La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10202/2024, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per rapina in abitazione. Il caso, originariamente qualificato come furto, era stato trasmesso al Pubblico Ministero per una nuova formulazione dell'accusa. La Corte ha confermato la legittimità della procedura e la correttezza della qualificazione del reato, specificando che il fine di profitto nella rapina può consistere in qualsiasi vantaggio, anche non patrimoniale. Inoltre, ha ribadito la speciale gravità della rapina in abitazione, la cui aggravante non può essere bilanciata con le attenuanti generiche, a tutela della inviolabilità del domicilio.
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