La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34482/2019, ha affrontato il tema della responsabilità fiscale di una società per gli atti illeciti del proprio amministratore. Nel caso di specie, una società sosteneva di non dover rispondere dell’evasione fiscale poiché l’amministratore aveva agito nel proprio esclusivo interesse. La Corte ha rigettato questa tesi, riaffermando il principio di immedesimazione organica, secondo cui gli atti dell’amministratore, anche se fraudolenti, sono imputati alla società se questa ne ha tratto un vantaggio, anche indiretto (come il risparmio d’imposta). Tuttavia, la Corte ha annullato la sentenza d’appello per un vizio di motivazione, in quanto i giudici avevano basato la loro decisione su fatti diversi da quelli contestati nell’avviso di accertamento.
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