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Giurisprudenza Penale

Spaccio di lieve entità: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per spaccio continuato di cocaina, escludendo la configurabilità dello spaccio di lieve entità. La Corte ha sottolineato che un’attività sistematica e organizzata, con numerosi episodi di cessione, è incompatibile con la fattispecie di minor gravità, anche in assenza di dati precisi sul quantitativo totale di sostanza.

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Ricorso per Cassazione: i limiti del riesame dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due indagati contro un’ordinanza di custodia cautelare per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. La Suprema Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, ma serve solo a controllare la legittimità e la logicità della motivazione del provvedimento impugnato. In questo caso, il Tribunale del riesame aveva correttamente valutato le prove, tra cui le dichiarazioni convergenti di più collaboratori di giustizia e le intercettazioni, ritenendole sufficienti a configurare i gravi indizi di colpevolezza.

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Incaricato di pubblico servizio: la guida completa

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per induzione indebita di un coordinatore di una società di raccolta rifiuti. La sentenza chiarisce che anche ruoli operativi con autonomia decisionale rientrano nella qualifica di incaricato di pubblico servizio. L’abuso della propria posizione per ottenere vantaggi personali, come far lavorare i dipendenti per scopi privati, integra il reato, e l’ignoranza della propria qualifica pubblica non è una scusante valida.

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Istigazione corruzione: offerta di 50 euro è reato

Un automobilista, per evitare una multa, offre 50 euro a un Carabiniere. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di istigazione alla corruzione, stabilendo che la serietà dell’offerta non dipende solo dall’importo, ma dal contesto in cui avviene. La sentenza, tuttavia, è stata annullata con rinvio limitatamente al calcolo della pena per vizi procedurali.

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Procura speciale patteggiamento: quando è valida?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento. L’imputato sosteneva la nullità della richiesta per assenza di una procura speciale patteggiamento in capo al suo difensore. La Corte ha rigettato il ricorso, evidenziando che non solo la procura era stata regolarmente conferita, ma che l’imputato, presente in udienza, aveva personalmente confermato la volontà di patteggiare, sanando ogni potenziale vizio.

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Recidiva reiterata: quando è legittima? Analisi Cass.

Un individuo condannato per tentata estorsione ha impugnato la sentenza contestando l’applicazione della recidiva reiterata. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che per valutare la recidiva contano solo le condanne definitive al momento della commissione del nuovo reato. Pur correggendo un errore della Corte d’Appello che aveva citato una condanna successiva, la Suprema Corte ha confermato la decisione, ritenendo i precedenti penali sufficienti a dimostrare una maggiore pericolosità sociale e a giustificare l’aumento di pena per la recidiva reiterata.

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Conflitto di interessi 231: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro un sequestro preventivo. La decisione si fonda sul principio del conflitto di interessi 231, in quanto il difensore della società era stato nominato dal suo legale rappresentante, a sua volta indagato per il reato presupposto. La Corte ha ribadito che il divieto di rappresentanza è assoluto e inderogabile, anche nel caso di società unipersonali.

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Minaccia a pubblico ufficiale: quando è reato grave

Un cittadino, condannato per minaccia a pubblico ufficiale, ha presentato ricorso in Cassazione. Aveva minacciato degli agenti di polizia presso un ufficio immigrazione per costringerli a rilasciare immediatamente un permesso di soggiorno, contravvenendo alla programmazione dell’ufficio. La Corte ha respinto il ricorso, confermando che la condotta finalizzata a costringere un funzionario a compiere un atto contrario ai propri doveri integra il più grave reato di cui all’art. 336 c.p. e non una semplice minaccia. È stato inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa dei precedenti penali dell’imputato.

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Fornitore Stabile: la Cassazione traccia il confine

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un individuo accusato di essere un fornitore stabile di eroina per un’associazione criminale. Secondo la Corte, per trasformare un rapporto di fornitura in partecipazione associativa, non bastano indizi generici. È necessario dimostrare che il fornitore, superando il normale conflitto di interessi economici, abbia consapevolmente contribuito in modo stabile alla vita e agli scopi del gruppo. In questo caso, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e due conversazioni intercettate sono state ritenute insufficienti a provare tale coinvolgimento organico.

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Particolare tenuità del fatto: no se c'è evasione

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per evasione. Negata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa dei precedenti penali e dell’assenza di valide giustificazioni per l’allontanamento.

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Ne bis in idem: no a due ricorsi contro la stessa misura

La Corte di Cassazione ha stabilito che è inammissibile un secondo ricorso per il riesame di una misura cautelare se un precedente ricorso, sebbene dichiarato inammissibile per un vizio di forma, è ancora pendente in Cassazione. La decisione si fonda su un’applicazione estensiva del principio del ne bis in idem, volto a prevenire la pendenza simultanea di più procedimenti sulla stessa questione, anche se non ancora decisa nel merito.

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Minaccia via SMS: quando un messaggio è reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per il reato di minaccia via SMS. Il messaggio, ‘La pagherai’, è stato ritenuto penalmente rilevante perché, inserito in un contesto di sospetti e precedenti atteggiamenti aggressivi, assumeva un significato intimidatorio concreto e non generico, configurando così una minaccia via SMS.

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Esecuzione pena estera: i limiti del giudice italiano

Un soggetto condannato in Albania chiedeva di scontare la pena in Italia. La Corte di Appello ha ridotto la sanzione al massimo previsto dalla legge italiana per il reato corrispondente. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del condannato, che lamentava la mancata motivazione, chiarendo che nell’ambito della procedura di esecuzione pena estera basata sulla Convenzione di Strasburgo, il giudice italiano non deve ricalcolare la pena, ma solo adeguarla al massimo edittale interno, senza necessità di ulteriore motivazione.

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Revisione processo penale: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10949/2025, ha confermato l’inammissibilità di una richiesta di revisione processo penale per usura e tentata estorsione. Le ‘nuove prove’ presentate, volte a minare la credibilità della persona offesa, sono state ritenute non decisive e non in grado di demolire il giudicato, rappresentando un mero tentativo di rivalutazione di fatti già noti ai giudici di merito.

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Corrispondenza detenuto: motivazione apparente annulla

La Corte di Cassazione ha annullato un provvedimento che negava a un detenuto di ricevere una lettera. La decisione è stata presa perché la motivazione del trattenimento era solo ‘apparente’, basata su un generico sospetto di ‘messaggi criptici pericolosi’ senza elementi concreti. Questo caso sottolinea che ogni limitazione alla corrispondenza del detenuto deve essere supportata da una giustificazione reale e specifica, non da semplici congetture, per essere considerata legittima.

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Appropriazione indebita: quando scatta il termine querela

La Corte di Cassazione ha chiarito che, nel reato di appropriazione indebita di un bene in leasing, il termine di 90 giorni per presentare la querela decorre non dal mancato pagamento dei canoni, ma dal momento in cui il proprietario ha la certezza della volontà del possessore di non restituire il bene. Nel caso esaminato, un imprenditore non aveva restituito un macchinario dopo la risoluzione del contratto. La Corte ha ritenuto la querela tempestiva perché presentata dopo un’infruttuosa richiesta formale di restituzione, considerata il momento in cui la volontà di appropriarsi del bene è diventata manifesta.

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Cumulo pene: errore sul presofferto annulla l'ordine

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza della Corte di Appello di Milano a causa di un errore nel calcolo del cumulo pene. Il giudice dell’esecuzione aveva erroneamente considerato una riduzione di pena per ‘continuazione’ come ‘presofferto’ (pena già scontata), rigettando il ricorso di un condannato. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice ha il dovere di verificare autonomamente e correttamente il presofferto, formando un nuovo e corretto cumulo pene, e non può delegare tale compito o confondere istituti giuridici diversi.

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Ricettazione: il possesso legittima la vittima

La Corte di Cassazione ha confermato una condanna per ricettazione di due anfore, stabilendo un principio chiave: per essere considerata vittima del reato e chiedere un risarcimento, non è necessario essere il proprietario legale del bene, ma è sufficiente esserne il possessore. L’imputato aveva contestato la legittimazione della parte civile, in quanto mero detentore delle anfore, e chiesto di riqualificare il reato in furto. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il bene giuridico tutelato è anche il possesso, e che le prove per l’accusa di furto erano troppo generiche.

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Competenza confisca: chi decide sugli atti esecutivi?

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra la Corte d’Appello di Lecce e il Tribunale di Brindisi. Il caso riguarda la gestione di un bene confiscato. La Suprema Corte stabilisce che la competenza per gli adempimenti meramente esecutivi, come l’approvazione di una stima, spetta al giudice che ha emesso la sentenza di confisca e non al giudice dell’esecuzione, delineando un importante principio sulla competenza confisca.

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Esercizio abusivo professione e truffa: non reato complesso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un finto geometra condannato per esercizio abusivo di una professione e truffa. La Corte stabilisce che i due reati non costituiscono un reato complesso, in quanto tutelano beni giuridici diversi: il patrimonio (truffa) e l’interesse pubblico all’esercizio qualificato delle professioni.

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