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Giurisprudenza Penale

Inammissibilità appello penale: specificità dei motivi
La Corte di Cassazione conferma l'inammissibilità dell'appello penale presentato da due imputati condannati per omicidio volontario. La sentenza ribadisce il principio fondamentale della specificità dei motivi di appello, chiarendo che non è sufficiente riproporre tesi difensive generiche, ma è necessario contestare punto per punto il ragionamento del giudice di primo grado. La decisione sottolinea come la mancanza di un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata renda il ricorso inammissibile, impedendone l'esame nel merito.
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Molestia reiterata e tenuità del fatto: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due datori di lavoro condannati per molestie ai danni di una dipendente. La Corte ha stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) non si applica in caso di molestia reiterata, poiché la natura abituale e ripetuta della condotta, consistente in continui pedinamenti e controlli, è incompatibile con il beneficio di legge.
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Regime 41-bis: la dissociazione non basta a revocarlo
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un detenuto sottoposto al regime 41-bis, confermando la proroga del regime detentivo speciale. La Corte ha stabilito che la semplice "dissociazione" dal clan di appartenenza non è sufficiente a dimostrare il venir meno della capacità di mantenere contatti con l'organizzazione criminale, soprattutto in presenza di una persistente pericolosità sociale. La sentenza distingue nettamente la dissociazione dalla collaborazione con la giustizia, ritenendo solo quest'ultima una cesura più netta con il passato criminale.
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Cumulo pene: vanno incluse le pene già espiate
La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del cumulo pene, devono essere incluse anche le sentenze per le quali la pena è già stata interamente espiata. La decisione si fonda sulla necessità di applicare correttamente il criterio moderatore previsto dall'art. 78 c.p., che limita la pena complessiva. Il caso riguardava una condannata che chiedeva di includere un vecchio cumulo di pene, già scontato, in un nuovo provvedimento di unificazione. Il giudice di primo grado aveva respinto la richiesta, ma la Cassazione ha annullato tale decisione, precisando che il giudice deve verificare se i reati appartengono allo stesso periodo storico e quindi allo stesso 'cumulo parziale', indipendentemente dall'avvenuta espiazione.
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Circostanze attenuanti: no se c’è un precedente
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la condanna per violazione delle misure di prevenzione. I giudici hanno confermato il diniego delle circostanze attenuanti generiche, motivandolo con la presenza di precedenti penali e la ripetitività della condotta, elementi che delineano un giudizio negativo sulla personalità dell'imputato e sulla gravità del fatto.
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Affidamento in prova: no se violi gli arresti
La Corte di Cassazione ha confermato il diniego dell'affidamento in prova a una persona condannata che, durante gli arresti domiciliari, aveva commesso due violazioni, tra cui un'evasione. La Suprema Corte ha stabilito che tali comportamenti impediscono di formulare una prognosi favorevole per il reinserimento sociale, rendendo la richiesta prematura. Le violazioni oggettive prevalgono su eventuali relazioni positive dei servizi sociali, in base al principio di gradualità nell'accesso alle misure alternative.
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Ricorso patteggiamento: i motivi di inammissibilità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento contro una sentenza per detenzione di armi. Il motivo del ricorso, basato su una presunta carenza di motivazione nel calcolo della pena, non rientra tra quelli, tassativamente previsti dalla legge dopo la riforma del 2017. La Corte ha ribadito che l'impugnazione è consentita solo per vizi specifici, come l'errata qualificazione giuridica o l'illegalità della pena, confermando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di un'ammenda.
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Inammissibilità ricorso sorveglianza: quando è tardi?
La Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso sorveglianza contro il diniego di misure alternative. La decisione si fonda sulla recidiva del soggetto, la revoca di precedenti benefici e la mancanza di elementi positivi attuali, come un lavoro o documentazione sanitaria recente.
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Rescissione del giudicato: effetti sulla custodia cautelare
La Cassazione chiarisce che la rescissione del giudicato per un imputato latitante non annulla l'ordinanza di custodia cautelare originaria. Il provvedimento cautelare riprende vigore e i termini di durata decorrono nuovamente dalla data della restituzione nel termine, confermando la piena autonomia tra la condanna revocata e la misura cautelare.
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Rinuncia al ricorso: quando l’appello è inammissibile
Un imputato, condannato per il reato di cui all'art. 660 c.p., ha presentato ricorso in Cassazione. Successivamente, ha effettuato una formale rinuncia al ricorso tramite il suo difensore munito di procura speciale. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, poiché la rinuncia all'impugnazione è un atto che ne preclude l'esame nel merito.
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Continuazione tra reati: la Cassazione fa chiarezza
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9286/2024, ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati di omicidio e successivi reati di stampo mafioso. La Corte ha stabilito che, per applicare il beneficio, non è sufficiente la mera appartenenza a un'associazione criminale; è necessario provare che i reati-fine erano stati programmati specificamente fin dal momento dell'adesione al sodalizio, escludendo ogni automatismo. La mancanza di un'anticipata programmazione e la natura estemporanea dei delitti hanno portato alla conferma della decisione di merito.
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Interesse ad impugnare: quando il ricorso è inammissibile
Un detenuto ricorre contro il diniego di consultare video lezioni universitarie. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per carenza di interesse ad impugnare, poiché il suo trasferimento in un altro istituto ha reso la questione superata, potendo egli ripresentare la richiesta nella nuova sede.
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Violazione più grave: il calcolo della pena inflitta
La Corte di Cassazione chiarisce come individuare la violazione più grave in caso di continuazione tra più sentenze. La Corte ha stabilito che per determinare la pena più grave si deve considerare la "pena inflitta" in concreto, ovvero quella risultante dopo il bilanciamento delle circostanze e dopo l'eventuale riduzione per la scelta di un rito alternativo. Il ricorso che calcola la pena al lordo di tale riduzione è inammissibile.
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Liberazione anticipata: evasione nega il beneficio
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un detenuto, confermando che la liberazione anticipata può essere negata per il semestre in cui è avvenuta un'evasione. La Corte ha ritenuto che tale condotta dimostri una non adesione al percorso rieducativo. Inoltre, ha stabilito che il Tribunale di Sorveglianza non può decidere su un periodo non valutato in primo grado, ma deve rimettere gli atti al giudice competente per non ledere i diritti della difesa.
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Inammissibilità ricorso cassazione: l’avvocato serve
Un soggetto in detenzione domiciliare, a seguito della revoca della misura, ha presentato personalmente appello in Cassazione. La Corte Suprema ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso per cassazione, ribadendo che, dopo la riforma del 2017, tale atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato cassazionista, pena l'improcedibilità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.
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Decreto di archiviazione: non impedisce un nuovo processo
La Corte di Cassazione ha stabilito che un precedente decreto di archiviazione non impedisce l'avvio di un nuovo procedimento penale per gli stessi fatti. La Corte ha respinto il ricorso di un imputato che chiedeva l'annullamento di una condanna per frode, sostenendo che un precedente provvedimento di archiviazione violasse il principio del 'ne bis in idem'. La sentenza chiarisce che il decreto di archiviazione non è una sentenza passata in giudicato e non costituisce esercizio dell'azione penale, pertanto non preclude un successivo processo.
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Ricorso in Cassazione inammissibile se difensore non iscritto
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso in Cassazione inammissibile perché proposto da un avvocato non iscritto all'albo speciale per il patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori. La mancanza di questo requisito formale, previsto dall'art. 613 cod. proc. pen., rende l'atto radicalmente nullo e comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Competenza giudice esecuzione e tenuità del fatto
La Corte di Cassazione risolve un conflitto tra tribunali, stabilendo che una sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto non è idonea a determinare la competenza del giudice dell'esecuzione. Tale competenza, ai sensi dell'art. 665 c.p.p., si radica sull'ultimo provvedimento irrevocabile che comporti effetti esecutivi, come una sentenza di condanna, e non su un proscioglimento che non necessita di esecuzione.
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Confisca diretta per sottrazione fraudolenta di beni
La Corte di Cassazione conferma la confisca diretta di beni immobili trasferiti fraudolentemente per sottrarli al fisco. Anche se il reato è prescritto, la misura ablativa, in questo caso obbligatoria, persiste. La Corte chiarisce che la continuità normativa tra la vecchia e la nuova disciplina sulla confisca diretta rende la decisione legittima.
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Revoca sospensione condizionale: i limiti del ricorso
La Corte di Cassazione ha confermato la revoca della sospensione condizionale della pena a un individuo che, dopo diverse condanne con beneficio, ha commesso un nuovo reato nel quinquennio. I motivi di ricorso, basati su un presunto errore di calcolo della pena, sulla mancata applicazione della continuazione tra reati e sulla presunta estinzione dei reati patteggiati, sono stati giudicati inammissibili per genericità e manifesta infondatezza.
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