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Giurisprudenza Tributaria

Esterovestizione: gestione di fatto e sanzioni fiscali

Un caso di esterovestizione di una società estera, gestita di fatto in Italia da un imprenditore. La Commissione Tributaria Regionale ha confermato la residenza fiscale italiana della società, ma ha escluso la responsabilità personale dell’amministratore per le sanzioni fiscali, attribuendole esclusivamente all’ente. La Corte di Cassazione, di fronte a due ricorsi separati contro la stessa sentenza, ha disposto un rinvio procedurale per la loro trattazione congiunta.

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Querela di falso e notifica: le conseguenze fiscali

Un contribuente ha impugnato un’ingiunzione di pagamento per tasse automobilistiche, basando il ricorso su una querela di falso relativa alla firma sulla notifica dell’atto di accertamento presupposto. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la sentenza definitiva che dichiara la falsità della firma rende la notifica nulla. Di conseguenza, l’ingiunzione di pagamento successiva è stata annullata perché priva del suo atto fondamentale, con piena ragione per il contribuente.

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Cessazione materia del contendere: il caso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un giudizio tributario relativo ad accertamenti IRPEF per mancato monitoraggio fiscale di un’imbarcazione estera. La decisione si basa sulla cessazione della materia del contendere, avvenuta dopo che i contribuenti hanno aderito con successo a una procedura di definizione agevolata (‘rottamazione della cartella’), rendendo superflua una pronuncia nel merito dei motivi di ricorso.

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Compensazione spese legali: motivazione necessaria

Una società, vittoriosa in una causa contro l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, si è vista negare il rimborso delle spese legali a causa di una motivazione generica basata su “giusti motivi”. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17470/2025, ha accolto il ricorso, stabilendo che la compensazione spese legali deve essere supportata da una motivazione specifica e non apparente, annullando la decisione e rinviando il caso al giudice di merito per una nuova valutazione.

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Rimborso accise decadenza: la Cassazione chiarisce

Una società energetica ha richiesto il rimborso di accise sul gas naturale, ritenute non dovute. La Cassazione ha stabilito che, in caso di pagamento indebito fin dall’origine, il termine di decadenza biennale per la richiesta di rimborso accise decorre dalla data di ogni singolo versamento e non dalla data di una successiva sentenza chiarificatrice della Corte di Giustizia UE. La richiesta della società è stata quindi considerata tardiva per i versamenti più risalenti.

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Onere della prova frode IVA: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17847/2025, ha chiarito la ripartizione dell’onere della prova nelle frodi IVA. In caso di operazioni soggettivamente inesistenti, una volta che l’Amministrazione Finanziaria dimostra che il fornitore è una ‘società cartiera’, spetta al contribuente provare la propria buona fede. Quest’ultimo deve dimostrare di aver adottato la massima diligenza per verificare la legittimità dell’operazione, non essendo sufficiente la mera assenza di un vantaggio economico diretto. La sentenza ha quindi cassato la decisione di merito che aveva erroneamente addossato l’intero onere probatorio all’Agenzia delle Entrate.

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Rimborso IVA società non operative: la Cassazione chiarisce

L’Agenzia Fiscale negava un rimborso IVA a una società S.a.s. ritenendola non operativa. La Corte di Giustizia di secondo grado accoglieva il ricorso della società, ma la Cassazione ha cassato la sentenza. La Suprema Corte ha chiarito che, sebbene le soglie di operatività non possano da sole negare il rimborso IVA per contrasto con il diritto UE, spetta sempre al contribuente dimostrare di aver svolto un’effettiva attività economica. La Corte ha anche censurato l’errata interpretazione dei documenti da parte del giudice d’appello.

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Motivazione Apparente: Cassazione annulla sentenza

Una società bancaria si opponeva a una pretesa dell’Agenzia delle Entrate per omessa applicazione di ritenute su interessi di fondi esteri. La Commissione Tributaria Regionale emetteva una decisione contraddittoria, respingendo le tesi di entrambe le parti. La Corte di Cassazione ha annullato tale sentenza per vizio di motivazione apparente, rilevando un contrasto insanabile e incomprensibile nel ragionamento del giudice, e ha rinviato il caso per un nuovo esame.

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Estinzione processo tributario: il caso della rinuncia

Una società di servizi idrici, dopo aver impugnato degli avvisi di accertamento per mancato versamento dell’ICI su un serbatoio idrico, ha rinunciato al ricorso in Cassazione. L’Agenzia delle Entrate e il Comune hanno accettato la rinuncia. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo tributario, specificando che in questo caso non si applica la sanzione del doppio contributo unificato e che le spese legali restano a carico delle parti che le hanno anticipate.

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Diritto alla difesa: nulla la sentenza senza udienza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza tributaria perché il giudice di secondo grado aveva negato al contribuente l’udienza di discussione, richiesta durante il periodo emergenziale, senza fornire alcuna motivazione. Tale omissione costituisce una grave violazione del diritto alla difesa e del principio del contraddittorio, portando alla nullità della decisione. Il caso riguardava la contestazione di costi indeducibili a un’impresa individuale.

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Società estinta: la Cassazione sulla notifica ai soci

La Corte di Cassazione affronta il caso di una società estinta e dei suoi soci, destinatari di avvisi di accertamento. La Corte riunisce due ricorsi connessi: uno della socia contro un accertamento IRPEF per utili presunti, e uno dell’Agenzia delle Entrate contro l’annullamento di un accertamento societario. Viene stabilito che, dopo la cancellazione, si verifica un fenomeno successorio: le obbligazioni tributarie della società si trasferiscono ai soci. Pertanto, la notifica dell’accertamento ai soci è legittima, in quanto essi subentrano nei rapporti della società estinta. La sentenza di appello, che aveva annullato l’atto solo per la non retroattività di una norma, viene cassata con rinvio.

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Omessa pronuncia: la Cassazione accoglie il ricorso

Una società contesta un avviso di accertamento tributario vincendo in primo grado. La Corte d’Appello, riformando la decisione, omette di pronunciarsi sulle specifiche contestazioni di merito sollevate dalla società. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso per omessa pronuncia, cassando la sentenza e rinviando il caso al giudice d’appello per una nuova valutazione. La Suprema Corte ribadisce che il giudice ha l’obbligo di esaminare tutte le domande ed eccezioni ritualmente proposte dalle parti.

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Accertamento bancario: legittimo anche per autonomi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato la legittimità di un accertamento bancario nei confronti di una professionista. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, stabilendo che la notifica diretta dell’atto da parte dell’Agenzia delle Entrate è valida, che la mera violazione procedurale (come il trattenimento di documenti) senza un danno effettivo non invalida l’accertamento, e che la presunzione legale sui versamenti bancari si applica anche a chi opera in regime di contabilità semplificata.

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Omessa pronuncia: la Cassazione annulla la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di secondo grado per omessa pronuncia. I giudici d’appello avevano dichiarato inammissibile un ricorso senza esaminare i motivi specifici, basando la loro decisione su fatti ed atti completamente estranei alla controversia. La Suprema Corte ha ravvisato una violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato, rinviando la causa al giudice di merito per una nuova valutazione.

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Deduzione costi figli: non ammessa per professionisti

Un professionista, a seguito di un accertamento fiscale per omessa dichiarazione dei redditi, si era visto riconoscere dal giudice di merito il diritto a dedurre dal reddito il 50% delle spese per il mantenimento dei figli. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la deduzione costi figli non è ammissibile per i redditi da lavoro autonomo. Queste spese, infatti, sono di natura personale e non rispettano il principio di inerenza all’attività professionale, requisito fondamentale per la deducibilità di un costo. La Corte ha distinto nettamente tra deduzione di un costo e detrazione per carichi di famiglia.

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Raddoppio termini accertamento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16613/2025, interviene sul tema del raddoppio termini accertamento per capitali detenuti all’estero. Un contribuente era stato accertato per redditi non dichiarati su conti in paradisi fiscali. La Corte ha stabilito che la norma sul raddoppio dei termini ha natura procedurale e, quindi, si applica retroattivamente anche a periodi d’imposta precedenti alla sua entrata in vigore. Al contrario, la presunzione legale di evasione ha natura sostanziale e non è retroattiva. L’Amministrazione Finanziaria può comunque provare l’evasione usando presunzioni semplici, basate sui medesimi fatti.

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Finanziamenti soci: quando sono ricavi in nero?

Una società ha ricevuto ingenti finanziamenti soci da persone con redditi dichiarati inadeguati a giustificare tali somme. L’Agenzia delle Entrate ha riqualificato questi versamenti come ricavi non dichiarati, procedendo con un accertamento induttivo. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità dell’operato del Fisco, stabilendo che in assenza di prove sulla lecita provenienza dei fondi, i finanziamenti soci sproporzionati rispetto alla capacità economica dei soci creano una presunzione di evasione fiscale, con inversione dell’onere della prova a carico del contribuente.

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Carenza di interesse ad agire: ricorso inammissibile

La Cassazione stabilisce la carenza di interesse ad agire del contribuente che impugna il silenzio-rifiuto su un’istanza di riconoscimento di un credito IVA mai contestato dall’Agenzia delle Entrate. Se il Fisco non nega il credito, ma il contribuente omette di riportarlo in dichiarazione, non sussiste un atto impugnabile, rendendo il ricorso inammissibile.

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Responsabilità del liquidatore: società estinta e debiti

Un liquidatore ha impugnato un avviso di accertamento fiscale notificato a una società già cancellata dal registro delle imprese. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché la società, essendo estinta, non aveva più capacità processuale. Tuttavia, ha confermato la sussistenza della personale responsabilità del liquidatore per non aver saldato i debiti fiscali con il patrimonio sociale prima di chiudere la liquidazione, chiarendo la natura e i presupposti di tale obbligazione.

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Società estinta: la Cassazione sulla notifica ai soci

La Corte di Cassazione ha esaminato due ricorsi riuniti riguardanti accertamenti fiscali notificati a una società estinta e ai suoi soci. La società era stata cancellata dal Registro delle Imprese nel 2012. La Corte ha stabilito che la normativa del 2014 (D.Lgs. 175/2014), che estende a cinque anni il termine per l’accertamento nei confronti delle società estinte, non ha efficacia retroattiva. Di conseguenza, non può essere applicata a società la cui cancellazione è avvenuta prima della sua entrata in vigore. La sentenza impugnata, che aveva erroneamente applicato tale norma retroattivamente, è stata cassata con rinvio alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame della controversia.

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