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Giurisprudenza Tributaria

Definizione agevolata: quando estingue il giudizio?

Un contribuente, dopo aver impugnato un avviso di accertamento fino in Cassazione, aderisce alla definizione agevolata delle liti. La Corte Suprema, prendendo atto della rinuncia implicita nell’adesione, dichiara l’estinzione del giudizio pendente. I costi restano a carico delle parti che li hanno anticipati.

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Estinzione giudizio tributario: la definizione agevolata

Una contribuente aveva impugnato un avviso di accertamento fiscale fino alla Corte di Cassazione. Durante il processo, ha aderito alla definizione agevolata delle liti. La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio tributario, stabilendo che l’adesione alla sanatoria fiscale implica una rinuncia automatica e inequivocabile al ricorso, chiudendo così la controversia.

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Esportazioni e IVA: documenti doganali e sanzioni

La Corte di Cassazione analizza un caso di accertamento IVA su esportazioni. Viene stabilito che un errore materiale nei documenti doganali non è sanzionabile se le fatture allegate sono corrette e permettono di rettificare l’errore. Tuttavia, per gli acconti su merci da esportare, la non imponibilità IVA è subordinata alla prova effettiva dell’uscita dei beni dal territorio UE, prova che spetta all’esportatore fornire.

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Esenzione ICI Abitazione Principale: nuovo rinvio

Una contribuente si è vista negare l’esenzione ICI sull’abitazione principale perché il coniuge risiedeva in un altro Comune. La Corte di Cassazione, rilevando un dubbio sulla costituzionalità della norma che richiede la residenza dell’intero nucleo familiare, ha sospeso il giudizio e ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale.

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Esenzione IMU abitazione principale: basta la residenza

La Corte di Cassazione ha concesso l’esenzione IMU per l’abitazione principale a una contribuente il cui coniuge risiedeva in un altro comune. Applicando la sentenza n. 209/2022 della Corte Costituzionale, i giudici hanno chiarito che l’unico requisito necessario è la dimora abituale e la residenza anagrafica del solo proprietario nell’immobile, rendendo irrilevante la residenza del resto del nucleo familiare. Di conseguenza, gli avvisi di accertamento sono stati annullati.

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Immobile interesse storico: la riduzione ICI è retroattiva

Un istituto di credito pubblico ha richiesto il rimborso dell’ICI versata per gli anni 2006-2009 su un immobile il cui interesse storico-artistico è stato formalmente dichiarato solo nel 2010. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che per gli immobili di proprietà pubblica, l’atto di verifica dell’interesse culturale ha natura meramente dichiarativa (ricognitiva) e non costitutiva. Di conseguenza, il beneficio fiscale per un immobile interesse storico spetta da quando l’interesse sussiste di fatto, con effetto retroattivo, e non solo dalla data del provvedimento formale. La causa è stata rinviata al giudice di secondo grado per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza

Una contribuente si oppone a un’ingiunzione di pagamento per l’ICI. La Commissione Tributaria Regionale respinge il suo appello con una motivazione estremamente generica. La Corte di Cassazione interviene, annullando la decisione per “motivazione apparente”. Secondo la Suprema Corte, una sentenza è nulla se le sue ragioni sono così vaghe da non permettere di comprendere l’iter logico seguito dal giudice, violando il diritto a una decisione giustificata. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Esenzione IMU casa coniugale: serve la residenza

Un comune ha emesso un avviso di accertamento IMU/TASI a una contribuente a cui era stata assegnata la casa coniugale, ma che risiedeva altrove. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione di merito, ha stabilito che per beneficiare dell’esenzione IMU casa coniugale sono indispensabili sia la residenza anagrafica sia la dimora abituale nell’immobile. Il solo provvedimento di assegnazione del giudice non è sufficiente a garantire l’agevolazione fiscale.

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Terreni agricoli ICI: quando prevale l'uso del suolo

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di ICI sui terreni agricoli. In un caso che vedeva contrapposti una contribuente e un Comune, la Corte ha chiarito che l’effettiva coltivazione di un terreno da parte di un imprenditore agricolo prevale sulla sua potenziale edificabilità e sulla classificazione catastale. La sentenza impugnata è stata annullata perché il giudice di merito aveva erroneamente ignorato le prove dell’attività agricola (dichiarazione IRAP e fascicolo aziendale), basando la decisione solo sul dato catastale. La causa è stata rinviata per un nuovo esame che tenga conto dell’uso reale del suolo.

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Esenzione ICI terreni agricoli: l'uso vince

Un’imprenditrice agricola si opponeva a un avviso di accertamento ICI che qualificava i suoi terreni come edificabili. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo un principio fondamentale: per l’esenzione ICI per terreni agricoli, ciò che conta è l’effettiva destinazione e conduzione agricola da parte di un soggetto qualificato, anche se il terreno è potenzialmente edificabile. La sentenza di merito è stata annullata per non aver considerato prove decisive come la dichiarazione IRAP e il fascicolo aziendale.

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Notifica atti fiscali: la data che salva dalla decadenza

Annullando una decisione di una corte tributaria regionale, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per la notifica atti fiscali. Per evitare la decadenza quinquennale, la data che conta per l’ente impositore è quella in cui l’avviso di accertamento viene consegnato al servizio postale per la spedizione, e non la data successiva di ricezione da parte del contribuente. La Corte ha inoltre censurato la sentenza d’appello per aver omesso di pronunciarsi su una specifica domanda del contribuente, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Definizione transattiva tributi per beni culturali

Una comunità religiosa impugna avvisi di accertamento ICI per immobili di interesse culturale, vedendosi negata l’agevolazione in primo e secondo grado per mancata prova del vincolo. In Cassazione, la contribuente chiede e ottiene un rinvio dell’udienza, motivandolo con la concreta possibilità di una definizione transattiva tributi con il Comune, essendo in via di completamento l’iter di verifica dell’interesse culturale. La Corte accoglie l’istanza, rinviando la causa a nuovo ruolo in vista del potenziale accordo.

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Opponibilità IMU: la scrittura privata è sufficiente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4329/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di opponibilità IMU. Un contribuente aveva costituito un diritto di abitazione a favore del coniuge tramite una scrittura privata registrata ma non trascritta, comunicandola al Comune. L’ente impositore riteneva comunque il proprietario come soggetto passivo del tributo, data la mancata trascrizione. La Suprema Corte ha invece chiarito che, ai fini fiscali, la registrazione dell’atto è sufficiente a conferirgli data certa e a renderlo opponibile al Comune. Quest’ultimo, infatti, non è un terzo che vanta diritti reali in conflitto, per cui la trascrizione non è un requisito necessario per spostare l’obbligo di pagamento dell’IMU dal proprietario al titolare del diritto di abitazione.

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Decadenza riscossione: rate non pagate, nuovo esame

A seguito del mancato pagamento delle rate di un piano di dilazione, l’Amministrazione Finanziaria emetteva una cartella di pagamento. La Commissione Tributaria Regionale dichiarava la decadenza riscossione a carico dell’ente. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione nuova e rilevante, rinviando la causa a una pubblica udienza per la decisione finale, senza ancora pronunciarsi nel merito.

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Accertamento bancario socio e presunzioni fiscali

Una società a responsabilità limitata è stata sottoposta ad un accertamento fiscale per IRES e IVA basato su movimentazioni bancarie rilevate sul conto corrente del padre dell’amministratore. La Corte di Cassazione, con una precedente ordinanza, aveva stabilito la legittimità di tale accertamento bancario socio in virtù della presunzione che, nelle società a ristretta base, i conti dei familiari possano essere riferibili all’attività aziendale. La causa è stata rinviata ai giudici di merito, che hanno confermato l’accertamento. La società ha nuovamente fatto ricorso in Cassazione. Tuttavia, con la presente ordinanza interlocutoria, la Corte ha rinviato il giudizio a nuovo ruolo a causa di un difetto di comunicazione dell’avviso di udienza alla società ricorrente, senza decidere nel merito della questione.

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Intimazione di pagamento: illegittima per l'intero

La Corte di Cassazione ha stabilito l’illegittimità di una intimazione di pagamento emessa per l’intero importo di un debito fiscale, mentre era ancora pendente un ricorso contro l’avviso di accertamento. L’ordinanza chiarisce che, in tali circostanze, l’amministrazione finanziaria può richiedere solo un terzo della somma totale, in applicazione dell’art. 15 del d.p.r. n. 602/1973. La sentenza impugnata, che aveva respinto il ricorso del contribuente, è stata quindi annullata con rinvio.

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Svalutazione partecipazioni: la Cassazione chiarisce

Una società si vede negare la deduzione per la svalutazione partecipazioni in società non quotate. La Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che il calcolo deve basarsi su un confronto effettivo del patrimonio netto, applicando una tecnica di ‘omogeneizzazione’ che consideri variazioni significative, e non limitarsi ai bilanci formalmente approvati, per evitare interpretazioni elusive.

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Prove in appello: obbligo di esame per il giudice

Un contribuente ha impugnato un avviso di intimazione per oltre 600.000 euro, vincendo in primo e secondo grado perché l’Agenzia delle Entrate aveva depositato tardivamente le prove di notifica. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione d’appello, affermando che il giudice ha l’obbligo di esaminare le prove in appello quando vengono riproposte, se sono decisive per la risoluzione della controversia. La questione centrale riguarda l’ammissibilità e la valutazione delle prove nel giudizio di secondo grado.

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Termine lungo impugnazione: quando è inammissibile?

Eredi di un contribuente impugnano una sentenza tributaria decenni dopo, lamentando vizi di notifica. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che il termine lungo impugnazione, decorso dalla pubblicazione della sentenza, prevale su successive irregolarità procedurali se l’atto iniziale del giudizio era stato notificato correttamente.

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Litisconsorzio necessario e socio occulto: il caso

La Cassazione annulla una sentenza per mancato litisconsorzio necessario. In un caso di accertamento a una società di persone con un socio occulto, il giudizio deve coinvolgere tutti i soci, palesi e occulti, per essere valido. La Corte ha rinviato il caso al primo grado per integrare il contraddittorio.

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