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Giurisprudenza Tributaria

Intermediazione illecita: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di merito che aveva escluso un'ipotesi di intermediazione illecita di manodopera. L'Agenzia delle Entrate aveva contestato a una società la deduzione di costi e la detrazione IVA relative a un contratto di subappalto, ritenendolo una fornitura illecita di personale. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, affermando che i giudici di merito avevano errato nel non considerare il quadro indiziario nel suo complesso, che includeva elementi come la remunerazione basata sulle ore lavorate e l'assenza di potere direttivo da parte del finto appaltatore. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.
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Definizione agevolata: stop al processo tributario
Una associazione sportiva, dopo aver impugnato un avviso di accertamento fiscale fino alla Corte di Cassazione, ha aderito a una definizione agevolata, saldando il proprio debito. Di conseguenza, la Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio per cessazione della materia del contendere, poiché la lite non aveva più ragione di esistere.
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Residente all’estero: rimborso IRPEF legittimo
La Cassazione conferma il diritto al rimborso IRPEF per un lavoratore residente all'estero, tassato sia in Italia che nel Regno Unito. La Corte ha stabilito che la nazionalità del datore di lavoro italiano è irrilevante ai fini della convenzione contro la doppia imposizione, e che la prova della residenza estera può essere fornita con più elementi, inclusi i certificati fiscali stranieri.
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Attività non commerciale: la prova spetta all’ente
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un'associazione contro un avviso di accertamento. Si è stabilito che l'onere di provare la natura dell'attività non commerciale, ai fini delle agevolazioni fiscali, spetta all'ente stesso. Nel caso specifico, le operazioni con i soci sono state considerate un mero espediente contabile, poiché i pagamenti per i beni venivano effettuati direttamente dai soci ai fornitori, rendendo illegittima la detrazione dell'IVA da parte dell'associazione.
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Illecita somministrazione: costi non deducibili
Una società di servizi ha contestato un avviso di accertamento fiscale che riqualificava un contratto di appalto in illecita somministrazione di manodopera. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che quando il committente esercita il potere direttivo sui lavoratori dell'appaltatore, il contratto è nullo. Di conseguenza, i costi relativi a IRES, IRAP e IVA non sono deducibili per mancanza di certezza del titolo giuridico e le sanzioni sono legittime, non sussistendo alcuna incertezza normativa oggettiva.
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Ricorso non depositato: le conseguenze legali spiegate
Un contribuente ha impugnato una sentenza tributaria in Cassazione ma ha omesso di depositare il ricorso nei termini di legge. L'Amministrazione Finanziaria, costituitasi con controricorso, ha richiesto la dichiarazione di improcedibilità. La Suprema Corte ha accolto la richiesta, confermando che il ricorso non depositato è improcedibile e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese legali e al versamento di un ulteriore contributo unificato.
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Somministrazione illecita di manodopera: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito che riqualificavano un contratto di appalto in somministrazione illecita di manodopera. Il caso riguardava una società di servizi che aveva impugnato avvisi di accertamento per IRES, IRAP e IVA. La Corte ha stabilito che, poiché era la società committente a esercitare il potere direttivo e organizzativo sui lavoratori forniti da cooperative esterne, l'appalto era fittizio. Di conseguenza, è stata confermata l'indetraibilità dell'IVA relativa alle fatture emesse dalle cooperative.
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Attività commerciale ente non profit: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25416/2024, ha rigettato il ricorso di un circolo ricreativo, confermando la natura di attività commerciale ente non profit del suo servizio di bar e ristorazione. La Corte ha stabilito che la somministrazione di alimenti e bevande a fronte di corrispettivi, specialmente se accessibile anche a non soci e a prezzi di poco inferiori a quelli di mercato, qualifica l'intera attività come commerciale ai fini fiscali (IVA e imposte sui redditi), indipendentemente dalla finalità istituzionale dell'ente. L'onere di provare l'esclusività del servizio ai soli soci ricade sull'associazione.
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Società cancellata: impugnazione nulla del liquidatore
La Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso presentato dal liquidatore contro un avviso di accertamento fiscale, notificato dopo la cancellazione della società dal Registro delle Imprese, è inammissibile. Una volta estinta, la società cancellata perde la capacità processuale, rendendo nullo l'intero giudizio intentato in suo nome.
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Agevolazioni fiscali ASD: requisiti formali e reali
Un'associazione sportiva dilettantistica si è vista negare le agevolazioni fiscali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25402/2024, ha respinto il suo ricorso, stabilendo che per ottenere i benefici fiscali non è sufficiente la conformità formale dello statuto alle norme di legge. È indispensabile dimostrare in concreto l'effettiva operatività non commerciale e la vita democratica dell'ente, con l'onere della prova che ricade interamente sull'associazione stessa.
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Agevolazioni fiscali: quando un ente non profit le perde?
Un'associazione per disabili e anziani ha perso le agevolazioni fiscali dopo un accertamento dell'Agenzia delle Entrate. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che l'attività dell'ente era di natura prevalentemente commerciale e mancava di una reale vita associativa. La sentenza sottolinea che la prova dei requisiti per beneficiare dei vantaggi fiscali spetta all'ente stesso, e la mera conformità formale dello statuto non è sufficiente.
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Amministratore di fatto: responsabilità per debiti
Un contribuente, qualificato come amministratore di fatto di una società, ha impugnato una cartella di pagamento milionaria per imposte non versate. Sosteneva che una precedente sentenza contro la società non potesse estendersi a lui. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo la sua responsabilità personale. La Corte ha chiarito che, essendo l'avviso di accertamento originario stato notificato direttamente a lui in qualità di amministratore di fatto, egli era parte del giudizio precedente. Di conseguenza, la sentenza definitiva (giudicato) era direttamente applicabile nei suoi confronti, confermando il suo obbligo di pagamento.
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Agevolazioni fiscali ASD: prova a carico dell’ente
La Corte di Cassazione ha confermato la revoca delle agevolazioni fiscali ASD a un'associazione sportiva. La decisione si basa sulla mancata prova da parte dell'ente di svolgere un'effettiva attività non commerciale e di rispettare i requisiti di democraticità interna, ribadendo che l'onere probatorio spetta sempre al contribuente.
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Rinuncia ricorso: no al doppio contributo unificato
Una società operante nel settore portuale, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole in materia di tributi regionali su concessioni demaniali, ha effettuato una rinuncia al ricorso a seguito di un accordo transattivo con l'ente regionale. La Suprema Corte ha dichiarato estinto il giudizio, specificando che in caso di rinuncia accettata non si applica la sanzione del raddoppio del contributo unificato, data la natura eccezionale e di stretta interpretazione della norma che lo prevede.
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Omessa dichiarazione: calcolo imposta e confisca
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35322/2024, ha confermato la condanna per omessa dichiarazione, stabilendo che il calcolo dell'imposta evasa basato sui dati forniti dall'imputato è legittimo se non vengono allegati ulteriori costi. Viene esclusa la particolare tenuità del fatto quando le soglie di punibilità sono superate in modo significativo. Di conseguenza, la confisca del profitto, pari all'imposta evasa, è confermata.
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Motivazione apparente: sentenza nulla se incomprensibile
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Commissione Tributaria Regionale per motivazione apparente. La decisione di appello si era limitata a rinviare a un'altra sentenza emessa nei confronti della società, senza esporre un iter logico-giuridico comprensibile per giustificare il rigetto dell'appello dell'Agenzia delle Entrate. Questo vizio, che impedisce di comprendere il fondamento della decisione, determina la nullità della sentenza per error in procedendo.
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Deduzione spese pubblicitarie: il Fisco e il bilancio
Una società di calzature ammortizza le spese pubblicitarie in 10 anni a bilancio ma le deduce in 5 anni ai fini fiscali. L'Agenzia delle Entrate contesta la divergenza. La Corte di Cassazione conferma la legittimità dell'operato della società, stabilendo che la norma fiscale speciale sulla deduzione spese pubblicitarie permetteva questa scelta, anche se in contrasto con il principio di previa imputazione a conto economico. La sentenza chiarisce i limiti del disallineamento tra bilancio e dichiarazione fiscale per le norme vigenti all'epoca.
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Definizione agevolata: estinzione del processo
Una società aveva impugnato un avviso di accertamento per costi ritenuti non deducibili. Durante il giudizio in Cassazione, ha aderito alla definizione agevolata prevista dalla legge. La Corte Suprema, verificata la regolarità della procedura e dei pagamenti, ha dichiarato l'estinzione del processo per cessazione della materia del contendere.
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Plusvalenza cessione fabbricato: no tasse se da demolire
L'Agenzia delle Entrate aveva tassato la plusvalenza derivante dalla vendita di un fabbricato destinato alla demolizione, considerandola come cessione di area edificabile. La Corte di Cassazione ha annullato la pretesa fiscale, stabilendo che la vendita di un immobile, anche se destinato alla demolizione, resta una cessione di un fabbricato e non di un terreno. Pertanto, la plusvalenza cessione fabbricato non rientra nell'ipotesi tassabile prevista dall'art. 67 del TUIR per i terreni.
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Imposta sostitutiva fideiussioni: no al registro
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25338/2024, ha stabilito che le garanzie fideiussorie collegate a finanziamenti a medio-lungo termine, già assoggettate a imposta sostitutiva, non devono pagare nuovamente l'imposta di registro qualora vengano menzionate (enunciate) in un successivo atto giudiziario. La Corte ha rigettato il ricorso dell'Amministrazione Finanziaria, affermando il principio secondo cui un atto che ha già scontato un'imposizione fiscale completa, come quella prevista per l'imposta sostitutiva fideiussioni, non può essere tassato una seconda volta per il solo fatto della sua menzione in un altro documento.
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