La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati di rapina, furto e porto d'armi, giudicati con due sentenze diverse e commessi a distanza di un anno. La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando come la distanza temporale, la diversità dei luoghi e dei complici siano elementi che provano l'assenza di un'unica programmazione criminosa, configurando piuttosto una generica inclinazione a delinquere. Di conseguenza, l'istituto della continuazione tra reati non è stato applicato.
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