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Giurisprudenza Penale

Custodia cautelare: inammissibile ricorso generico
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un'ordinanza di custodia cautelare per traffico di stupefacenti. La difesa è stata ritenuta generica perché si è concentrata solo su un singolo elemento di prova, ignorando deliberatamente un quadro indiziario ben più ampio e grave, che includeva dati GPS, contabilità dello spaccio e messaggi compromettenti. La sentenza ribadisce che, per contestare la gravità indiziaria, è necessario affrontare la totalità delle prove a carico.
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Aggravante quantità ingente: quando si applica?
La Corte di Cassazione si pronuncia sull'applicazione dell'aggravante quantità ingente per detenzione di stupefacenti. Un uomo, condannato per il possesso di 45 kg di hashish e 1.170 dosi di cocaina, ha contestato l'aggravante sostenendo che le soglie giurisprudenziali sono solo indicative e che mancava la consapevolezza dell'esatto quantitativo. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che superare di molto la soglia (in questo caso, il doppio del principio attivo) giustifica l'aggravante e che, essendo una circostanza oggettiva, è sufficiente la colpa dell'imputato, non essendo necessaria la piena conoscenza.
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Sequestro probatorio smartphone: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37222/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro un'ordinanza di riesame che confermava il sequestro probatorio smartphone. La Corte ha stabilito che l'accesso ai dati è legittimo se il sequestro, operato d'iniziativa dalla polizia giudiziaria, viene convalidato dal Pubblico Ministero. Inoltre, ha ritenuto che la presenza di foto di stupefacenti, messaggi, ingente denaro contante e precedenti specifici costituisse un sufficiente 'fumus commissi delicti', rendendo il sequestro giustificato.
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Sequestro probatorio informatico: limiti e motivazione
Un individuo indagato per traffico di stupefacenti contesta il sequestro dei suoi dispositivi informatici. La Corte di Cassazione annulla il provvedimento, non perché infondato, ma perché il decreto di sequestro probatorio informatico mancava di specifici criteri selettivi e di una adeguata motivazione sulla necessità di un'acquisizione massiva dei dati, risultando così sproporzionato e lesivo dei diritti dell'indagato. La sentenza ribadisce l'obbligo per il Pubblico Ministero di perimetrare l'oggetto della ricerca o di giustificare l'apprensione totale dei dati.
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Pericolosità sociale e confisca: la visione unitaria
La Corte di Cassazione conferma la misura di prevenzione della sorveglianza speciale e la confisca di beni a carico di due soggetti. La decisione si basa su una valutazione complessiva della loro pericolosità sociale, considerando una continuità di condotte illecite nel tempo e una manifesta sproporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati, respingendo i ricorsi che tentavano di frammentare la valutazione delle singole condotte.
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Recidiva: motivazione necessaria per l’aumento di pena
La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di un imputato condannato per evasione dagli arresti domiciliari. Pur respingendo le difese relative allo stato di necessità e alla tenuità del fatto, la Corte ha accolto il motivo sulla recidiva. È stato stabilito che, per applicare l'aumento di pena previsto per la recidiva, non basta la semplice esistenza di precedenti penali, ma il giudice deve fornire una motivazione specifica sulla maggiore pericolosità sociale del reo, dimostrando che la nuova condotta è sintomo di una persistenza nel delinquere. La sentenza è stata annullata su questo punto con rinvio alla Corte d'Appello.
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Ricorso per cassazione personale: inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso per cassazione personale presentato da un imputato avverso una sentenza di patteggiamento. La Corte ribadisce che, a seguito delle modifiche legislative, l'atto deve essere sottoscritto da un difensore iscritto all'albo speciale, rendendo irrilevante la mera autenticazione della firma dell'imputato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Patteggiamento in appello: rinuncia e nullità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver concluso un accordo per il patteggiamento in appello, contestava il mancato esame da parte del giudice di questioni di nullità e inutilizzabilità delle prove. La Suprema Corte ribadisce che l'accordo sulla pena implica la rinuncia agli altri motivi di impugnazione, limitando la cognizione del giudice ai soli termini dell'accordo stesso.
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Ricorso per cassazione inammissibile: le regole
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso per cassazione proposto da due imputati condannati per rapina pluriaggravata. La decisione chiarisce che l'accordo sulla pena raggiunto in appello (c.d. concordato) preclude la possibilità di contestare successivamente il trattamento sanzionatorio. Inoltre, viene ribadito che la rinuncia a un motivo d'appello impedisce di riproporlo in sede di legittimità, consolidando l'inammissibilità del gravame.
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Concordato in appello: limiti al ricorso per Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (c.d. concordato in appello), aveva impugnato la sentenza lamentando l'eccessività della sanzione. La Suprema Corte chiarisce che l'accordo sulla pena implica la rinuncia a contestarla, formando un "giudicato" sul punto che non può essere ridiscusso in sede di legittimità.
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Credito da fatto illecito: ammissione al passivo
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione chiariscono un importante contrasto giurisprudenziale sul 'credito da fatto illecito' nelle procedure di prevenzione. Una vittima di furto si era vista negare l'ammissione del proprio credito al risarcimento del danno al passivo dei beni sequestrati al reo, poiché la sentenza di condanna era successiva al sequestro. La Corte ha stabilito che, per l'ammissione, rileva l'anteriorità del fatto illecito generatore del diritto, non l'anteriorità della sentenza che lo accerta. L'accertamento giudiziale può quindi avvenire dopo il sequestro, purché entro i termini per la presentazione della domanda. Diversamente, il credito per le spese legali, sorgendo solo con la sentenza, deve essere liquidato in una decisione anteriore al sequestro per poter essere ammesso.
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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento avverso una condanna per ricettazione. La Corte chiarisce che l'impugnazione è limitata ai soli casi di errore giuridico manifesto, escludendo riesami nel merito o valutazioni sulla riqualificazione del reato da ricettazione a furto quando questa non sia palesemente evidente dagli atti.
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Ricorso inammissibile: limiti del patteggiamento
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di appello che aveva ridotto la pena su accordo delle parti. Si chiarisce che il 'patteggiamento in appello' implica la rinuncia ai motivi di merito, esonerando il giudice dal dover motivare sulle cause di proscioglimento dell'art. 129 c.p.p., poiché l'effetto devolutivo è limitato ai punti non rinunciati.
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Ricorso Cassazione: quando è inammissibile se firmato?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato personalmente da un imputato avverso una sentenza di patteggiamento. La Corte ribadisce che, a seguito della riforma del 2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all'albo speciale, a pena di inammissibilità. L'appellante è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Ricorso Patteggiamento: Limiti e Inammissibilità
Un imputato, condannato con patteggiamento per reati gravi, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando vizi di motivazione e l'assenza dell'elemento soggettivo. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso patteggiamento inammissibile, ribadendo che l'impugnazione di una sentenza ex art. 444 c.p.p. è consentita solo per motivi tassativamente previsti, escludendo una nuova valutazione dei fatti.
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Impugnazione sequestro: Sì all’indagato non titolare
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'indagato ha sempre un interesse concreto a contestare il sequestro di beni formalmente intestati a terzi (nel caso, la moglie), quando il sequestro è finalizzato alla confisca per sproporzione. Se l'accusa sostiene che l'indagato sia il 'dominus' effettivo dei beni, non può poi negargli il diritto di difendersi tramite l'impugnazione del sequestro preventivo. La Corte ha quindi annullato l'ordinanza che aveva dichiarato inammissibile il ricorso dell'indagato.
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Ricorso per cassazione e obbligo del difensore
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione avverso una condanna per tentata truffa. Il motivo risiede nel fatto che l'imputata ha presentato l'atto personalmente, violando la norma che impone la sottoscrizione da parte di un difensore iscritto all'albo speciale. La decisione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
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Confisca allargata: quando è legittimo il sequestro?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro un sequestro preventivo finalizzato alla confisca allargata. La sentenza chiarisce che un provvedimento cautelare, annullato per soli vizi di motivazione (come la mancanza di argomentazioni sul periculum in mora), può essere legittimamente riemesso senza violare il principio del giudicato cautelare. La Corte ha ritenuto infondate anche le censure sulla sproporzione finanziaria e sulla correlazione temporale tra l'acquisto del bene e l'attività criminosa.
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Sequestro preventivo e ne bis in idem: la Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro un'ordinanza di sequestro preventivo. La sentenza chiarisce che un provvedimento cautelare, precedentemente annullato per un vizio di motivazione (vizio formale), può essere legittimamente riemesso una volta colmata la lacuna. Non si configura una violazione del principio del 'ne bis in idem cautelare', poiché questo si forma solo in seguito a una valutazione nel merito, e non per questioni procedurali.
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Sequestro preventivo: quando il ricorso è inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro un'ordinanza di sequestro preventivo per reati fiscali. La Corte ha ritenuto le motivazioni del Tribunale del Riesame sufficienti e non meramente apparenti, confermando la validità del sequestro sulle quote societarie, nonostante le doglianze sulla valutazione dei beni e sull'uso di atti non noti alla difesa.
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