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Giurisprudenza Tributaria

Accertamento studi di settore: la grave incongruenza
Una società ha impugnato un avviso di accertamento basato sugli studi di settore. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che l'accertamento studi di settore richiede una 'grave incongruenza' tra il dichiarato e il presunto. Una volta dimostrata tale incongruenza, spetta al contribuente fornire la prova contraria per giustificare lo scostamento, senza che l'Agenzia delle Entrate debba fornire ulteriori elementi presuntivi.
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Scostamento studi di settore: quando è grave?
Un imprenditore del settore carrozzeria ha impugnato un accertamento fiscale basato sugli studi di settore, contestando la gravità di uno scostamento del 14%. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la valutazione dello scostamento studi di settore non dipende da soglie fisse, ma dall'analisi complessiva della gestione aziendale, che nel caso specifico risultava palesemente antieconomica. La sentenza conferma che anche una motivazione sintetica del giudice di merito è valida se permette di comprendere il ragionamento logico seguito.
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Presunzione accertamento bancario anche per privati
Con l'ordinanza n. 19278/2024, la Cassazione chiarisce che la presunzione legale di maggior reddito derivante da accertamento bancario sui versamenti si applica a tutti i contribuenti, inclusi i privati non imprenditori. A seguito di un avviso di accertamento per IRPEF, IRAP e IVA, basato su indagini bancarie, una Commissione Tributaria Regionale aveva escluso tale presunzione per un contribuente non imprenditore. La Suprema Corte ha cassato la sentenza, ribadendo che l'art. 32 del d.P.R. 600/1973 ha portata generale. Spetta quindi al contribuente, anche se privato, fornire la prova analitica che i versamenti sul proprio conto non costituiscono reddito imponibile.
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Plusvalenza immobiliare: limiti all’accertamento
In un caso di accertamento fiscale per plusvalenza immobiliare, la Cassazione ha annullato la decisione di merito. L'Agenzia delle Entrate aveva ricalcolato il guadagno sulla base del valore di mercato del terreno, non sul prezzo dichiarato. La Corte ha stabilito che il Fisco deve provare l'effettivo maggior incasso da parte del venditore e non può sostituire automaticamente il prezzo pattuito con il valore normale del bene. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.
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Utili extracontabili: presunzione di distribuzione ai soci
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19272/2024, ha rigettato il ricorso di un socio di una S.r.l. a ristretta base partecipativa. La Corte ha confermato il principio secondo cui gli utili extracontabili accertati in capo alla società si presumono distribuiti ai soci. È stato inoltre stabilito che a tali utili non si applica la tassazione parziale, ma l'imposizione sull'intero importo.
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Deducibilità perdite su crediti: la prova spetta a te
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19267/2024, ha stabilito che per la deducibilità perdite su crediti, fuori dai casi di procedure concorsuali, il contribuente deve fornire elementi certi e precisi che dimostrino l'inesigibilità del credito e le azioni intraprese per il recupero. La sola iscrizione a bilancio della perdita non è sufficiente. La Corte ha accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, ribadendo il rigoroso onere probatorio a carico dell'impresa.
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Imposta Unica Scommesse: CTD e bookmaker estero
La Corte di Cassazione ha confermato l'applicazione dell'imposta unica scommesse a un centro trasmissione dati operante per un bookmaker estero senza concessione. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la normativa non è in contrasto con il diritto UE, che le sanzioni sono legittime per l'annualità 2014 data l'assenza di incertezza normativa, e che l'imposta non è un tributo equivalente all'IVA.
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Estinzione del giudizio tributario: un caso risolto
Un lungo contenzioso tributario tra l'Agenzia delle Entrate e un istituto di credito cooperativo, relativo a esenzioni fiscali per l'annualità 1985, si è concluso con l'estinzione del giudizio tributario. La Corte di Cassazione ha dichiarato la fine del processo non decidendo nel merito, ma prendendo atto della riuscita adesione della banca a una procedura di definizione agevolata, che ha sanato la pendenza e reso superflua la prosecuzione della causa.
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Imposta unica scommesse: la Cassazione decide
Due società di scommesse estere hanno contestato un avviso di accertamento relativo all'imposta unica scommesse per l'attività svolta in Italia nel 2007 tramite un agente locale. La Corte di Cassazione ha respinto il loro ricorso, stabilendo che i bookmaker stranieri, anche se privi di concessione italiana, sono soggetti passivi d'imposta per le scommesse raccolte sul territorio nazionale. La Corte ha precisato che la parziale incostituzionalità della norma sulla responsabilità solidale dell'agente locale per gli anni antecedenti al 2011 non elimina la responsabilità principale del bookmaker.
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Definizione agevolata: estinzione giudizio fiscale
Una lunga controversia fiscale tra un istituto di credito e l'Amministrazione Finanziaria, iniziata con un accertamento per l'anno 1988, si è conclusa con l'estinzione del giudizio. La Corte di Cassazione ha dichiarato la fine del processo dopo che la banca ha aderito alla definizione agevolata prevista da una normativa del 2018, presentando la documentazione necessaria e dimostrando che non erano dovuti ulteriori importi. La Corte ha ritenuto irrilevante la richiesta di rinvio dell'Agenzia Fiscale, confermando l'efficacia della procedura di definizione per chiudere il contenzioso.
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Ricorso inammissibile: quando l’appello è nullo
Una contribuente presenta ricorso contro un accertamento fiscale per redditi da locazione non dichiarati, basato su dichiarazioni di terzi. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le argomentazioni della ricorrente erano dirette contro gli avvisi di accertamento originali e non contro la sentenza della corte d'appello, commettendo un errore procedurale fatale.
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Costi operazioni inesistenti: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19245/2024, ha rigettato il ricorso dell'Amministrazione Finanziaria, confermando la deducibilità dei costi per operazioni inesistenti dal punto di vista soggettivo. Il caso riguardava un imprenditore a cui era stata contestata la deduzione di costi per lavori edili fatturati da una società, ma eseguiti da un'altra. La Corte ha stabilito che se i costi sono effettivi, inerenti all'attività d'impresa e provati, sono deducibili ai fini delle imposte dirette. Per la detrazione IVA, invece, spetta all'Amministrazione Finanziaria dimostrare la consapevolezza del contribuente di partecipare a una frode, prova che nel caso di specie non è stata fornita.
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Notifica cartella pagamento: i vizi la rendono nulla
Un agente della riscossione ha impugnato una sentenza che annullava un'intimazione di pagamento a causa di una notifica della cartella di pagamento viziata. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la notifica era nulla a causa della sua palese ambiguità e dell'omissione della raccomandata informativa, ribadendo la necessità di un rigore formale in questi procedimenti.
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Costi soggettivamente inesistenti: la deducibilità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19242/2024, ha rigettato il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, confermando la deducibilità dei costi soggettivamente inesistenti. Il caso riguardava un imprenditore a cui erano stati contestati costi per servizi effettivamente ricevuti ma fatturati da un soggetto diverso da quello che li aveva eseguiti. La Corte ha ribadito che tali costi sono deducibili se reali, inerenti all'attività e non utilizzati per commettere un delitto. Spetta all'Amministrazione Finanziaria dimostrare la mancanza di inerenza o la consapevolezza della frode da parte del contribuente.
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Notifica cambio residenza: 30 giorni per l’Agenzia
Un contribuente impugnava un avviso di accertamento notificato al suo precedente indirizzo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che la notifica cambio residenza è valida se l'atto viene spedito al vecchio domicilio fiscale entro 30 giorni dalla variazione anagrafica. È irrilevante la data di perfezionamento della notifica, contando solo quella di avvio del procedimento di spedizione.
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Legittimazione ad impugnare: chi può contestare l’atto?
Una società, cessionaria di un ramo d'azienda, impugnava degli avvisi di intimazione notificati alla società cedente, ormai estinta. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso originario per carenza di legittimazione ad impugnare. La Corte ha stabilito che solo i successori della società estinta (gli ex soci) sono legittimati a contestare gli atti ad essa intestati, e non un soggetto terzo coobbligato, come la società cessionaria, la quale non può sanare la nullità della notifica con la propria impugnazione.
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Costi deducibili: la Cassazione sui costi inesistenti
L'Amministrazione Finanziaria ha negato la deducibilità di alcuni costi a un imprenditore, sostenendo che provenissero da operazioni "soggettivamente inesistenti". La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19232/2024, ha respinto il ricorso dell'Agenzia. Ha confermato che i costi deducibili sono ammessi se effettivamente sostenuti e inerenti all'attività, anche se la fattura proviene da un soggetto diverso da chi ha eseguito la prestazione. La Corte ha ribadito che l'onere di provare la non inerenza o l'anti-economicità spetta all'Amministrazione, una volta che il contribuente ha dimostrato il collegamento del costo all'impresa.
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Vizio di ultrapetizione: quando il giudice decide oltre
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito per vizio di ultrapetizione. Un contribuente aveva impugnato una cartella di pagamento eccependo la mancata notifica dell'atto di accertamento prodromico. Il giudice d'appello, però, aveva annullato l'atto per un presunto vizio di notifica della cartella stessa, motivo mai sollevato dal contribuente. La Suprema Corte ha cassato la decisione, riaffermando che il giudice deve pronunciarsi solo sulle domande proposte dalle parti, e ha rinviato la causa al giudice di secondo grado per una nuova valutazione.
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Estinzione del giudizio per definizione agevolata: il caso
Un gruppo societario ha impugnato un avviso di accertamento IRES. Durante il contenzioso, le società hanno aderito con successo a una definizione agevolata, versando l'importo dovuto. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato l'estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, poiché la procedura di sanatoria era stata completata e nessuna delle parti aveva richiesto la prosecuzione del processo entro i termini di legge.
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Definizione agevolata: stop al processo tributario
Un lungo contenzioso tributario tra un istituto di credito e l'Amministrazione Finanziaria, relativo all'esenzione da IRPEG e ILOR per l'anno 1986, si è concluso in Cassazione non con una decisione sul merito, ma con la dichiarazione di estinzione del giudizio. La banca contribuente ha infatti aderito alla definizione agevolata prevista dalla legge, presentando la documentazione del pagamento e chiudendo così definitivamente la lite pendente.
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