La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7096/2024, ha stabilito che la documentazione informale, come un file Excel, rinvenuta presso terzi (un fornitore), costituisce una prova valida per l'accertamento fiscale basato su una contabilità in nero. La Corte ha rigettato il ricorso di un imprenditore, confermando che tali elementi, pur essendo presuntivi, sono sufficienti a fondare la pretesa del Fisco. Inoltre, ha chiarito che spetta al contribuente l'onere di provare l'inapplicabilità della percentuale di ricarico media applicata dall'Agenzia delle Entrate, accogliendo il ricorso incidentale di quest'ultima.
Continua »