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Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità socio società cancellata: la Cassazione
Con l'ordinanza n. 775/2024, la Corte di Cassazione ha stabilito che, a seguito della cancellazione di una società dal registro delle imprese, i debiti fiscali di quest'ultima non si estinguono ma si trasferiscono ai soci in un fenomeno successorio. Di conseguenza, l'avviso di accertamento può essere validamente notificato all'ex socio, la cui responsabilità non è sussidiaria ma deriva da una successione nel debito, sebbene limitata a quanto riscosso in sede di liquidazione. La Corte ha cassato la decisione di merito che imponeva all'Agenzia delle Entrate di provare preventivamente i presupposti di tale responsabilità.
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Autonoma organizzazione e IRAP: la Cassazione decide
Un professionista ha impugnato un avviso di accertamento IRAP relativo ai compensi percepiti come amministratore di società, sostenendo l'assenza del requisito dell'autonoma organizzazione per tale specifica attività. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, annullando la decisione del giudice di secondo grado. È stato stabilito che la verifica della sussistenza dell'autonoma organizzazione deve essere condotta in modo separato per l'attività di amministratore, distinguendola da altre attività professionali del contribuente. L'esistenza di uno studio professionale per l'attività principale non implica automaticamente l'assoggettamento a IRAP per i compensi da amministratore.
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Imposta sostitutiva buoni sconto: la Cassazione chiarisce
Una società della grande distribuzione ha richiesto il rimborso dell'imposta sostitutiva versata su operazioni a premio con buoni sconto, ritenendole esenti. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 770/2024, ha stabilito che tali operazioni sono soggette a tassazione se antecedenti al 21 agosto 2014. La Corte ha chiarito che la specifica esenzione per l'imposta sostitutiva buoni sconto, introdotta nel 2014, non ha efficacia retroattiva, riformando la decisione dei giudici di merito che avevano erroneamente concesso il rimborso.
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Definizione agevolata e processo estinto: la Cassazione
Una contribuente, sotto accertamento fiscale per l'acquisto di un immobile, ha richiesto la definizione agevolata della lite. L'Agenzia delle Entrate ha emesso un diniego, ma non è riuscita a provare la corretta notifica di tale atto entro i termini di legge. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata notifica equivale a un'accettazione tacita (silenzio-assenso) dell'istanza della contribuente, dichiarando di conseguenza l'estinzione del processo tributario.
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Estinzione processo tributario: sentenza favorevole salva
La Corte di Cassazione chiarisce che l'estinzione del processo tributario in appello, per inattività delle parti, determina il passaggio in giudicato della sentenza di primo grado. Se questa era favorevole al contribuente, annullando un avviso di accertamento, l'atto impositivo non può più rivivere. Il ricorso dell'Agenzia Fiscale è stato quindi respinto.
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Emendabilità della dichiarazione: errore e ricorso
Una società ha commesso un errore formale nella dichiarazione IVA, che ha generato un debito fiscale molto più alto del dovuto. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado hanno respinto il ricorso, ritenendo scaduti i termini per la correzione. La Corte di Cassazione, invece, ha accolto il ricorso, stabilendo che il contribuente può sempre contestare in giudizio la pretesa fiscale, dimostrando l'errore commesso, indipendentemente dai termini per la dichiarazione integrativa. Viene così affermato il principio di emendabilità della dichiarazione in sede contenziosa, dove la verità sostanziale prevale sull'errore formale.
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Definizione agevolata: stop al diniego per indagini
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'Agenzia delle Entrate non può negare la definizione agevolata di una lite tributaria a causa della mera pendenza di un procedimento penale, non ancora definito, relativo alle sentenze di merito. Nel caso specifico, i soci di una società avevano ottenuto l'estinzione del giudizio. Per la società, invece, la Corte ha accolto il ricorso dell'Agenzia, ribadendo che le movimentazioni bancarie costituiscono presunzioni legali di maggior reddito e che non è necessario un contraddittorio preventivo per questo tipo di accertamenti.
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Accesso domiciliare fiscale: no su base anonima
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 763/2024, ha annullato un accertamento fiscale basato su prove raccolte durante un accesso domiciliare fiscale ritenuto illegittimo. La Corte ha stabilito che l'autorizzazione per tale accesso non può fondarsi esclusivamente su una denuncia anonima, ma richiede gravi indizi di violazione delle norme tributarie. Di conseguenza, le prove ottenute sono state dichiarate inutilizzabili. L'appello proposto dalla società a cui era stata conferita l'attività è stato invece dichiarato inammissibile per difetto di legittimazione processuale.
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Onere della prova fiscale: la Cassazione decide
Una società di costruzioni contesta un accertamento fiscale, sostenendo che un'operazione immobiliare fosse una permuta e non una compravendita. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei gradi inferiori. La sentenza ribadisce i principi sull'onere della prova fiscale e sulla validità degli accertamenti che fanno riferimento ad altri atti (per relationem), a condizione che questi siano noti al contribuente. La Corte ha dichiarato inammissibili i motivi del ricorso per mancanza di specificità e per il tentativo di riesaminare questioni di fatto.
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Onere della prova: Cassazione su accertamento fiscale
Una società di costruzioni ha impugnato un avviso di accertamento fiscale, sostenendo che un'operazione immobiliare fosse una permuta e non una compravendita. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, evidenziando la mancanza di specificità dei motivi di impugnazione e la corretta applicazione dell'onere della prova. La Corte ha inoltre confermato la legittimità degli accertamenti motivati per relationem, purché gli atti richiamati siano a disposizione del contribuente.
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Definizione agevolata: estinzione del giudizio
Un contribuente, dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio contro un accertamento fiscale basato su indagini finanziarie, ha aderito alla definizione agevolata durante il ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio per cessata materia del contendere, escludendo il raddoppio del contributo unificato.
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Accertamenti bancari: onere della prova contribuente
Un contribuente, piccolo artigiano, impugnava un avviso di accertamento basato su accertamenti bancari che evidenziavano versamenti non giustificati. La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso, stabilendo che, sebbene esista una presunzione legale a favore del Fisco, il giudice di merito ha l'obbligo di esaminare in modo rigoroso e analitico ogni singola prova fornita dal contribuente per giustificare le movimentazioni. La sentenza di secondo grado è stata annullata perché aveva respinto le giustificazioni del contribuente in modo sbrigativo. La Corte ha inoltre ribadito il principio del riconoscimento di costi presunti a fronte dei maggiori ricavi accertati.
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Plusvalenza cessione azienda: calcolo e debiti
L'Agenzia delle Entrate contesta il calcolo di una plusvalenza da cessione d'azienda, sostenendo un valore maggiore. La Cassazione respinge il ricorso, chiarendo che la plusvalenza tassabile è la differenza tra attivo e passivo, come da contabilità. L'accollo dei debiti da parte dell'acquirente non modifica il calcolo, essendo già inclusi nel passivo.
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Accertamenti bancari: onere della prova del contribuente
Un contribuente, dipendente pubblico che svolgeva anche l'attività di amministratore di condominio, è stato oggetto di accertamenti fiscali basati sui movimenti del suo conto corrente. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 756/2024, ha respinto il suo ricorso, consolidando due principi chiave in materia di accertamenti bancari. Primo, la presunzione legale che i versamenti non giustificati su un conto costituiscano reddito imponibile si applica a tutti i contribuenti, non solo a imprese e professionisti. Di conseguenza, spetta al cittadino fornire la prova contraria. Secondo, l'attività di amministratore di più condomini, svolta per un periodo di tempo prolungato, è considerata 'professione abituale' e quindi soggetta a IVA.
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Confisca contrabbando depenalizzato: caso alle Sezioni Unite
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione su un caso di confisca per contrabbando depenalizzato. La questione riguarda un veicolo importato da un paese extra-UE senza pagare i dazi. I giudici di merito avevano annullato la confisca, ritenendola non più applicabile dopo la depenalizzazione del reato. Data l'importanza e l'incertezza della materia, la Corte ha rinviato il caso in attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite sulla legittimità di tale misura.
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Detrazione IVA preparatoria: quando è ammessa?
Una società ha sostenuto costi per un impianto produttivo mai entrato in funzione, vedendosi negare la detrazione IVA preparatoria. La Cassazione ha respinto il ricorso, sottolineando che il contribuente non ha provato né la finalità imprenditoriale concreta né che il mancato avvio fosse dovuto a cause di forza maggiore. L'ordinanza chiarisce anche che un verbale di accesso può costituire chiusura delle operazioni ai fini del termine dilatorio di 60 giorni.
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Notifica società estinta: la Cassazione chiarisce
La Cassazione ha stabilito che la notifica a una società estinta di un avviso di accertamento è valida se l'atto, pur intestato alla società, viene notificato a uno degli ex soci. Questo perché, con la cancellazione della società, si verifica un fenomeno successorio in cui gli ex soci subentrano nei debiti tributari. L'ordinanza chiarisce che non è necessario un nuovo atto intestato direttamente al socio, ma l'atto originario è sufficiente per avviare la pretesa fiscale.
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Motivazione apparente: sentenza annullata per vizi
Una società di noleggio nautico si è vista negare le agevolazioni fiscali sul carburante. Dopo una vittoria in appello, l'Agenzia Fiscale ha fatto ricorso in Cassazione, che ha annullato la sentenza per vizio di motivazione apparente. La Corte ha ritenuto il ragionamento del giudice di secondo grado contraddittorio e incomprensibile, rinviando il caso per un nuovo giudizio.
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Litisconsorzio necessario: la Cassazione annulla tutto
Una contribuente, socia di una società di fatto, ha impugnato un avviso di accertamento fiscale. La Corte di Cassazione ha annullato le decisioni dei gradi precedenti a causa di un vizio procedurale fondamentale: la mancata partecipazione al giudizio di un altro socio. A causa della violazione del litisconsorzio necessario, l'intero processo è stato dichiarato nullo e la causa è stata rinviata al giudice di primo grado per essere nuovamente celebrata con la partecipazione di tutte le parti necessarie.
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Notifica ricorso: inammissibilità e riattivazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dell'Agenzia delle Entrate contro una società. La decisione non entra nel merito della questione tributaria, ma si fonda su un vizio procedurale: la tardiva riattivazione della notifica ricorso, fallita nei primi tentativi. La Corte ribadisce che, in caso di esito negativo della notifica per cause non imputabili al richiedente, quest'ultimo ha il dovere di riavviare il procedimento con immediatezza, entro un termine pari alla metà di quello previsto per l'impugnazione, pena l'inammissibilità.
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