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Giurisprudenza Tributaria

Giudicato esterno tributario: limiti e autonomia periodi

Un contribuente, accertato per vendite in nero nel 2014 sulla base di discrepanze di magazzino, ha invocato l’efficacia di una sentenza a lui favorevole per il 2013, basata sugli stessi fatti (giudicato esterno tributario). La Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il giudicato non si estende a fatti variabili di anno in anno, ribadendo l’autonomia dei periodi d’imposta. Parallelamente, ha dichiarato inammissibile per tardività il ricorso dell’Agenzia delle Entrate relativo all’anno 2013.

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Efficacia classamento catastale: la Cassazione decide

Un Comune ha contestato la retroattività di una variazione catastale richiesta da un Consorzio di Bonifica per ottenere l’esenzione IMU. La Corte di Cassazione ha stabilito che la modifica del classamento, se richiesta dal contribuente, non è retroattiva. L’efficacia del classamento catastale ai fini fiscali decorre dall’anno successivo alla variazione, salvo il caso di correzione di un errore palese dell’Ufficio. Pertanto, per l’annualità d’imposta in questione, vale la classificazione originaria.

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Giudice del rinvio: la competenza è funzionale

La Corte di Cassazione chiarisce che la competenza del giudice del rinvio, designato a seguito di una cassazione, ha natura funzionale e inderogabile. La riassunzione del giudizio davanti a un giudice diverso da quello indicato comporta l’inammissibilità del ricorso, senza possibilità di applicare la ‘translatio iudicii’. La Corte ha rigettato il ricorso di una società che aveva erroneamente riassunto la causa presso una commissione tributaria diversa da quella designata.

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Raddoppio termini accertamento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22712/2025, interviene sul tema del raddoppio termini accertamento fiscale. Il caso riguardava un avviso di accertamento notificato oltre i termini ordinari. La Corte ha stabilito che, per giustificare il raddoppio, è sufficiente la sussistenza dell’obbligo di denuncia penale, non la sua effettiva presentazione. Il giudice tributario deve quindi compiere una valutazione ex post (‘prognosi postuma’) per verificare se gli elementi raccolti dall’Agenzia Fiscale integrassero i presupposti di tale obbligo. La Corte ha cassato la sentenza precedente per difetto di motivazione e ha rinviato il caso, escludendo però l’applicabilità del raddoppio all’IRAP.

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Omessa pronuncia e giudicato: quando il giudice tace

Una società ha impugnato un accertamento fiscale sollevando un’eccezione di giudicato basata su una precedente sentenza favorevole. Il giudice di secondo grado ha ignorato l’eccezione. La Corte di Cassazione ha stabilito che si tratta di omessa pronuncia, un vizio che invalida la sentenza. La Corte ha quindi cassato la decisione e rinviato il caso a un nuovo esame, ribadendo l’obbligo per ogni giudice di pronunciarsi su tutte le questioni sollevate dalle parti.

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Raddoppio termini accertamento: quando è legittimo?

La Cassazione ha stabilito che per il raddoppio termini accertamento è sufficiente la sussistenza dell’obbligo di denuncia penale, anche se non presentata. Il giudice tributario deve verificare ‘ex post’ i presupposti di tale obbligo, esaminando i fatti nel loro complesso. L’ordinanza chiarisce che il raddoppio non si applica all’IRAP e cassa con rinvio la decisione di merito per difetto di motivazione sulla valutazione dei presupposti.

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Operazioni inesistenti: onere della prova e indizi

Una società si è vista contestare la detrazione IVA per operazioni inesistenti nell’ambito di un complesso schema circolare di compravendita di energia. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di merito, stabilendo che l’amministrazione finanziaria può dimostrare la fittizietà delle operazioni tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, come la mancanza di una struttura aziendale. Spetta poi al contribuente fornire la prova contraria della reale esistenza delle transazioni.

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Estinzione giudizio cassazione: le conseguenze

Un contribuente ha presentato ricorso in Cassazione contro una decisione della Commissione Tributaria. La Suprema Corte, applicando la procedura semplificata, ha formulato una proposta di definizione del giudizio. A seguito del silenzio del ricorrente oltre il termine di 40 giorni, il ricorso è stato considerato rinunciato. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’estinzione giudizio cassazione, ponendo fine al procedimento e condannando il ricorrente al pagamento delle spese legali a favore dell’Agenzia delle Entrate.

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Estinzione del processo per definizione agevolata

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del processo tra l’Agenzia delle Entrate e un contribuente. La decisione si basa sulla definizione agevolata della controversia secondo la Legge n. 197/2022, documentata dall’inserimento della lite in un apposito elenco da parte dell’Agenzia stessa, senza che sia intervenuto un diniego.

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Estinzione processo tributario: la sanatoria fiscale

Il decreto analizza un caso di estinzione del processo tributario a seguito dell’adesione di una società a una procedura di definizione agevolata. La Corte di Cassazione, preso atto dell’inserimento della controversia in un elenco trasmesso dall’Agenzia delle Entrate, che attesta la regolarità della sanatoria, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda sull’applicazione della Legge n. 197/2022, che prevede tale esito in assenza di diniego da parte dell’amministrazione finanziaria, stabilendo che le spese legali restino a carico di chi le ha anticipate.

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Estinzione giudizio Cassazione: il silenzio costa caro

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio di Cassazione promosso dall’Amministrazione Finanziaria contro un contribuente. La decisione si basa sulla mancata richiesta di trattazione del ricorso da parte dell’ente impositore entro 40 giorni dalla comunicazione della proposta di definizione, configurando una rinuncia tacita all’impugnazione.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

Un decreto della Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio promosso da un ente fiscale. La causa dell’estinzione risiede nella mancata richiesta di decisione da parte dell’ente ricorrente entro il termine di quaranta giorni dalla comunicazione della proposta di definizione agevolata, configurando una rinuncia tacita al ricorso e comportando la condanna alle spese processuali.

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Operazioni inesistenti: la Cassazione e la prova

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito che aveva escluso la natura fittizia di alcune operazioni di compravendita di energia elettrica. Secondo la Suprema Corte, il giudice di secondo grado ha errato nel non considerare adeguatamente l’insieme degli elementi indiziari (prova presuntiva) forniti dall’Amministrazione Finanziaria, che suggerivano l’esistenza di operazioni inesistenti di tipo circolare e prive di logica economica. La sentenza ribadisce che, di fronte a indizi gravi, precisi e concordanti, spetta al contribuente dimostrare l’effettività e la sostanza economica delle transazioni contestate.

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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio tributario a seguito della rinuncia al ricorso presentata dall’Ente Fiscale. Il decreto chiarisce che, data la rinuncia, non si procede a una decisione sulle spese legali. La decisione si fonda sull’istituto processuale che prevede la chiusura del processo per rinuncia agli atti da parte dell’appellante.

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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio tributario

Un contribuente aveva impugnato una decisione della Commissione Tributaria Regionale dinanzi alla Corte di Cassazione. Successivamente, lo stesso contribuente ha presentato un atto di rinuncia al ricorso. La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del giudizio di legittimità, senza provvedere alla liquidazione delle spese processuali.

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IMU Consorzi di Bonifica: la Cassazione decide

In un caso riguardante l’IMU Consorzi di Bonifica, la Corte di Cassazione ha stabilito due principi chiave. Primo, una variazione catastale richiesta dal contribuente non ha efficacia retroattiva ai fini fiscali. Secondo, il giudice di merito deve pronunciarsi specificamente sulla non imponibilità di beni come argini e canali destinati a funzioni pubbliche. La Corte ha cassato la sentenza precedente e rinviato la causa per un nuovo esame su questo specifico punto.

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Raddoppio dei termini: quando è legittimo l'avviso

Una società ha ricevuto un avviso di accertamento fiscale ben oltre la scadenza ordinaria. L’Agenzia delle Entrate ha giustificato il ritardo applicando il raddoppio dei termini di accertamento, basandosi su prove di illeciti fiscali. La Corte di Cassazione ha confermato che la sola esistenza di fatti che configurano un reato tributario è sufficiente per attivare il raddoppio dei termini, indipendentemente dalla presentazione di una denuncia penale o dall’esito di un eventuale processo. Il ricorso del contribuente è stato respinto.

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Notifica atto presupposto: due ragioni per perdere

Un contribuente ha impugnato una cartella di pagamento sostenendo che fosse stata annullata in un altro giudizio e che la notifica dell’atto presupposto fosse viziata. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, evidenziando che l’appello del contribuente era inammissibile perché non contestava una delle due ragioni autonome (ratio decidendi) su cui si fondava la sentenza del giudice d’appello, ovvero la provata conoscenza dell’atto da parte del contribuente, che sanava ogni vizio di notifica.

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Motivazione apparente: sentenza fiscale annullata

Un professionista riceve un accertamento basato sugli studi di settore. La Commissione Tributaria Regionale conferma l’accertamento con una motivazione apparente, usando frasi generiche. La Cassazione annulla la sentenza, stabilendo che una decisione deve avere un ragionamento concreto e non astratto, e rinvia il caso per una nuova valutazione.

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Estinzione lite tributaria: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di una lite tributaria tra una società e l’Agenzia delle Entrate a seguito della definizione agevolata della controversia. Il decreto chiarisce che, in base alla normativa speciale (L. 197/2022), le spese del processo estinto restano a carico della parte che le ha sostenute, applicando di fatto una compensazione delle spese per legge.

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