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Giurisprudenza Tributaria

Ripetizione indebito addizionale accise energia elettrica

Il Tribunale accoglie la domanda di ripetizione di indebito per somme pagate a titolo di addizionale provinciale sull’accisa dell’energia elettrica, dichiarando l’illegittimità della norma nazionale per contrasto con la Direttiva Europea 2008/118/CE in quanto non persegue una finalità specifica. Viene, inoltre, dichiarata l’infondatezza delle eccezioni di improcedibilità sollevate dalla convenuta.

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Annullamento debito: il silenzio vale come assenso

Una sentenza della Corte d’Appello chiarisce il meccanismo di annullamento del debito tramite silenzio assenso. Se l’Agente della Riscossione non trasmette l’istanza di sgravio del contribuente all’ente creditore entro i termini, e quest’ultimo non risponde entro 220 giorni, il debito si considera annullato di diritto. La Corte ha respinto l’appello dell’Agente, confermando che l’intimazione di pagamento è il primo atto impugnabile in assenza di prova della notifica della cartella originaria.

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Prescrizione crediti erariali: 5 anni sono il limite

La Corte di Appello ha annullato un’intimazione di pagamento, confermando la prescrizione dei crediti erariali sottostanti. La sentenza stabilisce che il termine di prescrizione è di cinque anni dalla notifica della cartella di pagamento originale. Se l’ente di riscossione non agisce entro questo lasso di tempo, il debito si estingue, e le successive intimazioni sono nulle, anche se la prima non è stata impugnata.

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Amministratore di una società di capitali e incompatibilità

Sussiste l’assoluta incompatibilità tra la qualità di lavoratore dipendente di una società di capitali e la carica di presidenza del consiglio di amministrazione o di amministratore unico della stessa, in quanto il cumulo nella stessa persona dei poteri di rappresentanza dell’ente sociale, di direzione, di controllo e di disciplina rende impossibile quella diversificazione delle parti del rapporto di lavoro e delle relative distinte attribuzioni che è necessaria perché sia riscontrabile l’essenziale ed indefettibile elemento della subordinazione, con conseguente indeducibilità dal reddito della società del relativo costo da lavoro dipendente.

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Confisca per equivalente nei confronti del legale rappresentante

Se è indubbio che la confisca possa essere disposta anche nei confronti di un soggetto che non ha conseguito alcun profitto e che, perciò, possa portare a un depauperamento netto del patrimonio di tale soggetto, nondimeno la stessa è pacificamente subordinata all’impossibilità di operare una confisca diretta nei confronti della società.

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Responsabilità commercialista: quando l'errore non paga

Una sentenza del Tribunale di Torino analizza la responsabilità del commercialista per il tardivo deposito di un ricorso tributario. Il Giudice ha escluso il diritto al risarcimento del cliente, poiché una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) ha accertato che il ricorso era comunque infondato e sarebbe stato respinto. L’errore del professionista (il ritardo) non è stato considerato la causa del danno, in quanto il pregiudizio economico sarebbe sorto ugualmente a causa dell’infondatezza dell’impugnazione.

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Responsabilità dei soci per il debito tributario della società estinta

Responsabilità dei soci limitatamente responsabili per il debito tributario della società estintasi per cancellazione dal registro delle imprese: la verifica del presupposto dell’avvenuta riscossione in base al bilancio finale di liquidazione, concernendo un elemento che deve essere dedotto nella fase di accertamento da indirizzarsi direttamente nei confronti dei soci, non può avere ingresso nel giudizio di impugnazione introdotto dalla società avverso l’avviso di accertamento ad essa originariamente notificato.

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La fusione per incorporazione estingue la società incorporata

La fusione per incorporazione estingue la società incorporata dalla data di cancellazione dal registro delle imprese (“cessano, infatti, per la società incorporata, la sede sociale, la denominazione, gli organi amministrativi e di controllo, il capitale nominale, le azioni o quote che lo rappresentano, e così via; in una parola, la primigenia organizzazione si dissolve e nessuna situazione soggettiva residua”); la fusione realizza una successione a titolo universale corrispondente alla successione mortis causa e produce gli effetti, tra loro interdipendenti, dell’estinzione della società incorporata e della contestuale sostituzione a questa, nella titolarità dei rapporti giuridici attivi e passivi, anche processuali, della società incorporante, che rappresenta il nuovo centro di imputazione e di legittimazione dei rapporti giuridici già riguardanti i soggetti incorporati.

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Servitù di pubblico passaggio: dehor non paga COSAP

Una società si è opposta a una richiesta di pagamento del canone COSAP per un dehor installato su un’area che sosteneva essere privata. Il Comune e il suo concessionario replicavano che sull’area gravava una servitù di pubblico passaggio. Il Tribunale ha accolto l’opposizione, annullando la richiesta di pagamento. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte del Comune, dell’esistenza di tale servitù. È stato provato, al contrario, che l’area era accessibile solo ai clienti del ristorante e non alla collettività, escludendo così la configurabilità di una ‘dicatio ad patriam’ e, di conseguenza, l’obbligo di pagare il canone.

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Giurisdizione giudice tributario: la guida completa

Un contribuente ha impugnato una cartella esattoriale sostenendo la prescrizione di un debito IRPEF e IVA. Il Tribunale Ordinario ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione, affermando che la competenza spetta alla Corte di Giustizia Tributaria. La sentenza chiarisce che ogni contestazione sulla definitività di un credito tributario, inclusa l’eccezione di prescrizione, rientra nella giurisdizione del giudice tributario, escludendo quella del giudice ordinario.

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Notifica atti tributari: valida se da poste private

Un contribuente si oppone a un’intimazione di pagamento, sostenendo la prescrizione del debito. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, confermando che la notifica atti tributari effettuata da un operatore postale privato nel 2017 era valida e idonea a interrompere la prescrizione. La sentenza si basa su consolidati orientamenti della Cassazione, chiarendo che la licenza individuale era sufficiente per tali notifiche nel periodo 2011-2017. Respinte anche le contestazioni sul calcolo del debito perché sollevate tardivamente.

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Difetto di giurisdizione: tasse auto al Giudice Tributario

Il Tribunale di Napoli, riformando una decisione del Giudice di Pace, ha dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice ordinario in una causa su tasse automobilistiche non pagate. La Corte ha ribadito che tutte le controversie sui tributi, inclusa l’opposizione a una cartella esattoriale per il bollo auto, rientrano nella competenza esclusiva del Giudice Tributario. Di conseguenza, la sentenza di primo grado è stata annullata.

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Occupazione suolo pubblico: quando è abusiva?

Un’impresa si è opposta a un avviso di accertamento per occupazione di suolo pubblico abusiva, derivante dall’aver installato teli laterali non previsti dalla concessione. Il Tribunale ha confermato la natura abusiva dell’occupazione, ma ha ridotto l’importo dovuto, stabilendo che il canone ordinario già pagato per l’anno in questione dovesse essere detratto dalla maggiore indennità richiesta dal Comune per evitare un ingiustificato arricchimento.

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Rimborso accise energia: a chi chiedere la restituzione

Una società ha citato in giudizio il proprio fornitore di energia per ottenere il rimborso delle accise provinciali, ritenute illegittime secondo il diritto dell’Unione Europea. Il Tribunale di Milano ha respinto la domanda, chiarendo un punto fondamentale: il fornitore agisce come semplice sostituto d’imposta per conto dello Stato. Di conseguenza, l’azione per il rimborso accise energia deve essere intentata direttamente contro l’ente impositore (lo Stato) e non contro la società energetica, che risulta priva di legittimazione passiva.

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Querela di falso: limiti del giudice e obiter dicta

Un contribuente avvia una querela di falso per notifiche fiscali con firme contraffatte. Il Tribunale accerta la falsità ma fa commenti incidentali (obiter dicta) sul possibile coinvolgimento del fratello del ricorrente, compensando le spese. La Corte d’Appello respinge l’impugnazione, chiarendo che gli obiter dicta non fanno parte della decisione vincolante e non possono essere appellati. Viene confermata la compensazione delle spese legali data la natura oggettiva del procedimento.

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Querela di falso: quando è inammissibile? Analisi

Un contribuente ha presentato una querela di falso contro numerose cartelle esattoriali, contestando l’autenticità di firme su avvisi di ricevimento, relate di notifica e la validità di notifiche via PEC. Il Tribunale di Roma ha dichiarato la domanda inammissibile, chiarendo che la querela di falso è uno strumento utilizzabile solo contro atti dotati di fede pubblica privilegiata. Secondo la corte, una firma illeggibile, una relata senza identificazione del ricevente o una ricevuta di consegna PEC non rientrano in questa categoria, rendendo l’azione improcedibile.

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Notifica PEC non istituzionale: quando è valida

Un contribuente ha contestato un pignoramento, sostenendo la nullità della notifica in quanto proveniente da un indirizzo PEC non ufficiale dell’Agente della Riscossione. Il Tribunale di Trento ha rigettato l’opposizione, stabilendo che la notifica PEC non istituzionale è comunque valida se consente al destinatario di comprendere l’atto e di esercitare il proprio diritto di difesa, raggiungendo così il suo scopo legale. La sentenza ha inoltre confermato la competenza del giudice ordinario per le questioni formali degli atti esecutivi.

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Impugnabilità estratto di ruolo

La Corte d’Appello, confermando la decisione del Tribunale, ha dichiarato inammissibile l’impugnazione dell’estratto di ruolo in assenza di un concreto pregiudizio per il debitore. La sentenza richiama i principi espressi dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 26283/2022 in merito all’ambito di applicazione del nuovo art. 12, comma 4-bis, d.P.R. n. 602/1973.

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Prescrizione cartelle esattoriali per tardiva costituzione

La sentenza conferma l’importanza del rispetto dei termini processuali, stabilendo che la tardiva costituzione dell’Agente della riscossione, con conseguente deposito fuori termine delle prove di notifica delle cartelle esattoriali, determina la prescrizione dei crediti.

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Fermo amministrativo e avvisi di addebito contributivi

Il caso riguarda l’opposizione a un fermo amministrativo e a diversi avvisi di addebito, contestati per vizi procedurali. Il Tribunale ha stabilito che la notifica PEC a un indirizzo non presente nei pubblici elenchi è valida se il messaggio è stato effettivamente ricevuto e il destinatario ha potuto difendersi. Inoltre, la mancata notifica della comunicazione di mora non invalida il fermo, essendo quest’ultimo una misura con finalità afflittiva e non espropriativa.

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