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Giurisprudenza Tributaria

Accertamento induttivo: il giudice deve quantificare
Un'impresa di costruzioni contesta un accertamento induttivo basato su gravi anomalie contabili. La Commissione Tributaria Regionale annulla l'atto, ma demanda all'Agenzia delle Entrate la rideterminazione del tributo. La Corte di Cassazione interviene, stabilendo un principio fondamentale: nel processo tributario di merito, il giudice ha il dovere di sostituirsi all'atto impugnato e quantificare direttamente l'imposta dovuta, non potendo limitarsi a un annullamento con rinvio all'Ufficio. La sentenza viene quindi cassata e rinviata per la corretta determinazione del quantum.
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Definizione Agevolata Controversie: Estinzione Giudizio
Una società impugnava una cartella di pagamento per imposte relative al 2001. Dopo un lungo iter giudiziario, giunto fino in Cassazione, il contenzioso si è concluso grazie alla presentazione di una domanda di definizione agevolata delle controversie pendenti. La Corte di Cassazione, preso atto del perfezionamento della procedura e del relativo pagamento, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, ponendo fine alla lite.
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Accertamento bancario conti terzi: onere della prova
Un professionista è stato oggetto di un accertamento fiscale basato su movimentazioni bancarie su conti intestati a società da lui amministrate. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di accertamento bancario su conti terzi, se il contribuente non risponde a una richiesta di chiarimenti, l'onere di provare che tali somme non costituiscono reddito imponibile si sposta interamente su di lui. La sentenza di merito è stata cassata con rinvio.
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Superfici improduttive di rifiuti: la Cassazione decide
Una società petrolifera ha impugnato un avviso di pagamento della tassa sui rifiuti (TIA) emesso da un Comune, sostenendo l'errata inclusione delle cosiddette superfici improduttive di rifiuti (come le aree di transito veicoli) nel calcolo. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7334/2024, ha accolto il ricorso della società su questo punto. La Corte ha stabilito che i giudici di merito avevano errato nel non esaminare la divergenza tra le aree dichiarate dalla società e quelle tassate dal Comune, omettendo di valutare quali superfici fossero effettivamente inidonee a produrre rifiuti. La sentenza è stata annullata con rinvio per un nuovo esame.
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Stabile organizzazione: Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di una società tecnologica estera la cui filiale italiana era stata qualificata come stabile organizzazione dall'Amministrazione finanziaria. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'Agenzia, confermando la decisione di merito che escludeva la sussistenza di una stabile organizzazione. La sentenza sottolinea che le attività di mero supporto promozionale e marketing, senza un autonomo potere negoziale per concludere contratti, non sono sufficienti a configurare una stabile organizzazione tassabile in Italia. La decisione si è basata principalmente su vizi procedurali del ricorso, non potendo la Cassazione riesaminare nel merito la valutazione delle prove fatta dai giudici di secondo grado.
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Notifica cartella eredi: basta uno per interrompere
Annullata la decisione di merito che aveva dichiarato la decadenza per tardiva notifica di una cartella esattoriale. La Cassazione chiarisce che la notifica della cartella esattoriale agli eredi, se effettuata tempestivamente anche a uno solo dei coobbligati, impedisce la decadenza per tutti. È inoltre ammissibile produrre in appello la prova della notifica.
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Autodifesa avvocato: niente IVA sulle spese legali
In una controversia di lavoro, un'ex dipendente è stata condannata a pagare le spese legali al suo ex datore di lavoro, un avvocato. Poiché l'avvocato ha gestito la propria autodifesa, la Cassazione ha stabilito che l'IVA su tali spese non è dovuta. La sentenza chiarisce che la prestazione in regime di autoconsumo è fuori dal campo di applicazione dell'IVA, in quanto manca un rapporto sinallagmatico (a prestazioni corrispettive) tra prestatore e cliente, elemento necessario per l'imponibilità.
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Iscrizione ipotecaria: sì sulla prima casa
Un contribuente ha impugnato un'iscrizione ipotecaria sulla sua prima casa. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7338/2024, ha stabilito che l'iscrizione ipotecaria è una misura cautelare, distinta dal pignoramento. Pertanto, è legittima anche sulla prima casa e per debiti inferiori alla soglia di 120.000 euro prevista per l'espropriazione, purché il debito superi i 20.000 euro. La Corte ha così riformato la decisione di merito, accogliendo il ricorso dell'Ente della Riscossione.
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Tassazione separata: spese legali deducibili
Un lavoratore ha ricevuto una somma a titolo di risarcimento per licenziamento illegittimo. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale somma è soggetta a tassazione separata e le spese legali sostenute per ottenerla sono deducibili. Questo perché la somma rappresenta un risarcimento del danno per la perdita del lavoro, non arretrati di stipendio. La Corte ha però annullato parzialmente la sentenza di merito che aveva cancellato l'intera cartella esattoriale, in quanto il contribuente aveva chiesto solo una riduzione dell'importo dovuto.
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Definizione agevolata: stop al processo tributario?
Un contribuente, durante un ricorso in Cassazione per accertamenti fiscali, richiede la chiusura del caso sostenendo di aver aderito a una definizione agevolata e di aver saldato il debito. La Corte, tuttavia, non chiude il procedimento. In assenza di prove complete sul pagamento e sulla pertinenza della definizione agevolata al contenzioso in atto, l'ordinanza interlocutoria sospende la decisione e concede 60 giorni all'Agenzia delle Entrate per confermare il proprio interesse a proseguire, rinviando la causa a nuovo ruolo.
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Indeducibilità costi da reato: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7275/2024, ha stabilito un principio fondamentale sull'indeducibilità costi da reato. In presenza di un'azione penale, il giudice tributario non può accertare autonomamente l'esistenza della fattispecie delittuosa. Il suo compito è limitato a verificare che i costi contestati dall'Amministrazione Finanziaria siano direttamente collegati alla condotta oggetto del giudizio penale. Il caso riguardava una società accusata di illecita cessione di gasolio agricolo, a cui erano stati disconosciuti i relativi costi e la detraibilità dell'IVA.
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Costi indeducibili da fatture soggettivamente inesistenti
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7268/2024, ha chiarito i principi relativi ai costi indeducibili derivanti da operazioni soggettivamente inesistenti. Nel caso specifico, i costi per consulenze fatturate da una società estera, rivelatasi fittizia, sono stati ritenuti non deducibili. La Corte ha ribadito che l'onere di dimostrare l'effettività, l'inerenza e la concreta destinazione produttiva del costo grava interamente sul contribuente, non essendo sufficiente la sola prova del pagamento. È stata inoltre respinta la richiesta di cessazione della materia del contendere per un condono fiscale, poiché l'istanza era stata presentata oltre il termine perentorio di legge.
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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo
Una società, dopo aver presentato un ricorso per revocazione di una sentenza della Cassazione in materia di ICI, ha effettuato una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando le spese legali. La decisione chiarisce che la rinuncia al ricorso non comporta il pagamento del doppio del contributo unificato, in quanto tale sanzione si applica solo in casi tassativi come rigetto o inammissibilità e non può essere estesa per analogia.
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Correzione errore materiale: quando la Cassazione può?
La Corte di Cassazione interviene per rettificare una propria precedente ordinanza affetta da un palese errore materiale. Nello specifico, era stata indicata una sede giudiziaria errata per il rinvio della causa ed era stata omessa la statuizione sull'inammissibilità di un ricorso incidentale. La Corte, accogliendo l'istanza della parte ricorrente, chiarisce che la correzione di errore materiale può avvenire anche d'ufficio, senza necessità di un formale ricorso, ai sensi dell'art. 391 bis c.p.c., ripristinando così la corretta dicitura nel provvedimento.
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Imposta unica scommesse: chi paga tra CTD e bookmaker?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7247/2024, ha rigettato il ricorso di un centro trasmissione dati (CTD) e di una società di scommesse estera, confermando la loro responsabilità solidale per il pagamento dell'imposta unica sulle scommesse per l'anno 2011. La Corte ha stabilito che, a seguito della legge interpretativa del 2010, la soggettività passiva del tributo si estende a chiunque gestisca l'attività di scommesse in Italia, anche se per conto di operatori esteri privi di concessione. Viene inoltre chiarito che la notifica dell'atto in lingua italiana alla società estera non viola il diritto di difesa e che, per l'annualità 2011, non sussiste più l'incertezza normativa che avrebbe potuto giustificare l'esenzione dalle sanzioni.
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Termine lungo impugnazione: quando decorre? Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una contribuente contro una cartella di pagamento. Il motivo è la tardività dell'impugnazione, presentata oltre il termine lungo di un anno. La Corte ribadisce che il termine lungo impugnazione decorre dalla data di deposito della sentenza in cancelleria, e non dalla successiva comunicazione o conoscenza da parte del ricorrente, confermando un principio consolidato in materia processuale.
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Fatture soggettivamente inesistenti: la prova a carico
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7241/2024, ha stabilito i principi sull'onere della prova in materia di fatture soggettivamente inesistenti. Per negare la detrazione IVA, l'Amministrazione Finanziaria deve dimostrare, con elementi oggettivi, che l'acquirente sapeva o avrebbe dovuto sapere della frode, usando la normale diligenza. La prova dell'effettiva consegna della merce e del pagamento non è sufficiente a scagionare il contribuente. La sentenza di merito è stata cassata perché non ha applicato correttamente questo standard, focalizzandosi erroneamente sulla prova di un coinvolgimento doloso anziché sulla conoscibilità della frode.
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Errore di fatto revocatorio: quando è inammissibile
Un professionista ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Corte di Cassazione, lamentando un errore di fatto revocatorio riguardo alla notifica di un'udienza. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione risiede nel fatto che la decisione originale si fondava su due distinte e autonome 'rationes decidendi' (ragioni della decisione). Poiché l'errore contestato inficiava solo una delle due motivazioni, mentre l'altra, non contestata, era di per sé sufficiente a sorreggere la decisione, l'errore è stato ritenuto non decisivo e, di conseguenza, la richiesta di revocazione inammissibile.
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Rinuncia al ricorso: niente doppia tassa in Cassazione
Un contribuente ha impugnato un avviso di accertamento IRPEF. Giunto in Cassazione, il suo legale ha comunicato la rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuto difetto di interesse, compensando le spese e, soprattutto, escludendo l'obbligo per il ricorrente di pagare il doppio del contributo unificato, delineando un'importante conseguenza processuale della rinuncia.
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Responsabilità esercente sala giochi: la Cassazione decide
Una contribuente, identificata come operatrice di una sala giochi, è stata ritenuta solidalmente responsabile per il PREU non versato su un apparecchio irregolare. Nonostante avesse eccepito di essere solo la nuda proprietaria dell'immobile, la Cassazione ha respinto il suo ricorso. La Corte ha stabilito che la valutazione fattuale del suo ruolo di gestore di fatto ('esercente') è determinante per fondare la responsabilità esercente sala giochi, a prescindere dai titoli formali.
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