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Giurisprudenza Tributaria

Specificità motivi appello: basta reiterare i motivi?
Una società in fallimento si è vista dichiarare inammissibile l'appello contro un avviso di accertamento perché ritenuto meramente ripetitivo delle difese iniziali. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25813/2024, ha ribaltato la decisione, affermando che la riproposizione delle proprie ragioni è sufficiente a soddisfare il requisito della specificità dei motivi d'appello, a condizione che da essa emerga una critica chiara e inequivocabile alla decisione di primo grado.
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Legittimazione socio: chi contesta l’accertamento?
L'ordinanza analizza il caso della legittimazione di un socio a impugnare un avviso di accertamento notificato alla società, dopo che le quote di quest'ultima sono state sottoposte a sequestro preventivo e affidate a un custode giudiziario. A causa della particolare rilevanza della questione, la Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una trattazione approfondita, senza ancora decidere nel merito. L'Amministrazione finanziaria contestava proprio la legittimazione del socio, ritenendo che solo il custode potesse agire.
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Accertamento induttivo: quando è legittimo?
Una società in fallimento ha contestato un avviso di accertamento basato sul metodo induttivo. La Corte di Cassazione ha respinto le doglianze relative alla violazione del contraddittorio preventivo e alla determinazione del reddito, confermando che in caso di accertamento induttivo l'onere della prova grava sul contribuente. Tuttavia, ha accolto il ricorso sul punto delle sanzioni, cassando la sentenza per omessa pronuncia sulla richiesta di applicare il più favorevole principio del 'favor rei' a seguito di modifiche normative.
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Legittimazione socio: sequestro quote e ricorso fiscale
Un'ordinanza interlocutoria della Cassazione esamina il caso della legittimazione del socio, ex amministratore di una S.r.l. fallita, a impugnare un avviso di accertamento fiscale. La questione centrale riguarda il suo diritto di agire dopo che le quote societarie sono state sottoposte a sequestro preventivo e un custode giudiziario è stato nominato. Data la rilevanza del tema, la Corte ha rinviato la causa a una pubblica udienza per la decisione finale.
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Correzione errore materiale: spese legali non dovute
Un ente religioso ha richiesto la correzione errore materiale di un'ordinanza della Cassazione che lo condannava a pagare le spese legali a una società rimasta non costituita nel giudizio. La Corte ha accolto l'istanza, eliminando la condanna alle spese, riconoscendo la svista e chiarendo che tale procedura non prevede la liquidazione di ulteriori spese.
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Principio di competenza: la consegna fisica è decisiva
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25788/2024, ha stabilito un punto fermo sul principio di competenza fiscale. Una società produttrice di macchinari aveva registrato i ricavi nell'anno in cui i beni erano stati resi disponibili nel proprio magazzino, prima della spedizione e montaggio presso il cliente. L'Agenzia delle Entrate ha contestato tale prassi. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell'Agenzia, chiarendo che, ai fini fiscali, la 'consegna' che determina il momento di imputazione del ricavo per la vendita di beni mobili coincide con il trasferimento della disponibilità materiale del bene, ovvero quando questo esce fisicamente dalla sfera del venditore. La mera comunicazione della disponibilità al ritiro non è sufficiente.
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Notifica morte procuratore: le regole della Cassazione
Un contribuente ha impugnato un avviso di accertamento per una plusvalenza non dichiarata. Dopo aver vinto in primo grado, l'Amministrazione Finanziaria ha proposto appello. Nel frattempo, l'unico difensore del contribuente è deceduto. La notifica dell'appello è stata quindi effettuata direttamente alla residenza del contribuente. Quest'ultimo ha contestato la validità della notifica sostenendo che doveva avvenire presso il domicilio eletto. La Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la notifica morte procuratore rende inefficace l'elezione di domicilio, legittimando la notifica eseguita personalmente alla parte.
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Amministratori di fatto: prova e onere fiscale
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'Agenzia delle Entrate contro due contribuenti accusati di essere amministratori di fatto di una società considerata 'schermo'. L'ordinanza stabilisce che l'onere di provare il ruolo di amministratore di fatto e la natura fittizia della società grava interamente sull'amministrazione finanziaria. Inoltre, la Corte ribadisce che non può riesaminare nel merito le prove già valutate dai giudici di primo e secondo grado, se la loro motivazione è logica e sufficiente, respingendo così il tentativo del Fisco di ottenere una terza valutazione dei fatti.
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Principio di competenza: quando si realizza la consegna?
Una società produttrice di macchinari ha imputato i ricavi all'anno in cui i beni erano pronti nel proprio magazzino. L'Agenzia Fiscale ha contestato tale operato, sostenendo che i ricavi dovessero essere riconosciuti al momento della consegna fisica l'anno successivo. La Corte di Cassazione, applicando il principio di competenza, ha dato ragione all'Amministrazione Finanziaria, chiarendo che la 'consegna' ai fini fiscali coincide con il trasferimento materiale del bene e non con la mera messa a disposizione.
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Iscrizione ipotecaria senza preavviso: no risarcimento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25755/2024, ha stabilito che un'iscrizione ipotecaria, sebbene illegittima per mancata comunicazione preventiva, non genera automaticamente il diritto al risarcimento del danno. È necessario che il contribuente dimostri anche la colpa dell'Agente della riscossione. Nel caso specifico, la colpa è stata esclusa poiché l'ente ha agito secondo la normativa vigente all'epoca dei fatti, prima che l'obbligo di preavviso fosse consolidato per via legislativa e giurisprudenziale.
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Definizione agevolata: stop al processo e spese compensate
Una contribuente, dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio contro un avviso di accertamento fiscale, ricorre in Cassazione. Durante il procedimento, aderisce alla definizione agevolata delle liti pendenti. La Corte Suprema, prendendo atto della scelta, dichiara l'estinzione del giudizio per sopravvenuta carenza di interesse e dispone la compensazione integrale delle spese legali. La decisione si fonda sul principio che imporre il pagamento delle spese disincentiverebbe l'adesione a tali strumenti di pacificazione fiscale.
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Saldo di cassa negativo: prova di ricavi in nero
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25750/2024, ha stabilito che un saldo di cassa negativo costituisce una presunzione legale di ricavi non contabilizzati. Di conseguenza, l'onere di provare che le somme utilizzate per coprire le spese non derivano da attività imponibili si sposta sul contribuente. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente attribuito all'Agenzia delle Entrate l'onere di fornire ulteriori prove oltre alla conclamata anomalia contabile.
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Tassazione previdenza integrativa: la riliquidazione
Un contribuente ha richiesto il rimborso dell'Irpef versata su una prestazione di previdenza integrativa, contestando la riliquidazione dell'imposta da parte dell'Agenzia delle Entrate. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per i cosiddetti "vecchi iscritti" a fondi pensione, la cui posizione è cessata prima del 1° gennaio 2007, si applica il regime di tassazione della previdenza integrativa vigente al momento della maturazione dei montanti (ante 2007) e non le normative successive. La riliquidazione è stata quindi ritenuta un atto legittimo.
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Accertamento induttivo: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25744/2024, ha confermato la legittimità di un accertamento induttivo a carico di una società la cui contabilità è stata ritenuta gravemente inattendibile. La Corte ha chiarito che l'assenza di liste inventariali e altre anomalie documentali giustificano il ricorso a presunzioni per la ricostruzione dei ricavi. Tuttavia, ha accolto il motivo relativo alle sanzioni, stabilendo l'applicazione retroattiva della normativa più favorevole (principio del favor rei) sopravvenuta in corso di causa.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato
Una contribuente, dopo aver ricevuto un avviso di accertamento per somme percepite dall'ex-coniuge, ha impugnato la decisione fino in Cassazione. Successivamente, ha presentato una rinuncia al ricorso. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio, compensando le spese e chiarendo che in caso di rinuncia al ricorso non è dovuto il raddoppio del contributo unificato, in quanto misura sanzionatoria non applicabile estensivamente.
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Onere della prova titolarità: chi deve dimostrarlo?
Una società concessionaria autostradale ha impugnato degli avvisi di accertamento per il pagamento di un canone di occupazione di suolo pubblico (COSAP) relativo a un sovrappasso. In corso di causa, la società ha contestato la proprietà della strada da parte del Comune. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni dei gradi inferiori, ha stabilito che l'onere della prova titolarità del bene spetta all'ente impositore (il Comune) e che la contestazione di tale titolarità costituisce una mera difesa, non soggetta a preclusioni temporali, in quanto attiene al merito della pretesa.
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Raddoppio dei termini: quando si applica al socio?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25726/2024, ha stabilito che il raddoppio dei termini per l'accertamento fiscale si applica anche al socio di una società di persone quando emergono fatti che comportano l'obbligo di denuncia penale a carico della società, indipendentemente dall'effettiva presentazione della denuncia. La Corte ha inoltre precisato che non sussiste litisconsorzio necessario quando il socio solleva eccezioni di carattere personale, come la decadenza dei termini.
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Definizione agevolata: come estingue il processo
La Corte di Cassazione dichiara estinto un processo tributario a seguito della richiesta di definizione agevolata da parte di un contribuente. Il caso riguardava un accertamento per maggiori utili extracontabili di una S.r.l. imputati al socio. L'adesione alla procedura e il pagamento della prima rata hanno comportato la cessazione della materia del contendere, chiudendo definitivamente la lite con il Fisco.
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Saldo di cassa negativo: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25676/2024, ha stabilito che la presenza di un saldo di cassa negativo in contabilità costituisce una presunzione di ricavi non dichiarati. Tale anomalia inverte l'onere della prova, ponendo a carico del contribuente il compito di dimostrare la provenienza delle somme utilizzate per coprire le spese eccedenti gli introiti registrati. La Corte ha inoltre annullato la sentenza di merito per motivazione apparente riguardo la deducibilità di alcuni costi.
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Tassazione rifiuti speciali: la Cassazione decide
Una società operante nel settore del commercio all'ingrosso ha contestato gli avvisi di accertamento per la tassa rifiuti (TARES e TARI) emessi da un Comune, sostenendo il proprio diritto all'esenzione per le aree in cui vengono prodotti e gestiti autonomamente rifiuti speciali, in particolare imballaggi terziari. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della società, ha stabilito che la commissione tributaria regionale aveva errato nel non distinguere adeguatamente la natura dei rifiuti. La Suprema Corte ha chiarito che per le superfici dove si producono in via prevalente e continuativa rifiuti speciali, come gli imballaggi terziari non assimilabili agli urbani, l'azienda ha diritto all'esclusione dalla componente variabile della tassa, a condizione di provare l'avvio a recupero o smaltimento autonomo. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata sui corretti principi in materia di tassazione rifiuti speciali.
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