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Responsabilità rappresentante indiretto: la Cassazione

Con la sentenza n. 34580 del 30/12/2019, la Cassazione Civile, Sez. V, ha ribadito la piena responsabilità del rappresentante indiretto per maggiori dazi e sanzioni doganali. Il caso riguardava un’errata classificazione di merce importata, soggetta a dazio antidumping. La Corte ha stabilito che la presentazione della dichiarazione doganale fonda la responsabilità solidale del rappresentante, a prescindere dalla sua effettiva conoscenza dell’irregolarità, sottolineando un preciso dovere di diligenza e controllo.

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Pubblicato il 10 luglio 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Rappresentante Indiretto: Quando Scatta e Come Evitarla

Chi opera nel commercio internazionale sa bene quanto sia cruciale la figura dello spedizioniere doganale. Spesso, questo professionista agisce come rappresentante indiretto, un ruolo che comporta oneri e doveri precisi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 34580/2019) ha fatto luce su un aspetto fondamentale: la responsabilità del rappresentante indiretto in caso di errata dichiarazione doganale. La decisione chiarisce che la responsabilità è oggettiva e sorge con la semplice presentazione della dichiarazione, anche in assenza di dolo o colpa grave.

Il Caso: Dazi Antidumping e Classificazione Errata

La vicenda nasce dall’importazione dalla Cina di una partita di carburi metallici. Una società di spedizioni, agendo come rappresentante indiretto per conto dell’azienda importatrice, ha presentato in dogana una dichiarazione classificando la merce con una specifica nomenclatura (NC 3824 30 00 90), che prevedeva un dazio del 5.3%.

Tuttavia, a seguito di un accertamento e di analisi di laboratorio, l’Agenzia delle Dogane ha contestato tale classificazione. La merce è risultata essere una miscela di carburo di tungsteno e polvere metallica, ricadente in un’altra voce doganale (TARIC 3824 30 00 10). Questa diversa classificazione comportava non solo il dazio del 5.3%, ma anche un pesante dazio antidumping supplementare del 33%.

Di conseguenza, l’Agenzia ha emesso un avviso di accertamento per i maggiori dazi dovuti e un atto di contestazione per le sanzioni amministrative, notificandoli direttamente alla società di spedizioni in qualità di rappresentante indiretto.

La Decisione della Corte: Confermata la Responsabilità del Rappresentante Indiretto

Dopo la conferma della decisione di primo grado da parte della Commissione Tributaria Regionale, la società di spedizioni ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, l’erronea classificazione tariffaria e l’assenza di un elemento soggettivo (colpa) che potesse giustificare l’irrogazione delle sanzioni.

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la piena responsabilità solidale del rappresentante indiretto. I giudici hanno stabilito che i tentativi della ricorrente di dimostrare una diversa composizione della merce costituivano un tentativo di riesame del merito dei fatti, inammissibile in sede di legittimità. La decisione della CTR, basata su analisi di laboratorio e coerente con la normativa europea, era da ritenersi corretta.

Le Motivazioni: Perché il Rappresentante è Responsabile

Il cuore della sentenza risiede nelle motivazioni che fondano la responsabilità del rappresentante indiretto. La Corte ha ribadito principi consolidati, cruciali per tutti gli operatori del settore:

1. L’Obbligazione Sorge con la Dichiarazione: L’obbligazione doganale e la relativa responsabilità solidale sorgono per il semplice fatto oggettivo di aver presentato la dichiarazione in dogana. Chi agisce come rappresentante indiretto lo fa in nome proprio, seppur per conto altrui, e questo lo rende debitore diretto nei confronti dell’erario.

2. Irrilevanza dello Stato Soggettivo: Per il soggetto che procede all’introduzione della merce (come il rappresentante indiretto), lo stato soggettivo di conoscenza o meno dell’irregolarità è irrilevante ai fini dell’obbligazione tributaria. La normativa doganale (art. 202 del Codice Doganale Comunitario) non richiede la prova della colpa per far sorgere il debito d’imposta in capo al dichiarante.

3. Dovere di Diligenza Qualificata: Il rappresentante indiretto, in quanto operatore professionale, è tenuto a un livello di diligenza qualificato (art. 1176, comma 2, c.c.). Questo dovere non si esaurisce nella mera compilazione dei moduli, ma si estende al controllo dell’esattezza delle informazioni fornite dall’esportatore e dall’importatore, proprio per evitare abusi e irregolarità.

4. Inesistenza dell’Incertezza Normativa: La Corte ha respinto anche il motivo legato a una presunta “oggettiva incertezza normativa”. Poiché la composizione della merce era stata accertata in modo chiaro dai laboratori, la corretta classificazione tariffaria non presentava ambiguità tali da giustificare un’esenzione dalla responsabilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Operatori

La sentenza 34580/2019 lancia un messaggio inequivocabile agli spedizionieri e ai rappresentanti doganali. La responsabilità del rappresentante indiretto non ammette scorciatoie. Non è possibile “scaricare” la responsabilità sull’importatore o invocare la propria buona fede se non si è agito con la massima diligenza professionale. Per tutelarsi, è fondamentale implementare procedure di controllo rigorose sulle dichiarazioni dei clienti, verificando la natura della merce e la correttezza della documentazione a supporto. Affidarsi ciecamente alle informazioni ricevute espone a rischi finanziari significativi, come dimostra il dazio antidumping del 33% applicato in questo caso.

Il rappresentante indiretto è responsabile per maggiori dazi anche se non era a conoscenza della reale natura della merce?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la responsabilità solidale sorge per il semplice fatto oggettivo di presentare la dichiarazione doganale. Lo stato soggettivo di buona fede o ignoranza dell’irregolarità non esclude l’obbligo di pagare i dazi.

Cosa deve fare il rappresentante indiretto per tutelarsi da tali rischi?
Deve agire con una diligenza professionale qualificata. Questo significa non limitarsi a riportare i dati forniti, ma estendere il proprio operato a un controllo sull’esattezza delle informazioni ricevute dall’importatore e dall’esportatore, al fine di assicurare la conformità delle operazioni doganali.

L’incertezza sulla corretta classificazione di un prodotto può escludere le sanzioni?
No, non in questo caso. La Corte ha chiarito che per invocare l’esenzione da responsabilità per “oggettiva incertezza normativa”, deve esistere un’impossibilità reale e inevitabile di individuare la norma corretta, condizione che non sussisteva nella fattispecie, data la chiara composizione della merce accertata tramite analisi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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