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Giurisprudenza Tributaria

Esenzione IMU Enti: No se l'immobile è in affitto

Con la sentenza n. 34602 del 30/12/2019, la Corte di Cassazione, Sez. V Civile, ha negato l’esenzione IMU a un’Agenzia per l’edilizia popolare. Il caso riguardava la richiesta di rimborso dell’imposta versata per l’anno 2012 su immobili destinati a edilizia sociale. La Corte ha stabilito che l’esenzione IMU per enti non commerciali, prevista dall’art. 7, lett. i) del D.Lgs. 504/1992, richiede un doppio requisito: l’utilizzo diretto dell’immobile da parte dell’ente e la destinazione esclusiva ad attività non lucrative. Poiché l’Agenzia affittava gli immobili a terzi, sebbene a canone calmierato, viene a mancare il requisito dell’utilizzo diretto, rendendo l’imposta dovuta.

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Notifica avviso classamento: la prova spetta al Fisco

Con la sentenza n. 34600 del 30/12/2019, la Cassazione Civile, Sez. 5, ha stabilito che la notifica di un avviso di classamento è inesistente se l’amministrazione finanziaria non fornisce la prova certa dell’avvenuta consegna. Nel caso di specie, un documento interno dell’Agenzia che attestava la restituzione del plico per ‘destinatario sconosciuto’ è stato considerato prova del fallimento della notifica. Di conseguenza, l’onere della prova grava interamente sul Fisco e, in sua assenza, l’atto presupposto si considera mai notificato e può essere impugnato unitamente all’atto successivo.

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Valore aree edificabili ICI: come si determina?

La Cass. Civ., Sez. 5, n. 34596 del 30/12/2019 affronta il tema del corretto calcolo del valore aree edificabili ICI. Un Comune aveva accertato un valore superiore a quello dichiarato da una società, che si basava su una perizia per la trasformazione aziendale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, stabilendo che la base imponibile ICI si fonda sul valore venale di mercato, desumibile da parametri oggettivi (zona, indice edificabilità) e non da perizie interne alla società. I valori predeterminati dal Comune con regolamento costituiscono una presunzione legale che il contribuente deve superare.

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Vizio di motivazione: la Cassazione cassa la sentenza

Con la sentenza n. 34598/2019, la Corte di Cassazione (Sez. V Civile) ha cassato con rinvio una decisione della Commissione Tributaria Regionale. Il caso riguardava la valutazione di un’area edificabile ai fini ICI. La Corte ha riscontrato un vizio di motivazione, poiché il giudice di merito aveva omesso di esaminare un fatto storico decisivo: il contenuto di una perizia dell’Agenzia del Territorio, che menzionava specifici limiti all’edificazione. La CTR si era limitata ad affermare che il valore fosse ‘al lordo’ delle riduzioni, senza verificare se la stima avesse già ponderato i vincoli esistenti, violando così l’obbligo di esaminare gli elementi probatori decisivi.

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Immobile inagibile ICI: la riduzione spetta sempre

Con la sentenza n. 34597 del 30/12/2019, la Corte di Cassazione, Sez. V Civile, ha stabilito un principio cruciale in materia di ICI per gli immobili inagibili. Il caso riguarda un’azienda a cui era stata negata la riduzione del 50% dell’imposta perché non aveva presentato una preventiva richiesta formale. La Suprema Corte ha chiarito che, se l’inagibilità dell’immobile è già nota al Comune attraverso documenti in suo possesso, la riduzione spetta di diritto. Questa decisione sul tema ‘immobile inagibile ICI’ rafforza il principio di collaborazione e buona fede tra fisco e contribuente, affermando che l’ente impositore non può ignorare fatti di cui è già a conoscenza.

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Edificabilità terreno: quando si paga l'ICI?

Con la sentenza n. 34599 del 30/12/2019, la Cassazione Civile, Sez. 5, ha stabilito che l’edificabilità di un terreno ai fini ICI si basa sulla sua qualificazione nel Piano Regolatore Generale (PRG), non sull’uso effettivo. Anche se un’area è destinata a verde pubblico o ha vincoli cimiteriali, la sua natura edificabile ai fini fiscali non viene meno. Tali vincoli possono incidere sulla determinazione del valore venale, ma non sulla classificazione del terreno stesso. La Corte ha rigettato il ricorso dei contribuenti, confermando che l’onere di dimostrare la mancanza di edificabilità spetta a chi la contesta.

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Elusione fiscale leveraged buyout: la Cassazione

La Cass. Civ., Sez. 5, n. 34595 del 30/12/2019, ha stabilito che un’operazione di elusione fiscale leveraged buyout si configura quando manca una valida ragione economica. La Corte ha rigettato il ricorso di una società, confermando che l’onere di provare la sostanza economica dell’operazione, volta a dedurre oneri finanziari (push down del debito), spetta al contribuente e non basta un generico riferimento a modelli finanziari leciti.

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ICI su immobile pignorato: chi paga il conto?

Con la sentenza n. 34593 del 30/12/2019, la Corte di Cassazione, Sez. V Civile, ha stabilito un principio fondamentale in materia di ICI su immobile pignorato. Un contribuente, il cui bene era stato sottoposto a pignoramento, si opponeva a un avviso di accertamento ICI, sostenendo di non essere più il soggetto passivo del tributo. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che il pignoramento non priva il proprietario del suo diritto, ma impone solo dei vincoli. L’obbligo di versare l’imposta cessa unicamente con l’emissione del decreto di trasferimento a seguito dell’espropriazione, non prima.

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ICI contratto preliminare: chi paga le tasse?

Con la sentenza n. 34592 del 30/12/2019, la Corte di Cassazione, Sez. V, ha stabilito un principio fondamentale in materia di ICI e contratto preliminare. Il caso riguardava la richiesta di pagamento dell’imposta da parte di un Comune nei confronti di un promissario acquirente. La Corte ha chiarito che l’obbligo tributario sorge solo con il trasferimento effettivo della proprietà, che, in caso di contenzioso, coincide con il passaggio in giudicato della sentenza costitutiva ex art. 2932 c.c., e non con la mera stipula del preliminare o con la detenzione anticipata dell’immobile.

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Cessazione materia del contendere e definizione agevolata

La Cass. Civ., Sez. V, n. 34588 del 30/12/2019, chiarisce che l’adesione a una definizione agevolata da parte del contribuente, con relativo pagamento, determina la cessazione della materia del contendere nel giudizio pendente. Nel caso di specie, una società importatrice aveva impugnato un avviso di sanzione dell’Agenzia delle Dogane. Durante il giudizio di Cassazione, avendo aderito alla ‘rottamazione’, la Corte ha dichiarato estinto il processo, compensando le spese.

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Onere probatorio rimborso: la collaborazione conta

Con la sentenza n. 34589/2019, la Cassazione Civile, Sez. 5, ha stabilito che la produzione di documenti in giudizio sana la precedente omissione nella fase amministrativa. L’onere probatorio del rimborso IVA si considera assolto se le prove vengono fornite durante il processo, in virtù del principio di collaborazione tra contribuente e Fisco.

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Appello incidentale tardivo: le conseguenze

Con la sentenza n. 34590/2019, la Cassazione Civile, Sez. V, chiarisce le conseguenze di un appello incidentale tardivo. Il caso riguarda una società che, dopo aver proposto un appello principale (poi dichiarato inammissibile), ne proponeva uno incidentale. La Corte ha stabilito che la proposizione del primo appello fa decorrere il termine breve per impugnare, rendendo il successivo appello incidentale, depositato oltre tale termine, inammissibile per tardività e confermando la decisione di primo grado.

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Mancata dichiarazione di denaro: la sentenza

Una cittadina ucraina è stata sanzionata per aver tentato di esportare 100.000 euro senza la prescritta dichiarazione doganale. In appello, ha invocato lo stato di necessità a causa della guerra, l’ignoranza della legge e la barriera linguistica. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, confermando la sanzione. I giudici hanno stabilito che lo stato di necessità non era applicabile in Italia e che l’ignoranza della legge era inescusabile, data l’ingente somma e la presenza di avvisi multilingue alla frontiera. La corte ha ritenuto corretta la procedura e congrua la sanzione per la mancata dichiarazione di denaro.

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Prescrizione crediti fiscali: quando si interrompe?

Un contribuente si opponeva a un’iscrizione ipotecaria sostenendo l’avvenuta prescrizione crediti fiscali. Il Tribunale ha respinto il ricorso, stabilendo che diverse intimazioni di pagamento e un pignoramento presso terzi, ritualmente notificati, avevano efficacemente interrotto il decorso del termine di prescrizione, mantenendo così valido il debito.

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Iscrizione a ruolo appello: errore e inammissibilità

Un contribuente appella una decisione relativa alla prescrizione di un debito tributario. Tuttavia, a causa del mancato pagamento del contributo unificato, il tentativo di iscrizione a ruolo appello fallisce. La Corte d’Appello dichiara l’impugnazione improcedibile, affermando che l’errore è imputabile esclusivamente all’appellante, nonostante la cancelleria abbia comunicato tardivamente il rifiuto.

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Ripetizione indebito addizionale accise energia elettrica

Il Tribunale accoglie la domanda di ripetizione di indebito per somme pagate a titolo di addizionale provinciale sull’accisa dell’energia elettrica, dichiarando l’illegittimità della norma nazionale per contrasto con la Direttiva Europea 2008/118/CE in quanto non persegue una finalità specifica. Viene, inoltre, dichiarata l’infondatezza delle eccezioni di improcedibilità sollevate dalla convenuta.

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Annullamento debito: il silenzio vale come assenso

Una sentenza della Corte d’Appello chiarisce il meccanismo di annullamento del debito tramite silenzio assenso. Se l’Agente della Riscossione non trasmette l’istanza di sgravio del contribuente all’ente creditore entro i termini, e quest’ultimo non risponde entro 220 giorni, il debito si considera annullato di diritto. La Corte ha respinto l’appello dell’Agente, confermando che l’intimazione di pagamento è il primo atto impugnabile in assenza di prova della notifica della cartella originaria.

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Prescrizione crediti erariali: 5 anni sono il limite

La Corte di Appello ha annullato un’intimazione di pagamento, confermando la prescrizione dei crediti erariali sottostanti. La sentenza stabilisce che il termine di prescrizione è di cinque anni dalla notifica della cartella di pagamento originale. Se l’ente di riscossione non agisce entro questo lasso di tempo, il debito si estingue, e le successive intimazioni sono nulle, anche se la prima non è stata impugnata.

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Amministratore di una società di capitali e incompatibilità

Sussiste l’assoluta incompatibilità tra la qualità di lavoratore dipendente di una società di capitali e la carica di presidenza del consiglio di amministrazione o di amministratore unico della stessa, in quanto il cumulo nella stessa persona dei poteri di rappresentanza dell’ente sociale, di direzione, di controllo e di disciplina rende impossibile quella diversificazione delle parti del rapporto di lavoro e delle relative distinte attribuzioni che è necessaria perché sia riscontrabile l’essenziale ed indefettibile elemento della subordinazione, con conseguente indeducibilità dal reddito della società del relativo costo da lavoro dipendente.

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Confisca per equivalente nei confronti del legale rappresentante

Se è indubbio che la confisca possa essere disposta anche nei confronti di un soggetto che non ha conseguito alcun profitto e che, perciò, possa portare a un depauperamento netto del patrimonio di tale soggetto, nondimeno la stessa è pacificamente subordinata all’impossibilità di operare una confisca diretta nei confronti della società.

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