La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21303/2024, si è pronunciata su un caso di accertamento fiscale per presunta frode IVA e operazioni inesistenti. La Corte ha ribaltato la decisione di merito, chiarendo la ripartizione dell'onere della prova. In caso di sospetta frode IVA, spetta all'Amministrazione Finanziaria fornire indizi gravi, precisi e concordanti sulla consapevolezza del contribuente, il quale dovrà poi dimostrare di aver agito con la massima diligenza. Inoltre, per le società a ristretta base partecipativa, i prelevamenti dai conti personali dei soci si presumono ricavi non dichiarati della società, invertendo l'onere della prova a carico del contribuente.
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