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Giurisprudenza Penale

Ricorso generico patteggiamento: l’inammissibilità
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento. La decisione sottolinea che un ricorso generico patteggiamento, che lamenta genericamente la mancata valutazione di cause di non punibilità senza specificarle, è inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: quando è condannato a pagare
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due imputati contro una condanna per traffico di stupefacenti. La Corte ha ritenuto infondati i motivi relativi alla mancata concessione delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro ciascuno.
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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento, poiché i motivi addotti (vizio di motivazione e violazione di legge sulla reità) non rientrano tra quelli tassativamente previsti dall'art. 448, co. 2-bis, c.p.p. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando la natura eccezionale e limitata del ricorso patteggiamento.
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Circostanze attenuanti generiche e droga: il no della Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di un'ingente quantità di cocaina. La Corte ha confermato la decisione di non concedere le circostanze attenuanti generiche, motivando che la notevole quantità di droga (oltre 1.900 dosi) è un fattore preponderante che giustifica da solo il diniego, rendendo secondari altri elementi probatori addotti dalla difesa.
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Ricorso inammissibile per contestazioni generiche
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un contribuente condannato per l'utilizzo di fatture fittizie. Il ricorso è stato giudicato generico perché si limitava a contestare la valutazione dei fatti già operata dai giudici di merito, senza sollevare questioni di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, confermando che un ricorso inammissibile non può essere utilizzato per ottenere un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda.
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Detenzione stupefacenti: quando è spaccio e non uso personale
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di stupefacenti. La Corte ha confermato che il possesso di una quantità elevata di droga (circa 800 dosi) e di materiale per il confezionamento esclude la tesi dell'uso personale, configurando il reato di spaccio. La decisione sottolinea l'importanza degli indici oggettivi per qualificare la condotta.
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Fatto di lieve entità: non solo la quantità conta
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La difesa chiedeva il riconoscimento del fatto di lieve entità basandosi solo sulla quantità dello stupefacente. La Corte ha ribadito che per questa attenuante contano anche la condotta dell'imputato e il contesto generale, non solo il dato ponderale della sostanza, che nel caso specifico avrebbe permesso di ricavare 227 dosi.
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Possesso di droga: la Cassazione e la prova indiziaria
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per possesso di droga. Lo stupefacente era stato trovato in un suo terreno con libero accesso. La Corte ha ritenuto logica e sufficiente la motivazione dei giudici di merito, basata su prove indiziarie come l'aver visto l'imputato aggirarsi con fare sospetto nei pressi del nascondiglio, valorizzando l'assenza di prove a sostegno della tesi difensiva.
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Inammissibilità ricorso cassazione: dosimetria pena
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità di un ricorso avverso una condanna per reati legati agli stupefacenti. Il motivo, basato sulla dosimetria della pena, è stato ritenuto manifestamente infondato e generico, poiché la Corte d'Appello aveva logicamente motivato la sanzione in base alla quantità della sostanza. L'esito conferma il principio dell'inammissibilità del ricorso in cassazione quando non si evidenziano vizi di legittimità, con condanna del ricorrente alle spese e a un'ammenda.
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Ricorso inammissibile: fuga e droga, la Cassazione
Un soggetto, condannato per detenzione di stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale dopo una fuga da un posto di blocco, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza di tutti i motivi proposti. Le giustificazioni dell'imputato sono state ritenute prive di riscontro, e sia la quantità della droga che le modalità della fuga hanno impedito il riconoscimento di attenuanti o esimenti, confermando la condanna.
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Fatto di lieve entità: No al ricorso con precedenti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio. La richiesta di qualificare il reato come 'fatto di lieve entità' è stata respinta a causa dei numerosi precedenti penali specifici del soggetto e della quantità non trascurabile di sostanza stupefacente.
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Ricorso inammissibile: quando l’appello è infondato
Un'ordinanza della Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il ricorso è stato respinto perché le motivazioni erano manifestamente infondate e perché una delle richieste non era stata presentata nel precedente grado di giudizio. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Inammissibilità ricorso Cassazione per pena droga
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità di un ricorso presentato contro una sentenza di condanna per detenzione di sostanze stupefacenti. Il ricorrente contestava l'entità della pena, ma la Corte ha ritenuto che la sanzione fosse adeguatamente motivata dalla notevole quantità di droga sequestrata (circa 10 kg). Di conseguenza, l'inammissibilità del ricorso in cassazione ha comportato la condanna dell'imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso per cassazione: inammissibile se firmato da te
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione poiché sottoscritto personalmente dall'imputato e non da un avvocato abilitato. L'ordinanza ribadisce che la normativa vigente impone, a pena di inammissibilità, la firma di un difensore iscritto all'albo speciale, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: conseguenze e motivi infondati
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imprenditore condannato per omessi versamenti di IVA e IRPEF. I motivi, relativi a vizi procedurali sulla rinnovazione dell'istruttoria e sul superamento delle soglie di punibilità, sono stati ritenuti manifestamente infondati. La decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso inammissibile: quando è manifestamente infondato
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per detenzione di stupefacenti. I motivi sono stati ritenuti manifestamente infondati, confermando la valutazione logica e giuridicamente corretta della Corte d'Appello sia sulla colpevolezza, basata sul possesso di droghe e materiale per il confezionamento, sia sul diniego delle attenuanti generiche. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.
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Quantitativo di droga e inammissibilità del ricorso
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti. La decisione si fonda sul fatto che un ingente quantitativo di droga, dal quale si potevano ricavare oltre 4.000 dosi, esclude la possibilità di configurare il reato come di lieve entità. I motivi del ricorso sono stati ritenuti in parte su questioni di fatto, non valutabili in sede di legittimità, e in parte manifestamente infondati, confermando la correttezza della valutazione della Corte d'Appello.
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Ricorso patteggiamento: i limiti dell’impugnazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 38526/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre imputati contro una sentenza di applicazione pena su richiesta (patteggiamento). Il caso sottolinea i limiti tassativi per l'impugnazione di tale rito: il ricorso patteggiamento non può vertere su vizi di motivazione o sulla colpevolezza, ma solo sui casi specifici previsti dall'art. 448 c.p.p. La decisione ha comportato la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Spaccio di lieve entità: quando non si applica?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti, il quale richiedeva l'applicazione della fattispecie di spaccio di lieve entità. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la durata prolungata dell'attività, la disponibilità di diverse tipologie di sostanze e la consistenza complessiva dell'operato sono elementi che escludono la possibilità di qualificare il reato come di lieve entità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.
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Ricorso inammissibile: la Cassazione sul patteggiamento
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza di patteggiamento, sottolineando che l'accettazione della pena concordata da parte del giudice è una motivazione sufficiente della sua congruità, anche in caso di aumento per la continuazione dei reati. Il ricorrente, che lamentava un vizio di motivazione sul calcolo della pena, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un'ammenda.
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