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Giurisprudenza Tributaria

Impugnazione estratto di ruolo: la Cassazione decide

Un contribuente ha tentato l’impugnazione di un estratto di ruolo, sostenendo di aver appreso dei suoi debiti solo tramite tale documento. La Corte di Cassazione, applicando una recente modifica legislativa (art. 12, comma 4-bis, D.P.R. 602/1973), ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che non è sufficiente contestare il mero estratto, ma è necessario dimostrare un interesse concreto e attuale ad agire, cosa che il contribuente non ha fatto. La decisione finale annulla la sentenza precedente e chiude il caso, compensando le spese legali data la recente evoluzione della giurisprudenza.

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Accertamento presuntivo: OMI non basta, serve altro

La Cassazione conferma la legittimità di un accertamento presuntivo a carico di un imprenditore per la vendita di immobili a prezzo ritenuto inferiore a quello di mercato. La decisione si fonda non solo sui valori OMI, ma su un elemento presuntivo cruciale: la vendita di appartamenti simili, da parte dello stesso contribuente, a un prezzo superiore a una società terza. Questo confronto è stato ritenuto prova grave, precisa e concordante, sufficiente a giustificare la pretesa fiscale e a invertire l’onere della prova sul contribuente.

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Estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso

Un contribuente, erede di un altro soggetto, aveva impugnato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Successivamente, ha presentato un atto di rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia e visto l’art. 391 c.p.c., ha dichiarato l’estinzione del giudizio di legittimità, senza provvedere sulle spese.

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Estinzione processo tributario: il caso Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo tributario tra un’agenzia fiscale e una società estera. La decisione si basa sull’adesione della società alla definizione agevolata prevista dalla Legge n. 197/2022. Avendo la contribuente presentato domanda e versato gli importi dovuti, e in assenza di un diniego da parte dell’amministrazione, il giudizio si è concluso automaticamente, con spese a carico di chi le ha anticipate. Questa pronuncia conferma l’efficacia delle procedure di sanatoria fiscale come strumento per risolvere le liti pendenti.

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Litisconsorzio necessario nel processo tributario

La Cassazione ha annullato un intero processo tributario per violazione del litisconsorzio necessario. Un socio di una s.n.c. estinta aveva impugnato un avviso di accertamento per IVA e IRAP senza coinvolgere l’altro socio. La Corte ha stabilito che, data l’unitarietà dell’accertamento, tutti i soci dovevano essere parte del giudizio sin dall’inizio, pena la nullità insanabile. Il caso è stato rinviato al primo grado per integrare il contraddittorio.

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Imposta sulla pubblicità: legittimazione concessionario

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un consorzio operante in un centro commerciale, confermando la legittimità degli avvisi di accertamento per l’imposta sulla pubblicità emessi da una società concessionaria. La Corte ha stabilito che il concessionario del servizio di accertamento e riscossione ha piena legittimazione a stare in giudizio. Inoltre, ha ribadito che per i tributi non armonizzati, come l’imposta sulla pubblicità, non sussiste un obbligo generalizzato di contraddittorio preventivo prima dell’emissione dell’atto impositivo.

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Motivazione spese di lite: la Cassazione chiarisce

Un contribuente vince un appello contro l’Agenzia delle Entrate, ma la corte di secondo grado gli nega il rimborso delle spese legali senza fornire spiegazioni. La Corte di Cassazione interviene, annullando la decisione e riaffermando un principio fondamentale: ogni deroga alla regola per cui ‘chi perde paga’ deve essere supportata da una esplicita e logica motivazione. La sentenza sottolinea come l’assenza di una adeguata motivazione sulle spese di lite violi il diritto della parte vittoriosa, che deve essere pienamente soddisfatta.

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Autosufficienza del ricorso: Cassazione respinge appello

L’appello di un contribuente contro un’ingiunzione fiscale è stato respinto dalla Corte di Cassazione. La ragione principale del rigetto è stata la violazione del principio di autosufficienza del ricorso, poiché il ricorrente non ha allegato l’atto contestato né ne ha indicato la precisa collocazione nel fascicolo processuale. La Corte ha inoltre ribadito che una notifica è valida se raggiunge il suo scopo e che l’agente della riscossione era legittimato ad agire.

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Estinzione processo tributario: la guida completa

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un processo tributario. La controversia, originata da un ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro una società, è stata inserita in un elenco per la definizione agevolata delle liti. Poiché nessuna delle parti ha chiesto di proseguire il giudizio entro i termini, il processo si è estinto per legge, con spese a carico di chi le ha anticipate. Questa decisione conferma l’efficacia delle norme sull’estinzione processo tributario.

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Estinzione del giudizio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio promosso dall’Amministrazione Finanziaria contro una società. La decisione si basa sulla mancata richiesta di decisione del ricorso da parte dell’ente ricorrente entro il termine di 40 giorni dalla comunicazione della proposta di definizione agevolata, come previsto dall’art. 380-bis c.p.c. Di conseguenza, l’ente è stato condannato al pagamento delle spese processuali.

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Definizione agevolata: estinzione processo tributario

Una società manifatturiera, dopo aver impugnato diversi avvisi di accertamento fino alla Corte di Cassazione, ha presentato istanza di definizione agevolata ai sensi del D.L. 119/2018. Avendo adempiuto a tutti i requisiti procedurali, inclusi i pagamenti, e in assenza di un diniego da parte dell’Agenzia delle Entrate, la Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, confermando l’efficacia di questo strumento per risolvere le controversie fiscali.

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Estinzione processo tributario: definizione agevolata

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione di un processo tributario tra una società immobiliare e l’Agenzia delle Entrate. La causa si è conclusa perché la società ha aderito alla definizione agevolata (o “pace fiscale”) prevista dalla Legge n. 197/2022. L’inclusione della controversia in un apposito elenco trasmesso dall’Agenzia, senza un successivo diniego, è stata ritenuta prova sufficiente della regolarizzazione, portando alla chiusura del caso. Le spese legali rimangono a carico di chi le ha sostenute.

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Definizione agevolata: estinzione del processo in corso

La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto un processo tributario tra un Comune e una società immobiliare. La decisione si basa sull’adesione del Comune alla definizione agevolata delle controversie pendenti, come previsto dalla Legge 197/2022. Le spese legali restano a carico della parte che le ha anticipate.

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Sopravvenuto difetto di interesse: ricorso inammissibile

Una società ha impugnato il rigetto di un’istanza di disapplicazione della disciplina sulle società di comodo. Tuttavia, avendo successivamente aderito a una definizione agevolata per l’avviso di accertamento scaturito da quel rigetto, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sul principio del sopravvenuto difetto di interesse, poiché la risoluzione della controversia principale ha reso priva di scopo la lite originaria.

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Estinzione processo tributario: il decreto decisivo

Un decreto della Corte di Cassazione dichiara l’estinzione di un processo tributario tra una società e l’Agenzia delle Entrate. La decisione si basa sull’adesione a una definizione agevolata prevista da una legge del 2022. Poiché la controversia è stata inserita in un apposito elenco dall’Agenzia e non vi è stato diniego, il processo si è estinto, con spese a carico di ciascuna parte che le ha anticipate.

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Errore di fatto: Cassazione su revoca sentenza

Un contribuente riceve un avviso di accertamento. L’Agenzia delle Entrate, in un secondo momento, procede a uno sgravio parziale e chiede la cessazione parziale della materia del contendere. La Commissione Tributaria, tuttavia, dichiara erroneamente la cessazione totale. L’Agenzia ricorre per revocazione lamentando un errore di fatto. La Corte di Cassazione accoglie il ricorso, affermando che la svista percettiva del giudice su una richiesta esplicita della parte costituisce un errore di fatto che giustifica la revocazione della sentenza, e rinvia il caso per un nuovo esame.

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Rimborso spese trasferta: quando non è reddito

Un dipendente riceveva un rimborso spese trasferta giornaliero per recarsi in una sede di lavoro temporanea. L’Agenzia delle Entrate lo riteneva reddito tassabile, ma la Corte di Cassazione ha dato ragione al lavoratore. La Suprema Corte ha chiarito che il rimborso spese trasferta, se documentato, ha natura risarcitoria e non contribuisce a formare il reddito imponibile. La Corte ha inoltre accolto il ricorso del contribuente riguardo all’ingiustificata compensazione delle spese legali.

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Estinzione processo tributario: guida alla definizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo tributario tra una società consortile e l’Agenzia delle Entrate. La decisione si fonda sull’adesione della società a una procedura di definizione agevolata prevista dalla normativa fiscale, confermata dall’inserimento della controversia in un apposito elenco da parte dell’amministrazione finanziaria. Di conseguenza, il giudizio si è concluso senza una pronuncia nel merito, e le spese legali sono state poste a carico di ciascuna parte per la quota da essa anticipata.

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Estinzione processo tributario: accordo e spese

Un decreto della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze di un accordo transattivo tra un contribuente e l’Agenzia delle Entrate. A seguito della definizione agevolata della controversia e del relativo pagamento, la Corte ha dichiarato l’estinzione del processo tributario in corso, stabilendo che le spese legali restano a carico della parte che le ha anticipate, in applicazione della normativa speciale sulla tregua fiscale.

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Costi black list: prova e deducibilità in Cassazione

Una società si è vista negare la deducibilità dei costi black list derivanti da operazioni con un fornitore di Hong Kong. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, stabilendo che per la deducibilità non bastano prove formali come un certificato di iscrizione camerale. È necessario dimostrare concretamente sia l’effettiva operatività della società estera, sia un interesse economico specifico che vada oltre la mera convenienza del prezzo. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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