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Giurisprudenza Penale

Concorso nel reato di spaccio: la copertura è reato

La Corte di Cassazione conferma la condanna per una donna accusata di concorso nel reato di spaccio di sostanze stupefacenti. La sua condotta, consistente nel fungere da ‘copertura’ per il compagno durante il trasporto di cocaina, è stata ritenuta un contributo attivo al crimine e non una mera connivenza non punibile. La Corte ha stabilito che creare un’apparenza di normalità per eludere i controlli costituisce una forma di partecipazione penalmente rilevante, escludendo sia l’attenuante del contributo di minima importanza sia la qualificazione del fatto come di lieve entità, dato l’ingente quantitativo di droga.

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Falsa testimonianza: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per falsa testimonianza. La sentenza chiarisce importanti principi procedurali, specificando che l’omessa notifica dell’udienza a uno dei due difensori costituisce una nullità a regime intermedio, che deve essere eccepita tempestivamente. Inoltre, la Corte ha ribadito che le censure sulla ricostruzione dei fatti sono inammissibili in sede di legittimità se la motivazione del giudice di merito è logica e non manifestamente viziata.

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Indebita percezione erogazioni pubbliche e dolo

La Corte di Cassazione conferma la condanna per un imprenditore che ha ottenuto contributi Covid dichiarando un fatturato gonfiato da un’operazione che non aveva generato ricavi reali. La sentenza stabilisce che per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche è sufficiente la consapevolezza di fornire dati non veritieri, a prescindere dalla possibilità di verifica da parte dell’ente erogatore, configurando così il dolo.

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Ricorso inammissibile: quando eccepire la nullità

La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per resistenza e lesioni. I motivi: la nullità della citazione per mancato rispetto dei termini non è stata eccepita tempestivamente in appello e le censure sulle attenuanti generiche erano aspecifiche e ripetitive.

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Doppia conforme: ricorso inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione. La sentenza chiarisce il principio della “doppia conforme”, secondo cui due sentenze di merito allineate formano un unico corpo decisionale difficilmente scalfibile da motivi di ricorso generici. Viene inoltre negata l’applicazione della non punibilità per tenuità del fatto a causa dell’abitualità del comportamento dell’imputato.

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Pericolo di fuga estradizione: la decisione Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto in attesa di estradizione contro la misura della custodia cautelare in carcere. La decisione conferma che la valutazione del pericolo di fuga estradizione può fondarsi sulla rete di contatti internazionali dell’indagato e sul suo status di ricercato, ribadendo i ristretti limiti del sindacato di legittimità su tali provvedimenti.

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Retrodatazione misura cautelare: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato che chiedeva la retrodatazione della misura cautelare per reato associativo. La sentenza chiarisce i requisiti dell’art. 297 c.p.p., specificando che per i reati permanenti, come quello mafioso, la carcerazione non interrompe automaticamente la condotta. Inoltre, per reati diversi, la retrodatazione è esclusa se manca una connessione qualificata e se gli elementi a base della seconda misura non erano desumibili dagli atti della prima.

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Sequestro preventivo: riciclaggio e onere della prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo di una somma di denaro. Il Tribunale aveva riqualificato il reato da ricettazione a riciclaggio, con presupposto di associazione mafiosa. La Corte conferma che il giudice del riesame può modificare la qualificazione giuridica sulla base di nuovi elementi, e che la valutazione delle prove di difesa (come contratti di finanziamento) spetta al giudice di merito, la cui motivazione logica non è sindacabile in sede di legittimità.

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Errore di notifica: Cassazione annulla la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una propria precedente ordinanza a causa di un grave errore di notifica. L’avviso di udienza era stato inviato a un avvocato omonimo del difensore, compromettendo il diritto di difesa. La sentenza impugnata è stata sospesa e il procedimento rinviato per un nuovo esame.

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Proporzionalità della misura: Cassazione annulla arresti

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di arresti domiciliari a carico di un pubblico ufficiale accusato di corruzione. La decisione si fonda sulla violazione del principio di proporzionalità della misura cautelare. La Corte ha ritenuto che, dato il tempo trascorso dai fatti e la possibilità di applicare misure meno afflittive come la sospensione dal servizio, gli arresti domiciliari fossero sproporzionati rispetto alle esigenze cautelari. I motivi relativi all’incompetenza territoriale sono stati dichiarati inammissibili per la progressione del procedimento alla fase di giudizio.

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Doppia incriminabilità e sequestro: il caso deciso

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due soggetti accusati di manipolazione del mercato. Il caso riguardava un sequestro di beni richiesto dalla Germania e la contestazione sulla sussistenza del requisito della doppia incriminabilità. La Corte ha stabilito che, ai fini della cooperazione giudiziaria europea, è sufficiente che la condotta sia penalmente rilevante in Italia, a prescindere dall’identica qualificazione giuridica. Le operazioni di compravendita coordinate sono state ritenute idonee a integrare il reato di manipolazione del mercato.

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Prezzo corruzione: sequestro anche se restituito

La Corte di Cassazione ha confermato il sequestro preventivo di una somma considerata il prezzo della corruzione, anche se l’indagato l’aveva restituita al corruttore. La sentenza chiarisce la distinzione fondamentale tra ‘prezzo’ e ‘profitto’ del reato, stabilendo che il prezzo, ovvero la tangente ricevuta, è sempre soggetto a confisca, indipendentemente dalle sue successive vicende.

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Pericolo di recidivanza: quando è legittimo il carcere

La Corte di Cassazione conferma la detenzione in carcere per un individuo, nonostante un percorso di recupero in atto. La decisione si fonda sull’elevato pericolo di recidivanza, desunto dai precedenti penali e dalla violazione della sorveglianza speciale. La Corte chiarisce che elementi positivi emersi dopo la decisione impugnata, come un nuovo lavoro, non possono essere valutati in sede di legittimità, ma devono essere presentati al giudice del merito con una nuova istanza.

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Peculato: irrilevante il valore economico del bene

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6854/2025, ha confermato il reato di peculato a carico di un dipendente pubblico che si era appropriato di carta filigranata per banconote, anche se destinata alla distruzione. Secondo la Corte, il valore intrinseco del bene e la lesione del buon andamento della Pubblica Amministrazione sono sufficienti a configurare il reato, rendendo irrilevante l’assenza di un danno patrimoniale diretto.

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Revoca sospensione condizionale: quando è automatica

La Corte di Cassazione ha stabilito che la revoca della sospensione condizionale della pena è obbligatoria e automatica se l’imputato commette un nuovo delitto, punito con pena detentiva, entro cinque anni dalla sentenza irrevocabile che ha concesso il beneficio. In questo caso, il giudice dell’esecuzione non ha discrezionalità e deve disporre la revoca, a prescindere dal fatto che la causa ostativa fosse conoscibile o meno dal giudice della cognizione. La sentenza distingue nettamente questa ipotesi da quella di una concessione illegittima del beneficio fin dall’origine.

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Legittimazione a impugnare: chi può ricorrere?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale contro una decisione del giudice dell’esecuzione. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la legittimazione a impugnare spetta esclusivamente al pubblico ministero che ha partecipato al procedimento di primo grado, non all’organo di grado superiore, che non può surrogarsi nelle sue funzioni.

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Appropriazione indebita amministratore: il momento del reato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un ex amministratore di condominio condannato per appropriazione indebita. L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il reato di appropriazione indebita dell’amministratore si consuma non durante la gestione, ma al momento della cessazione della carica, qualora gli importi ricevuti non vengano restituiti. Il ricorso è stato giudicato generico per non aver affrontato questo consolidato orientamento giurisprudenziale.

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Ricorso in Cassazione inammissibile: i motivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso in Cassazione inammissibile presentato da due individui contro una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. I motivi dell’inammissibilità risiedono nella genericità e ripetitività delle argomentazioni, nel tentativo di ottenere un riesame del merito dei fatti e nella presentazione di un motivo nuovo, in violazione delle norme procedurali.

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Ricorso inammissibile: Cassazione e prove in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, stabilendo che non è possibile chiedere ai giudici di legittimità una nuova valutazione delle prove. Il ricorso, basato sulla richiesta di rinnovazione dell’istruttoria già negata in appello, è stato considerato un tentativo di riesaminare il merito della causa, funzione estranea al ruolo della Suprema Corte. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Particolare tenuità del fatto: no se c'è abitualità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la decisione di merito, sottolineando che la presenza di due precedenti reati della stessa indole configura un comportamento abituale, ostativo al riconoscimento del beneficio.

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