Un imprenditore, condannato per dichiarazione fraudolenta tramite l’uso di elementi passivi fittizi, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che il suo scopo principale non era evadere le tasse, ma ottenere liquidità dalle banche. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che il dolo specifico del reato fiscale non è escluso dalla presenza di finalità ulteriori. Inoltre, ha chiarito che per il superamento della soglia di punibilità si considera l’ammontare del credito inesistente esposto in dichiarazione, nel caso di specie pari a oltre 53.000 euro.
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