTR), la quale lo aveva rigettato. La CTR aveva basato la sua decisione su una stima prodotta dall’Agenzia del Territorio, ritenendo che i valori in essa contenuti fossero prevalenti e che a questi dovessero applicarsi ulteriori riduzioni per le aree soggette a un piano di intervento.

Il ricorso in Cassazione e il vizio di motivazione

Il Comune ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, un vizio di motivazione ai sensi dell’art. 360, n. 5, c.p.c. In particolare, il ricorrente sosteneva che la CTR avesse errato in due punti cruciali:

1. Affermazione apodittica: La CTR aveva affermato che i valori della perizia dell’Agenzia fossero da intendersi ‘al lordo’ delle riduzioni, senza però esaminare il contenuto effettivo della perizia.
2. Omesso esame: Il Comune aveva trascritto nel proprio ricorso (assolvendo all’onere di autosufficienza) le parti della perizia in cui si menzionavano esplicitamente alcuni limiti all’edificazione. Questo ‘fatto storico’ decisivo, ovvero il contenuto della perizia, non era stato esaminato dalla CTR, che si era fermata a un’affermazione superficiale.

In sostanza, il giudice d’appello non aveva verificato se la stima dell’Agenzia avesse già tenuto conto dei vincoli urbanistici nel determinare il valore, un passaggio logico fondamentale per decidere se applicare o meno ulteriori riduzioni.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondati i motivi relativi all’omesso esame. Gli Ermellini hanno ribadito l’interpretazione restrittiva del vizio di motivazione dopo la riforma del 2012. Oggi, non è più possibile contestare la ‘sufficienza’ della motivazione, ma solo la sua totale mancanza (motivazione apparente) o, appunto, ‘l’omesso esame circa un fatto storico decisivo’.

Nel caso specifico, il ‘fatto storico decisivo’ era il contenuto della perizia dell’Agenzia del Territorio. La CTR non lo ha esaminato. Si è limitata a un’affermazione generica senza confrontarsi con il dato testuale che il Comune le aveva sottoposto. Questo comportamento non integra una valutazione di merito, ma una vera e propria omissione procedurale.

Le motivazioni

La Corte spiega che il controllo previsto dal nuovo n. 5) dell’art. 360 c.p.c. riguarda proprio l’omesso esame di un fatto storico, la cui esistenza risulti dal testo della sentenza o dagli atti processuali, che sia stato oggetto di discussione e che abbia carattere decisivo. La CTR, omettendo di analizzare il dato extratestuale (la perizia, come trascritta nel ricorso), ha violato questo principio. I giudici di appello non hanno esplicitato le ragioni per cui la valutazione dell’Agenzia dovesse ritenersi ‘al lordo’ delle riduzioni, nonostante le indicazioni contrarie presenti nel documento stesso. Questa mancanza rende la motivazione nulla, poiché non permette di comprendere il ragionamento logico seguito per arrivare alla decisione.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un monito importante sia per le parti processuali che per i giudici di merito. Per le parti, evidenzia l’importanza cruciale dell’onere di autosufficienza: è fondamentale trascrivere nei propri atti i documenti e i passaggi rilevanti per non precludersi la possibilità di far valere un vizio in Cassazione. Per i giudici, riafferma che la motivazione non può essere una formula di stile. Deve dare conto dell’esame effettivo degli elementi probatori decisivi portati alla sua attenzione. Ignorare un ‘fatto storico’ provato documentalmente e rilevante per la decisione non è un’opzione e conduce, come in questo caso, alla cassazione della sentenza.

Quando una motivazione è considerata viziata per ‘omesso esame’?
Quando il giudice ignora completamente un fatto storico, principale o secondario, che è stato oggetto di discussione tra le parti e che, se fosse stato considerato, avrebbe potuto portare a una decisione diversa. Non si tratta di una valutazione errata del fatto, ma della sua totale mancata considerazione.Qual è la differenza tra il vecchio e il nuovo vizio di motivazione?
Prima della riforma del 2012, si poteva contestare in Cassazione anche l’insufficienza o la contraddittorietà della motivazione. Oggi, il controllo è limitato ai casi più gravi: la motivazione mancante o meramente apparente (un guscio vuoto), oppure l’omesso esame di un fatto storico decisivo.

Cosa comporta, in pratica, l’accoglimento di un motivo per vizio di motivazione?
Come nel caso di specie, la Corte di Cassazione annulla (‘cassa’) la sentenza impugnata e rinvia la causa a un giudice di merito (solitamente la stessa corte d’appello in diversa composizione), che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi indicati dalla Cassazione e, soprattutto, esaminando il fatto che era stato precedentemente ignorato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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