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Giurisprudenza Tributaria

Amministratore di fatto: chi impugna l'avviso?

Un avviso di recupero per crediti d’imposta, emesso nei confronti di una società, viene notificato a un individuo ritenuto l’amministratore di fatto. Quest’ultimo impugna l’atto, ma la Corte di Cassazione dichiara il suo difetto di legittimazione processuale. La sentenza ribadisce un principio consolidato: l’amministratore di fatto non può rappresentare la società in giudizio e impugnare atti fiscali a essa diretti, se esiste ed è identificabile un amministratore di diritto. La rappresentanza di fatto rileva solo in via sussidiaria. Di conseguenza, l’originario ricorso era inammissibile.

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Costi presunti: sì alla deduzione forfettaria

Una società e i suoi soci hanno impugnato avvisi di accertamento fondati su indagini finanziarie. La Corte di Cassazione, accogliendo parzialmente il ricorso, ha stabilito un principio fondamentale in materia di costi presunti. In caso di accertamento basato su prelevamenti bancari non giustificati, considerati ricavi occulti, il contribuente ha il diritto di vedersi riconosciuta una deduzione forfettaria dei costi di produzione. La Corte ha cassato la sentenza di merito che negava tale possibilità, rinviando il caso per una nuova determinazione del reddito imponibile.

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Notifica atti fiscali: urgenza e frode fiscale

Una società di persone e i suoi soci hanno impugnato avvisi di accertamento notificati durante la sospensione per la pandemia COVID-19. I giudici di merito avevano annullato gli atti, escludendo l’urgenza della notifica dato che un procedimento penale era già in corso. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la gravità della condotta, qualificata come frode fiscale, costituisce di per sé un valido motivo di ‘indifferibilità ed urgenza’ per la notifica atti fiscali, a prescindere dallo stato delle indagini penali. Lo scopo della deroga è infatti quello di arginare i danni all’erario derivanti da condotte gravemente illecite.

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Litisconsorzio necessario: nullità se manca la società

La Corte di Cassazione ha annullato un intero processo tributario a causa di un difetto di litisconsorzio necessario. L’Agenzia delle Entrate aveva accertato un reddito in capo a una presunta società di fatto tra due fratelli. Nonostante il rinvio al primo giudice per integrare il contraddittorio, la società non era stata chiamata in causa. La Corte ha dichiarato la nullità di tutti gli atti, rinviando la causa per un nuovo giudizio con la partecipazione di tutti i soggetti necessari.

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Merger Leveraged Buy Out: non è abuso del diritto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16567/2025, ha stabilito un importante principio in materia di Merger Leveraged Buy Out (MLBO). Un’operazione di acquisizione societaria con indebitamento, seguita da fusione, non costituisce abuso del diritto se, nonostante la permanenza dei vecchi soci, si verifica una modifica sostanziale dell’assetto di controllo (c.d. ‘change of control’). Nel caso di specie, l’ingresso di un nuovo socio con il 50% del capitale, a fronte dei vecchi soci che hanno ridotto la loro quota dal 50% al 25% ciascuno, è stato ritenuto un mutamento rilevante che giustifica l’operazione e la conseguente deducibilità degli interessi passivi.

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Raggruppamento Temporaneo di Imprese: obblighi albo

Una società ha impugnato un avviso di accertamento TARSU emesso da un Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI), sostenendo la sua nullità perché una delle società del raggruppamento non era iscritta all’albo ministeriale. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un RTI di tipo “misto”, l’obbligo di iscrizione vige solo per le imprese che svolgono le attività principali di accertamento e riscossione, non per quelle che forniscono servizi di mero supporto. La Corte ha inoltre parzialmente accolto il ricorso per la decadenza del termine di accertamento relativo a una delle annualità contestate.

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Onere della prova tributario: la visura camerale basta

Un contribuente ha impugnato un’ingiunzione per l’imposta sulla pubblicità, negando di essere il soggetto passivo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per soddisfare l’onere della prova tributario, una visura camerale che identifica il contribuente come titolare dell’attività pubblicizzata è una prova documentale sufficiente. Il ricorso è stato inoltre dichiarato in parte inammissibile per difetto di autosufficienza.

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Giudicato esterno e fusione: la Cassazione decide

Una società, nata da una fusione, contesta un accertamento fiscale sostenendo l’esistenza di un precedente giudicato esterno favorevole, formatosi su una causa identica che coinvolgeva una delle società incorporate. La Corte di Cassazione, riconoscendo la particolare rilevanza della questione sull’estensione degli effetti del giudicato esterno in caso di fusione societaria, ha rinviato la causa a pubblica udienza per una trattazione approfondita.

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Onere della prova: Cassazione su costi e IVA

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribaltato la decisione di una corte tributaria regionale, riaffermando un principio fondamentale: l’onere della prova per la deducibilità dei costi e la detrazione dell’IVA spetta interamente al contribuente. Quest’ultimo deve dimostrare non solo la certezza della spesa, ma anche la sua diretta connessione (inerenza) con l’attività d’impresa. La semplice mancata contestazione dell’esistenza di una fattura da parte dell’amministrazione finanziaria non è considerata una prova sufficiente.

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Notifica atto impoesattivo: la Cassazione conferma

Un contribuente ha impugnato un avviso di accertamento lamentando vizi nella notifica, l’illegittima detenzione dei documenti contabili e l’errata applicazione delle presunzioni bancarie. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la validità della notifica dell’atto impoesattivo effettuata direttamente dall’Agenzia delle Entrate, chiarendo che il superamento dei termini di detenzione documentale non invalida automaticamente l’accertamento e ribadendo che la presunzione sui versamenti bancari si applica a tutti i contribuenti, indipendentemente dal regime contabile.

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Cessione di quote totalitaria: no riqualificazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18357/2025, ha stabilito che la cessione di quote totalitaria di una società non può essere riqualificata dall’Agenzia delle Entrate come una cessione d’azienda ai fini dell’imposta di registro. La Corte ha ribadito che l’imposta si applica all’atto presentato per la registrazione, basandosi sui suoi effetti giuridici intrinseci e non su elementi extratestuali o sulla finalità economica. La decisione si fonda sulla netta distinzione giuridica tra le due operazioni, accogliendo il ricorso dei contribuenti.

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Avviso di accertamento parziale: quando è legittimo?

Una società ha impugnato un avviso di accertamento parziale per omesso versamento di IVA, IRES e ritenute, sostenendo che l’Amministrazione finanziaria avrebbe dovuto usare la procedura di controllo automatizzato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, affermando che l’emissione di un avviso di accertamento, anziché di una cartella di pagamento, costituisce una procedura di maggiore garanzia per il contribuente e, pertanto, non può essere motivo di doglianza. Inoltre, la Corte ha ribadito che non possono essere sollevate in sede di legittimità questioni non precedentemente discusse nei gradi di merito.

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Accertamento per relationem: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17782/2025, ha rigettato il ricorso di una società cooperativa contro un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate. La Corte ha stabilito la piena legittimità dell’accertamento per relationem, ovvero motivato tramite rinvio al Processo Verbale di Constatazione (PVC), poiché tale atto era già noto al contribuente, garantendo così il suo diritto di difesa. È stato inoltre chiarito che la mancata pronuncia esplicita su un’eccezione non costituisce un vizio della sentenza se la decisione è logicamente incompatibile con l’accoglimento dell’eccezione stessa, configurandosi come rigetto implicito.

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Notifica PEC cartella esattoriale: la Cassazione fa chiarezza

Una società ha impugnato un’intimazione di pagamento, sostenendo l’invalidità della notifica PEC della cartella esattoriale perché trasmessa come semplice file .pdf non firmato digitalmente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la notifica PEC cartella esattoriale è pienamente valida anche in formato .pdf, poiché il sistema stesso garantisce l’integrità e la provenienza del documento. La Corte ha inoltre respinto le doglianze sulla carenza di motivazione e su presunti vizi procedurali.

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Imposta di donazione: no alla sostanza economica

La Corte di Cassazione ha annullato un avviso di accertamento che applicava l’imposta di donazione a un’operazione di aumento di capitale con riserva sovrapprezzo. La Corte ha stabilito che, ai fini fiscali, rileva l’interpretazione basata sugli effetti giuridici dell’atto registrato e non sulla sua sostanza economica. La creazione di una riserva sovrapprezzo è uno strumento legittimo che incrementa il patrimonio della società conferitaria e non costituisce un arricchimento diretto e immediato per il socio preesistente, escludendo così l’applicazione dell’imposta di donazione.

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Giudicato esterno: quando una sentenza vale per sempre

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un ente locale per il pagamento di un canone di occupazione suolo pubblico (COSAP). La Corte ha stabilito che il principio del giudicato esterno impedisce di richiedere il tributo per nuove annualità quando una sentenza precedente, diventata definitiva, ha già accertato l’illegittimità della pretesa basandosi sugli stessi identici presupposti di fatto.

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Giudicato penale: effetti sul processo tributario

La Corte di Cassazione esamina un caso in cui un contribuente, assolto in sede penale dall’accusa di infedele dichiarazione, chiede che tale sentenza abbia effetto nel parallelo processo tributario. A fronte di un avviso di accertamento per maggiori imposte basato sui medesimi fatti, la questione centrale diventa l’efficacia del giudicato penale assolutorio nel contenzioso fiscale. Rilevando un contrasto interpretativo nella propria giurisprudenza, la Corte ha deciso di rimettere la causa alle Sezioni Unite per ottenere un principio di diritto definitivo, sospendendo la decisione sul merito.

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Assegnazione beni ai soci: la Cassazione chiarisce

Una società immobiliare ha ceduto una partecipazione societaria ai propri soci per un valore irrisorio rispetto a quello reale, precedentemente rivalutato. L’Agenzia delle Entrate ha contestato l’operazione, ritenendola un caso di assegnazione beni ai soci finalizzata a sottrarre materia imponibile. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, stabilendo che la cessione di beni a soci a un prezzo non di mercato configura una plusvalenza tassabile ai sensi dell’art. 86 del TUIR, una norma con chiara finalità antielusiva. La successiva eliminazione contabile della rivalutazione è stata considerata irrilevante ai fini della valutazione dell’abuso.

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Rottamazione quater: estinzione giudizio in dubbio

Un contribuente, durante un giudizio tributario, aderisce alla “rottamazione quater”. La Corte di Cassazione, di fronte a un contrasto interpretativo sulla necessità del pagamento integrale delle rate per l’estinzione del processo, sospende la causa in attesa di una pronuncia risolutiva delle Sezioni Unite.

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Compensazione crediti tributari: eccezione o difesa?

L’Agenzia delle Entrate ha contestato un rimborso IRAP, sostenendo che parte dell’imposta era stata pagata tramite compensazione crediti tributari e non versata direttamente. La Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che, sebbene l’argomento non fosse un’eccezione nuova inammissibile, l’Agenzia non aveva fornito prova specifica della coincidenza tra i crediti compensati e le somme richieste a rimborso. La valutazione del giudice di merito sul carattere generico della contestazione è stata ritenuta insindacabile.

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