Un candidato a elezioni comunali, sottoposto ad arresti domiciliari per il reato di scambio elettorale politico-mafioso, ha presentato ricorso in Cassazione. Contestava l’interpretazione delle intercettazioni che provavano il suo accordo con un esponente di un’associazione criminale per ottenere voti in cambio di favori futuri. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale del riesame. La Suprema Corte ha ribadito che gli indizi, specialmente le intercettazioni, devono essere valutati nel loro complesso e non in modo frammentato, e che il ruolo della Cassazione non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la logicità e correttezza giuridica della motivazione del giudice di merito.
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