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Giurisprudenza Tributaria

Credito IVA e dichiarazione omessa: la Cassazione

Un contribuente utilizzava un credito IVA derivante da una dichiarazione presentata con un lieve ritardo, considerata quindi omessa. L’Agenzia delle Entrate emetteva una cartella di pagamento tramite controllo automatizzato. La Corte di Cassazione, pur ritenendo legittima la procedura di recupero, ha stabilito che il giudice di merito ha il dovere di valutare l’esistenza sostanziale del credito IVA. Il diritto alla detrazione, infatti, prevale sul vizio formale della tardiva presentazione della dichiarazione, in virtù del principio di neutralità dell’IVA. La causa è stata rinviata per un esame nel merito.

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Accertamento per relationem: i limiti dell'obbligo

Una società di costruzioni ha impugnato un avviso di accertamento per maggiori imposte dirette e IVA relative all’anno 2006. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità dell’accertamento, chiarendo che in un accertamento per relationem non è necessario allegare atti già noti al contribuente, come un verbale di constatazione da lui firmato. La Corte ha inoltre validato l’uso di presunzioni gravi, precise e concordanti, come i valori OMI e i mutui di importo superiore al prezzo dichiarato, per ricostruire i ricavi non dichiarati. La sentenza è stata cassata con rinvio solo per la parte relativa alle sanzioni, in quanto il giudice di secondo grado aveva omesso di pronunciarsi su quel specifico motivo.

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Esterovestizione: Cassazione su sede fittizia all'estero

Una società di telecomunicazioni con sede legale in Austria è stata accusata di esterovestizione dall’Agenzia delle Entrate per aver fittiziamente localizzato la propria residenza fiscale all’estero al fine di evadere l’IVA in Italia. Dopo che le commissioni tributarie di merito avevano dato ragione alla società, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. La Suprema Corte ha stabilito che i giudici di merito hanno errato nel non considerare il complesso degli elementi probatori presentati dall’Amministrazione finanziaria, che indicavano la sede effettiva e il centro decisionale della società in Italia. Il semplice pagamento di alcune imposte nello stato estero non è sufficiente a escludere l’esterovestizione se tutti gli altri indizi portano alla conclusione opposta. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Definizione agevolata liti: processo estinto

Due società e i loro soci impugnano avvisi di accertamento per costi chilometrici non deducibili. Dopo l’appello in Cassazione, i contribuenti accedono alla definizione agevolata delle liti. La Corte, verificati i requisiti della sanatoria e la rinuncia al ricorso di una delle parti, dichiara il processo estinto.

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Notifica cartella pagamento: i termini per ricorso

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un contribuente contro una cartella di pagamento per accise non versate. La Corte ha stabilito che l’eccezione di tardività del ricorso è rilevabile d’ufficio in appello, anche se il giudice di primo grado ha deciso nel merito, in assenza di un giudicato esplicito sulla questione. Inoltre, ha dichiarato inammissibile il motivo relativo a un presunto errore nella notifica della cartella di pagamento, in quanto sollevato per la prima volta in Cassazione e privo della necessaria specificità.

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Improcedibilità ricorso cassazione: ecco le regole

Una contribuente ha visto il suo ricorso contro un’intimazione di pagamento respinto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, determinando l’improcedibilità del ricorso in cassazione, a causa del mancato deposito della copia autentica della sentenza impugnata. La Corte ha inoltre confermato il diniego alla definizione agevolata, poiché il valore della lite superava il limite di legge.

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Estinzione processo tributario: la nuova sanatoria

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo tributario tra l’Amministrazione Finanziaria e un contribuente. La decisione si basa sull’adesione del contribuente a una sanatoria fiscale, come documentato dall’ente impositore, che ha portato alla regolare definizione della controversia. Le spese del giudizio estinto restano a carico della parte che le ha anticipate.

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Estinzione del giudizio per rottamazione carichi

Un contribuente, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro una decisione della Commissione Tributaria Regionale, ha aderito a una procedura di definizione agevolata (rottamazione dei carichi) e ha rinunciato al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del giudizio e ha compensato le spese legali tra le parti.

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Costi fideiussione rimborso IVA: la giurisdizione

Una società richiedeva il rimborso dei costi per una fideiussione necessaria a ottenere un credito IVA. La Corte di Cassazione ha confermato la giurisdizione del giudice tributario, definendo tali costi come ‘accessori’ al rapporto fiscale principale. Il ricorso della società è stato respinto perché, dopo un silenzio-rifiuto, non aveva impugnato tempestivamente il successivo diniego esplicito dell’Amministrazione Finanziaria, un atto che sostituisce e supera il precedente silenzio.

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Estinzione del processo: rinuncia e spese compensate

Una società contribuente e la sua controparte hanno presentato una rinuncia congiunta al ricorso in Cassazione dopo aver aderito a una definizione agevolata. La Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del processo, ha disposto la compensazione delle spese legali e ha chiarito che in questi casi non è dovuto il pagamento del contributo unificato aggiuntivo.

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Giudicato esterno: decisione vincolante tra le parti

La Corte di Cassazione ha affermato il principio del giudicato esterno in materia tributaria. Una precedente sentenza, che aveva accertato la mancata notifica di alcune cartelle esattoriali in un giudizio su un’iscrizione ipotecaria, ha effetto vincolante anche nel successivo giudizio avente ad oggetto l’intimazione di pagamento basata sulle medesime cartelle. La Corte ha chiarito che l’identità della questione di fatto (la notifica) prevale sulla diversità degli atti impugnati, stabilendo un precedente importante per i contribuenti.

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Spese giudizio di ottemperanza: il pagamento tardivo

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel caso di un giudizio di ottemperanza, il debitore che adempie al pagamento solo dopo l’inizio del procedimento deve comunque farsi carico delle relative spese legali. La corte inferiore aveva erroneamente omesso di pronunciarsi sulle spese giudizio di ottemperanza, dichiarando semplicemente la cessazione della materia del contendere. La Suprema Corte ha cassato la decisione, affermando la necessità di applicare il principio della soccombenza virtuale per determinare chi debba sostenere i costi del procedimento di esecuzione.

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Intimazione di pagamento: può essere rinnovata?

Una società ha impugnato un’intimazione di pagamento sostenendo che un atto precedente identico fosse già stato annullato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che un annullamento per vizi puramente procedurali (come la mancata prova della notifica degli atti presupposti) non impedisce all’Ente della Riscossione di emettere un nuovo atto. Tale situazione non viola il principio del ‘ne bis in idem’, poiché la prima decisione non verteva sul merito del debito, ma solo su un difetto formale, creando un giudicato solo processuale e non sostanziale.

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Classificazione catastale: impianto idrico è D/1

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di gestione del servizio idrico, confermando la classificazione catastale di un partitore idrico nella categoria D/1 (opifici) anziché nella richiesta categoria E/9 (immobili a destinazione particolare). La decisione si fonda sul principio che la gestione del servizio idrico integrato, basata su tariffe che coprono i costi, costituisce un’attività economica. Tale natura economica, finalizzata al perseguimento di un lucro oggettivo, rende l’immobile dotato di autonomia funzionale e reddituale, escludendolo dalla categoria E, riservata a beni sostanzialmente non commerciabili.

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Emolumenti indebiti: tassazione anche se da restituire

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che gli emolumenti indebiti, come stipendi percepiti per errore, costituiscono reddito tassabile nell’anno in cui vengono incassati. Il fatto che tali somme debbano essere restituite non ne esclude la tassabilità al momento della percezione. La successiva restituzione potrà essere considerata un onere deducibile solo nell’anno in cui avviene effettivamente, e non retroattivamente. La Corte ha respinto il ricorso di una contribuente che, avendo ricevuto emolumenti non dovuti da un precedente datore di lavoro pubblico, ometteva di dichiararli ritenendoli non tassabili.

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Esenzione IMU immobili merce: dichiarazione obbligatoria

Una società immobiliare si è vista negare l’esenzione IMU per immobili invenduti per non aver presentato l’apposita dichiarazione. La Corte di Cassazione ha confermato che l’esenzione IMU immobili merce è subordinata a questo adempimento formale, previsto a pena di decadenza, anche se il Comune è a conoscenza dello stato degli immobili. L’omessa dichiarazione comporta la perdita del beneficio fiscale.

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Legittimazione del fallito: quando può agire in giudizio

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato una sentenza tributaria favorevole a una società, poi fallita. La Cassazione ha stabilito che la legittimazione del fallito a proseguire il giudizio è subordinata alla prova della ‘mera inerzia’ del curatore fallimentare. La corte territoriale aveva errato nel non accertare tale condizione, portando alla cassazione della sentenza con rinvio.

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Operazioni inesistenti: il pagamento non basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20763/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di operazioni inesistenti. Il caso riguardava una società vinicola a cui l’Agenzia delle Entrate aveva contestato la deduzione di costi derivanti da fatture emesse da ‘cartiere’. La Commissione Tributaria Regionale aveva accolto il ricorso della società, ritenendo le operazioni solo soggettivamente inesistenti e quindi i costi deducibili, basando la sua decisione sulla prova del pagamento delle fatture. La Cassazione ha ribaltato questa visione, chiarendo che il pagamento non è un elemento sufficiente a dimostrare la realtà dell’operazione. Una volta che il Fisco fornisce prove (anche indiziarie) della fittizietà, spetta al contribuente dimostrare l’effettiva esistenza della transazione. La sentenza è stata cassata con rinvio per un nuovo esame.

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Estinzione giudizio: silenzio e rinuncia presunta

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio per un ricorso in materia tributaria. A seguito della proposta di definizione accelerata, i ricorrenti non hanno chiesto la fissazione dell’udienza entro il termine di 40 giorni, determinando così una rinuncia presunta al ricorso e la condanna al pagamento delle spese legali.

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Impugnazione estratto di ruolo: la Cassazione decide

Un contribuente ha impugnato delle cartelle di pagamento di cui era venuto a conoscenza solo tramite un estratto di ruolo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l’impugnazione estratto di ruolo è inammissibile. La Corte ha chiarito che, a seguito delle recenti riforme legislative, l’estratto non è un atto autonomamente impugnabile e il contribuente può agire solo se dimostra un pregiudizio specifico e attuale derivante dall’iscrizione a ruolo.

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