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Giurisprudenza Penale

Ricorso per cassazione: i limiti del riesame cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione contro un provvedimento di sequestro preventivo per reati di autoriciclaggio. La decisione si fonda su motivi procedurali, come la proposizione di censure nuove in sede di legittimità e la natura di merito delle doglianze, che esulano dal controllo della Suprema Corte. La sentenza ribadisce che la motivazione del sequestro può basarsi sulla strumentalità della società agli illeciti.

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Riciclaggio farmaci: la tracciabilità non esclude reato

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per riciclaggio farmaci a carico di un operatore che, dopo aver ricevuto medicinali di provenienza furtiva, li ha reimmessi sul mercato. Anche se la tracciabilità dei farmaci non era stata interrotta, la Corte ha stabilito che la rivendita a terzi, con tanto di fatturazione, integra il reato perché ostacola l’identificazione dell’origine delittuosa del bene, rendendo l’appello dell’imputato inammissibile.

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Truffa aggravata per contributi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per truffa aggravata per contributi. La condanna era basata sull’ottenimento di fondi agricoli europei mediante la presentazione di falsi contratti di affitto. La Corte ha ribadito che l’uso di documenti falsi integra gli “artifici e raggiri” tipici del reato più grave (art. 640 bis c.p.), escludendo la qualificazione nel meno grave reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316 ter c.p.).

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Giudice dell'esecuzione: competenza sui beni sequestrati

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso relativo alla revoca della restituzione di una somma sequestrata. Con la sentenza di assoluzione divenuta irrevocabile, la competenza a decidere sui beni in sequestro cessa per il giudice cautelare e passa in via esclusiva al giudice dell’esecuzione, rendendo inammissibile qualsiasi impugnazione in sede cautelare.

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Ricettazione dolo eventuale: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per ricettazione di una persona trovata in possesso di un biglietto vincente rubato. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’imputata non ha fornito una spiegazione plausibile sulla provenienza del bene. La Corte ha ribadito che per la ricettazione con dolo eventuale è sufficiente che l’agente si rappresenti la concreta possibilità dell’origine illecita della cosa e ne accetti il rischio.

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Occultamento documenti: reato anche con difficoltà

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9591/2025, ha confermato la condanna per il reato di occultamento di documenti contabili (art. 10 D.Lgs. 74/2000). Il caso riguardava un imprenditore che aveva reso impossibile la ricostruzione dei propri redditi. La Corte ha chiarito che il reato sussiste anche se l’amministrazione finanziaria riesce a ricostruire il reddito ‘aliunde’ (da altre fonti), poiché ciò che viene punito è la violazione del principio di trasparenza fiscale. È stato inoltre ribadito che le nullità procedurali, come la mancata notifica a uno dei due difensori, devono essere eccepite tempestivamente per non essere sanate.

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Ricorso patteggiamento: limiti e motivi di inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento basato su un presunto difetto di imputabilità dell’imputato. La decisione ribadisce che, ai sensi dell’art. 448 comma 2-bis c.p.p., le sentenze di patteggiamento possono essere impugnate solo per motivi specifici, tra cui non rientra la capacità di intendere e di volere al momento del fatto. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento per il reato di ricettazione. L’imputato contestava la qualificazione giuridica, ma la Corte ha ribadito che tale motivo è valido solo in caso di errore manifesto, non riscontrato nel caso di specie, confermando la condanna.

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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento. L’ordinanza chiarisce che l’impugnazione è consentita solo per motivi tassativi, escludendo contestazioni generiche sulla qualificazione giuridica o sulla responsabilità dell’imputato. Il caso riguarda un patteggiamento per reati gravi, seguito da un ricorso basato su motivi non ammessi dalla riforma dell’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen.

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Sottrazione fraudolenta: quando si commette reato?

La Corte di Cassazione conferma la condanna per il reato di sottrazione fraudolenta a carico di un imprenditore. La sentenza chiarisce che per commettere il reato non basta spogliarsi dei propri beni, ma è necessario porre in essere atti simulati o fraudolenti, come la creazione di società di comodo, volti a ingannare il creditore. L’appello è stato dichiarato inammissibile perché le azioni dell’imputato integravano un chiaro disegno criminoso e non un semplice illecito civile.

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Astensione avvocato: nullo il processo senza rinvio

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza che aveva negato misure alternative a un detenuto. La decisione è stata presa perché il giudice non aveva rinviato l’udienza nonostante la legittima e tempestiva comunicazione di adesione all’astensione avvocato da parte del difensore di fiducia. Tale omissione, secondo la Corte, costituisce una violazione del diritto di difesa che rende nulli l’udienza e il provvedimento emesso.

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Dichiarazioni predibattimentali: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9597/2025, ha rigettato i ricorsi di due imputati condannati per rapina aggravata e altri reati. La Corte ha confermato la validità dell’acquisizione delle dichiarazioni predibattimentali dei coimputati che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere a causa di intimidazioni subite, specificando che il presupposto per tale acquisizione è di natura oggettiva e non richiede che l’intimidazione provenga direttamente dall’imputato. Sono stati inoltre respinti i motivi relativi alla mancata rinnovazione del dibattimento in appello e all’inutilizzabilità delle intercettazioni.

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Principio consensualistico e bancarotta: la Cassazione

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato per bancarotta fraudolenta. La vendita di un ramo d’azienda si perfeziona con il solo accordo, secondo il principio consensualistico, anche se il prezzo non viene pagato. La successiva mancata consegna del bene non esclude il reato di distrazione.

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Pene sostitutive: no se l'imputato è inaffidabile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego delle pene sostitutive. La decisione si fonda sulla gravità dei reati commessi (porto d’armi, spari in pubblico e resistenza) e, soprattutto, sulla manifesta inaffidabilità del soggetto, dimostrata dalla sua evasione da una misura cautelare. Secondo la Corte, tale comportamento preclude un giudizio prognostico favorevole, essenziale per la concessione di benefici alternativi al carcere.

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Competenza giudice esecuzione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9596/2025, ha risolto un conflitto di giurisdizione tra due tribunali. Il caso riguardava la determinazione della competenza del giudice dell’esecuzione per la confisca di un veicolo. La Corte ha stabilito che, in presenza di più sentenze definitive, la competenza spetta al giudice che ha emesso l’ultima sentenza divenuta irrevocabile, in applicazione dell’art. 665, comma 4, del codice di procedura penale, garantendo così certezza al procedimento.

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Dichiarazione di assenza: annullata la sentenza d'appello

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna della Corte d’Appello a causa di un’errata dichiarazione di assenza dell’imputato. La notifica per il giudizio d’appello era stata inviata a un difensore che aveva già rinunciato al mandato, violando il diritto di difesa. La Suprema Corte ha ribadito che la nomina di un legale di fiducia con elezione di domicilio non è sufficiente a provare la conoscenza del processo se il difensore rinuncia all’incarico. Di conseguenza, il processo d’appello è stato dichiarato nullo e dovrà essere celebrato nuovamente. Un altro capo d’imputazione è stato dichiarato estinto per remissione di querela.

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Concorso in rapina: quando la presenza è reato

Un uomo condannato per concorso in rapina ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua semplice presenza sul luogo del delitto fosse una connivenza non punibile. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la presenza fisica può costituire un contributo morale che rafforza l’intento criminoso altrui, integrando così il reato.

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Esecuzione pena estero: revoca se lo Stato rifiuta

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della revoca di un’ordinanza che disponeva l’affidamento in prova in Germania. La decisione si basa sul rifiuto delle autorità tedesche di dare seguito al provvedimento, motivato dalla mancanza di un permesso di soggiorno del condannato. La Corte ha chiarito che la revoca non deriva da una violazione del condannato, ma dal mancato avveramento della condizione sospensiva del riconoscimento estero, rendendo l’esecuzione pena estero impossibile.

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Affidamento in prova: valutazione della condotta

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro il diniego di affidamento in prova e detenzione domiciliare. La sentenza sottolinea che, per la concessione delle misure alternative, la valutazione deve essere complessiva e focalizzata sulla personalità attuale del condannato. Una condotta negativa recente, come essere sottoposti ad altre misure cautelari, dimostra un’inaffidabilità che prevale sul tempo trascorso dal reato e su eventuali assoluzioni per fatti diversi.

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Reato continuato: quando è inammissibile in esecuzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso volto a ottenere il riconoscimento del reato continuato tra diverse sentenze di condanna. La decisione si fonda sul principio che tale istituto non può essere concesso in fase esecutiva se il giudice della cognizione lo ha già esaminato e respinto in precedenza. L’omessa contestazione di questo punto cruciale nel ricorso ne ha determinato l’inammissibilità.

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