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Giurisprudenza Tributaria

Società estinta e impugnazione: chi può agire?
La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di un ricorso contro un avviso di accertamento fiscale proposto da una socia, sia in proprio che come liquidatrice di una società estinta. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della società, poiché una volta cancellata dal registro delle imprese perde la capacità processuale. Ha invece rigettato per vizi procedurali il ricorso della socia, confermando che l'azione spetta ai soci e non all'ente non più esistente.
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Impugnazione estratto di ruolo: Cassazione chiarisce
Una contribuente ha impugnato un estratto di ruolo sostenendo di non aver mai ricevuto le cartelle di pagamento. La Corte di Cassazione, applicando la nuova normativa, ha dichiarato il ricorso inammissibile in origine. L'impugnazione dell'estratto di ruolo è ora consentita solo se si dimostra un pregiudizio concreto, come l'esclusione da appalti pubblici.
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Prescrizione crediti fiscali: 10 anni, non 5
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6639/2024, ha chiarito importanti principi in materia di prescrizione crediti fiscali. In un caso riguardante un'intimazione di pagamento, la Corte ha stabilito che, una volta notificata e non impugnata la cartella di pagamento, il credito erariale (come l'IRPEF) si prescrive nel termine ordinario di dieci anni, non in quello più breve di cinque. Inoltre, ha ribadito che la decadenza del potere impositivo è un'eccezione che deve essere sollevata dal contribuente sin dal primo grado di giudizio, non potendo essere rilevata d'ufficio dal giudice.
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Definizione agevolata: rinvio del processo in attesa
Un contribuente, in pendenza di un ricorso in Cassazione per debiti fiscali, aderisce alla definizione agevolata. La Corte dispone il rinvio della causa a nuovo ruolo, chiarendo che l'estinzione del giudizio è subordinata al perfezionamento della definizione, ovvero al pagamento integrale delle somme dovute, e non alla semplice adesione.
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Beneficium excussionis: quando si applica ai soci?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito la portata del beneficium excussionis per i soci di una S.n.c. in ambito tributario. Il caso riguardava una cartella di pagamento per IVA non versata. La Corte ha stabilito che la cartella non è un atto di esecuzione forzata, ma un preavviso. Di conseguenza, il beneficio di escussione del patrimonio sociale non può essere invocato in questa fase preliminare. Inoltre, ha ribadito che tale beneficio deve essere eccepito dalla parte interessata e non può essere rilevato d'ufficio dal giudice.
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Detrazione IVA: quando la violazione formale è ostativa
Una società si è vista negare il diritto alla detrazione IVA per aver presentato le scritture contabili obbligatorie con quattro mesi di ritardo e solo in copia. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale comportamento non costituisce una mera violazione formale, bensì un ostacolo sostanziale all'attività di verifica fiscale, legittimando il diniego della detrazione. La sentenza chiarisce che il soddisfacimento dei requisiti sostanziali deve essere provato in modo certo, e gravi inadempienze formali possono precludere tale prova.
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Impugnazione sanzione tributaria: oneri del ricorso
Un contribuente ha ricevuto una sanzione per evasione dell'imposta sull'energia elettrica a seguito della manomissione del contatore. Ha impugnato solo l'atto di contestazione per difetto di motivazione, senza mai contestare la fattura che quantificava il consumo e l'imposta evasa. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'impugnazione della sanzione tributaria è inammissibile se il contribuente non ha preventivamente contestato l'atto presupposto che accerta il tributo.
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Autotutela sostitutiva: un nuovo avviso di accertamento
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6597/2024, chiarisce che un atto di autotutela sostitutiva, che modifica radicalmente la pretesa fiscale, costituisce un nuovo avviso di accertamento autonomamente impugnabile. Viene inoltre precisato che, ai fini della responsabilità solidale IVA per acquisti a prezzi inferiori al normale (art. 60-bis, d.P.R. 633/72), l'onere di provare la consapevolezza della frode non grava sull'Agenzia delle Entrate, ma spetta al contribuente dimostrare la legittimità del prezzo basso.
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Ricorso inammissibile: come formulare i motivi
L'appello di un contribuente contro un debito fiscale di quasi 150.000 euro è stato respinto. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi erano formulati in modo generico, mescolando diversi tipi di errori legali senza la specificità richiesta. La Corte ha ribadito di non poter rivalutare i fatti della causa, soprattutto quando i tribunali inferiori sono già giunti alla stessa conclusione.
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Costi infragruppo: come provare la deducibilità
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6584/2024, ha stabilito i principi per la deducibilità dei costi infragruppo e la prova di esportazione. Per i costi infragruppo, non basta un accordo formale, ma è necessario dimostrare l'effettiva utilità del servizio per la società ricevente ("benefit test") attraverso una documentazione completa. Per le esportazioni, in assenza del documento doganale standard, la prova può essere fornita con altri mezzi certi e incontrovertibili, come un manifesto di carico vidimato dalla dogana di uscita.
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Impugnazione estratto di ruolo: nuove regole Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 6529/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un contribuente contro un estratto di ruolo. La decisione si fonda su una nuova legge che limita l'impugnazione estratto di ruolo ai soli casi in cui il contribuente dimostri un pregiudizio concreto e attuale derivante dall'iscrizione a ruolo, come l'impossibilità di partecipare ad appalti. La Corte ha stabilito che questa norma si applica anche ai giudizi in corso, richiedendo al ricorrente di provare la persistenza del proprio interesse ad agire, cosa non avvenuta nel caso di specie.
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Legittimazione socio: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una socia liquidatrice contro un avviso fiscale. La Corte ha stabilito che la mancata prova della qualità di socia nel ricorso introduttivo e la genericità dei motivi di appello, che non rispettano il principio di specificità, determinano l'inammissibilità. La decisione sottolinea l'importanza della corretta allegazione della propria legittimazione socio sin dal primo atto.
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Notifica a società estinta: la Cassazione conferma
La Cassazione ha confermato la nullità della notifica di una cartella di pagamento a una società estinta a seguito di fusione per incorporazione. La Corte ha ribadito che, per le fusioni avvenute prima della riforma del 2003, la società incorporata cessa di esistere, rendendo invalida qualsiasi notifica successiva indirizzata a essa. La conoscenza successiva dell'atto da parte della società incorporante non sana il vizio originario.
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Prove Atipiche: OK all’uso di dati di terzi
Un contribuente è stato oggetto di accertamento fiscale basato su dati informatici rinvenuti sul computer di un legale svizzero. Il contribuente ha impugnato gli avvisi, sostenendo l'inutilizzabilità di tali prove in quanto provenienti da terzi e prive di sottoscrizione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che le prove atipiche, come i file informatici, possono legittimamente costituire la base per presunzioni semplici a carico del contribuente. La loro validità non dipende dalla forma, ma dalla valutazione complessiva del giudice, che deve verificarne i requisiti di gravità, precisione e concordanza.
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Plusvalenza terreni edificabili: quando si tassa?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6482/2024, ha affrontato un caso relativo alla tassazione della plusvalenza su terreni edificabili. Ha stabilito due principi chiave: un vizio di notifica dell'atto impositivo è sanato se il contribuente si difende nel merito; inoltre, il momento impositivo per la plusvalenza sorge con la stipula dell'atto definitivo di vendita, che trasferisce la proprietà, e non con il semplice incasso di acconti in fase di contratto preliminare.
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Giudicato esterno: stop a tasse senza concessione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un Comune contro un cittadino per il pagamento del canone di occupazione suolo pubblico (COSAP). La decisione si fonda sul principio del giudicato esterno: una precedente sentenza definitiva tra le stesse parti, che aveva già escluso la debenza del canone per la mancanza di un atto di concessione, estende la sua efficacia anche alle annualità successive, precludendo una nuova richiesta di pagamento per la medesima situazione di fatto.
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Esenzione IMU scuole paritarie: la retta non è simbolica
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6501/2024, ha negato l'esenzione IMU a una scuola paritaria gestita da un istituto religioso. La Corte ha stabilito che una retta annuale di 1.900 euro per studente non può essere considerata 'simbolica'. Di conseguenza, l'attività didattica assume natura commerciale, facendo decadere il diritto all'agevolazione fiscale. Questa decisione chiarisce che la valutazione sulla natura del corrispettivo è un giudizio di fatto che spetta ai giudici di merito e non è automaticamente legata al costo medio per studente definito dallo Stato.
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Ricorso senza firma digitale: valido se la paternità è certa
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha stabilito che un ricorso nativo digitale, pur privo della firma digitale del difensore, è ammissibile se la sua paternità può essere accertata in modo inequivocabile da altri elementi. Nel caso di specie, l'invio da un indirizzo PEC ufficiale dell'Avvocatura dello Stato e il deposito di una copia cartacea asseverata sono stati ritenuti sufficienti a sanare il vizio, applicando il principio del raggiungimento dello scopo. Questa sentenza privilegia un approccio sostanziale rispetto a vizi puramente formali, garantendo il diritto di accesso alla giustizia in un caso di ricorso senza firma digitale.
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Simulazione contratto affitto azienda: Cassazione
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso dell'Agenzia delle Entrate che ipotizzava una simulazione del contratto di affitto d'azienda basata sul mancato pagamento dei canoni. La Corte ribadisce che non può riesaminare i fatti, confermando la decisione di merito che escludeva la debenza delle imposte per gli eredi dell'imprenditore, il quale aveva cessato l'attività commerciale e non aveva mai percepito i canoni di locazione.
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Avviso di accertamento: quando è nullo per motivazione?
Un contribuente riceveva una somma da una società a seguito della risoluzione di un contratto preliminare di vendita. L'Agenzia delle Entrate qualificava tale somma come reddito diverso e notificava un avviso di accertamento. Il contribuente lo impugnava sostenendo che fosse nullo per mancata allegazione del contratto preliminare richiamato nell'atto. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che l'avviso di accertamento non è nullo se, pur non allegando l'atto richiamato, ne riproduce il contenuto essenziale, mettendo così il contribuente in condizione di comprendere la pretesa fiscale e difendersi.
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