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Giurisprudenza Penale

Bilanciamento circostanze: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante il mancato riconoscimento della prevalenza delle attenuanti generiche. L’imputato contestava il giudizio di equivalenza (bilanciamento circostanze) con un’aggravante in materia di stupefacenti, ma la Corte ha ritenuto la decisione dei giudici di merito logica e non sindacabile, confermando la valutazione sulla gravità del fatto e sulla pericolosità sociale del soggetto.

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Spaccio di lieve entità: quando è escluso dalla Corte

La Cassazione conferma la condanna per spaccio, escludendo l’ipotesi di spaccio di lieve entità. La decisione si basa non solo sulla quantità di droga, ma anche sul possesso di denaro e lo stato di disoccupazione, indizi di professionalità.

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Coltivazione stupefacenti: quando è spaccio?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per coltivazione stupefacenti ai fini di spaccio. La Corte ha stabilito che una piantagione di 42 piante di marijuana, alte fino a 4 metri e supportata da attrezzature professionali, non può essere considerata per uso personale. È stata inoltre confermata l’aggravante della recidiva, data la pericolosità sociale del soggetto desunta dai suoi precedenti specifici e dalla sua condotta.

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Erronea qualificazione giuridica: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento. Il ricorrente lamentava un’erronea qualificazione giuridica del reato, ma la Corte ha ribadito che, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., tale motivo di ricorso è valido solo in caso di “errore manifesto”, ovvero un errore palese ed eccentrico rispetto all’imputazione, non ravvisabile nel caso di specie. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Concordato in appello: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso basato su un concordato in appello. La Corte ha stabilito che l’accordo tra le parti sulla pena finale implica una rinuncia implicita a tutti gli altri motivi di appello. Inoltre, ha chiarito che la modifica del calcolo della pena, se frutto di un accordo, non viola il divieto di “reformatio in peius”, poiché non è una decisione unilaterale del giudice ma una volontà congiunta delle parti.

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Ne bis in idem e trasporto di droga: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per trasporto di stupefacenti. La Corte ha stabilito che un secondo trasporto, anche se collegato a una precedente partita di droga già giudicata, costituisce un reato autonomo, escludendo l’applicazione del principio del ne bis in idem. Inoltre, ha confermato la piena utilizzabilità delle dichiarazioni spontanee rese alla polizia in sede di giudizio abbreviato.

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Aggravante spaccio vicino a scuole: la Cassazione

Un uomo condannato per detenzione di stupefacenti ricorre in Cassazione contestando le prove e l’applicazione dell’aggravante spaccio vicino a scuole. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, confermando che la vicinanza a luoghi come oratori è sufficiente per l’aggravante, data la sua natura oggettiva di pericolo, a prescindere dall’identità degli acquirenti.

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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

Un imputato ha impugnato in Cassazione la sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’, lamentando una errata qualificazione giuridica del fatto e la mancata valutazione di un possibile proscioglimento. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l’accordo tra le parti preclude la possibilità di sollevare questioni a cui si è implicitamente rinunciato, salvo vizi nella formazione del consenso o l’applicazione di una pena illegale.

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Getto pericoloso di cose: quando è reato (art. 674)

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per il reato di getto pericoloso di cose. Avevano versato un liquido da una terrazza, danneggiando la tenda da sole dell’appartamento sottostante. La Corte ha stabilito che il reato sussiste anche se viene danneggiato solo un oggetto, poiché l’azione crea un potenziale pericolo di offendere, imbrattare o molestare le persone. Le questioni procedurali sollevate sono state ritenute tardive.

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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento avverso una sentenza per reati di droga. L’imputato lamentava un’erronea qualificazione giuridica del fatto, ma la Corte ha ribadito che, secondo l’art. 448, co. 2-bis, c.p.p., tale motivo di ricorso è valido solo in caso di ‘errore manifesto’, palese ed evidente, e non per contestazioni generiche che richiederebbero una nuova valutazione dei fatti.

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Spaccio stupefacenti: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio stupefacenti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, escludendo la tenuità del fatto per l’abitualità della condotta e l’attenuante del lucro di speciale tenuità, ribadendo che il ricorso non può limitarsi a una mera riproposizione di censure fattuali già respinte.

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Dichiarazione IVA omessa: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per dichiarazione IVA omessa. La Corte ha stabilito che la ricostruzione del volume d’affari, basata su un’analisi documentale complessa e non solo su elementi presuntivi, non è contestabile in sede di legittimità se le obiezioni riguardano il merito della valutazione delle prove e non vizi di legge.

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Getto pericoloso di cose: quando è reato? Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una condomina condannata per il reato di getto pericoloso di cose. La Corte ribadisce che il reato sussiste per la sola potenzialità di molestare le persone, anche se vengono colpiti solo oggetti. Il ricorso è stato respinto perché mirava a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento per un presunto errore nella qualificazione giuridica del fatto. La decisione ribadisce che, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis c.p.p., l’impugnazione è consentita solo per errori manifesti ed evidenti, non per censure generiche o non autosufficienti.

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Ipotesi lieve stupefacenti: quando la quantità esclude?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La richiesta di qualificare il reato come ipotesi lieve stupefacenti è stata respinta a causa dell’ingente quantitativo di dosi ricavabili (2340), ritenuto un indice di offensività incompatibile con la fattispecie di minor gravità, a prescindere dalla bassa percentuale di principio attivo. La Corte ha confermato che un dato ponderale così significativo è sufficiente a escludere la lieve entità del fatto.

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Spaccio di lieve entità: i criteri di esclusione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due soggetti condannati per spaccio. I ricorrenti chiedevano il riconoscimento dell’ipotesi di spaccio di lieve entità, sostenendo che le singole cessioni fossero di modica quantità. La Corte ha respinto la tesi, confermando che la natura organizzata, continuativa e professionale dell’attività, con un parco clienti e mezzi dedicati, è incompatibile con la qualificazione di fatto lieve, a prescindere dalla quantità di droga ceduta in ogni singola occasione.

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Ricorso Patteggiamento: i motivi inammissibili

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento. La decisione si fonda sulla riforma del 2017, che limita i motivi di impugnazione. Il ricorrente, che lamentava la mancata assoluzione, viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, poiché il suo ricorso patteggiamento verteva su questioni di merito non più appellabili.

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Ricorso inammissibile per rivalutazione dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per plurimi reati di incendio. Il ricorso contestava sia la responsabilità penale che il trattamento sanzionatorio. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso miravano a una rivalutazione dei fatti e delle prove (video, GPS, tabulati), un’attività preclusa al giudice di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Recidiva e pena: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha confermato la valutazione sulla recidiva e pena, ritenendo i motivi del ricorso manifestamente infondati e non in linea con la motivazione della sentenza d’appello.

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Rimessione nei termini: decorrenza e conoscenza effettiva

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un cittadino straniero per la rimessione nei termini, stabilendo che il termine decorre dalla data di notifica del provvedimento (conoscenza effettiva), non dal momento in cui un legale ne spiega il contenuto.

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