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Giurisprudenza Penale

Custodia cautelare: quando è legittima dopo 20 anni?

La Cassazione conferma la custodia cautelare per un omicidio di stampo mafioso avvenuto oltre 20 anni fa. Decisive le nuove dichiarazioni di collaboratori di giustizia. La Corte ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari, superando le obiezioni sulla distanza temporale e su presunti vizi procedurali. La pericolosità sociale dell’indagato, derivante dal suo ruolo apicale nel clan e da reati successivi, ha giustificato il mantenimento della misura restrittiva.

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Reato più grave: come si calcola la pena continuata?

La Cassazione ha stabilito che per individuare il reato più grave nel calcolo della pena per reati continuati in fase esecutiva, si deve considerare la pena concretamente inflitta dal giudice della cognizione, senza poter rimettere in discussione le valutazioni di merito. Il ricorso di due condannati per evasione fiscale e riciclaggio, che contestavano l’individuazione del reato più grave, è stato respinto in quanto infondato.

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Associazione mafiosa: la nuova mafia confederata

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare per i reati di associazione mafiosa ed estorsione. La Corte ha convalidato la tesi del Tribunale del Riesame, riconoscendo l’esistenza di una nuova e autonoma associazione criminale ‘confederata’, composta da membri di diverse mafie storiche, e ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato.

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Diritto di difesa e notifica: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava la violazione del diritto di difesa per la mancata notifica di atti processuali, tra cui il decreto di fissazione dell’udienza di convalida dell’arresto. La Suprema Corte ha stabilito che, se il difensore ha avuto accesso effettivo a tutti gli atti prima dell’udienza, ogni potenziale nullità si considera sanata. Le eccezioni manifestamente infondate, inoltre, non richiedono una motivazione specifica per il loro rigetto.

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Valenza probatoria intercettazioni: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9567/2025, si è pronunciata su diversi ricorsi in materia di criminalità organizzata e spaccio di droga, consolidando principi fondamentali sulla valenza probatoria delle intercettazioni. La Corte ha stabilito che le dichiarazioni auto ed etero-accusatorie registrate durante intercettazioni legalmente autorizzate costituiscono piena prova e non necessitano di elementi di riscontro esterni. Ha inoltre ribadito l’inammissibilità dei ricorsi che mirano a una nuova valutazione del merito delle prove, anziché denunciare vizi di legittimità. Di conseguenza, i ricorsi basati su interpretazioni alternative delle prove sono stati respinti o dichiarati inammissibili.

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Corruzione elettorale: intercettazioni e limiti del ricorso

La Cassazione conferma la condanna per corruzione elettorale a due fratelli, respingendo i ricorsi basati sulla presunta inutilizzabilità delle intercettazioni e su una diversa interpretazione dei fatti. La sentenza chiarisce che la Corte non può rivalutare le prove, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della Corte d’Appello, confermando la colpevolezza per la compravendita di voti.

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Reclamo non giurisdizionale: la decisione della Corte

Un detenuto in regime di 41-bis ha presentato ricorso contro la decisione del Magistrato di Sorveglianza che dichiarava inammissibile il suo reclamo. Il reclamo riguardava il mancato inoltro di un CD-ROM a un altro tribunale. La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità, qualificando l’atto come un reclamo non giurisdizionale, poiché non si opponeva a un provvedimento impositivo del magistrato. La Corte ha inoltre specificato che la presentazione di atti su supporto informatico non costituisce un diritto soggettivo del detenuto, ma una mera modalità alternativa a quella cartacea, soggetta a verifica da parte dell’autorità carceraria.

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Bancarotta per distrazione e beni in comodato

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta per distrazione a carico di un’amministratrice che aveva trasferito l’intero compendio aziendale di una società, poi fallita, a un’altra entità da lei gestita. Il trasferimento era avvenuto tramite un contratto di comodato. La Corte ha stabilito che il reato di distrazione non riguarda solo i beni di proprietà, ma anche quelli nella piena disponibilità dell’impresa, la cui sottrazione senza corrispettivo impoverisce il patrimonio a danno dei creditori.

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Pericolosità Sociale: i requisiti della Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la misura della sorveglianza speciale basata su una valutazione di pericolosità sociale. La decisione si fonda sulla lunga carriera criminale del soggetto, sulla natura lucrativa dei reati e sull’assenza di un’attività lavorativa lecita, respingendo le censure sulla motivazione del provvedimento.

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Atti persecutori: la parola della vittima è prova?

La Cassazione ha confermato una misura cautelare per il reato di atti persecutori, stabilendo che le dichiarazioni della persona offesa possono essere sufficienti per i gravi indizi di colpevolezza, anche senza riscontri esterni, se valutate con rigore. La Corte ha ritenuto irrilevante la presenza di un conflitto reciproco tra le parti, se il giudice motiva adeguatamente l’esistenza di un danno concreto (come ansia o cambiamento delle abitudini di vita) per la vittima.

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Elezione di domicilio appello: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità di un appello penale. Il Tribunale aveva errato nel non considerare valida la precedente elezione di domicilio appello, già presente nel fascicolo e specificamente richiamata nell’atto di impugnazione. Secondo la Corte, il richiamo espresso è sufficiente per la validità dell’atto, evitando interpretazioni eccessivamente formalistiche della procedura.

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Ricorso straordinario: limiti e inammissibilità

Un individuo, condannato all’ergastolo per un omicidio di stampo mafioso, ha presentato un ricorso straordinario contro la sentenza della Cassazione che rendeva definitiva la sua condanna. L’imputato lamentava errori di fatto percettivi nella valutazione delle prove da parte della Corte, come le testimonianze e la precedente assoluzione dei co-imputati. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il ricorso straordinario non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione del merito delle prove. La sentenza distingue nettamente tra l’errore di fatto percettivo (una svista nella lettura degli atti) e l’errore di giudizio (una errata interpretazione), concludendo che le doglianze del ricorrente rientravano in quest’ultima categoria, non ammissibile in tale sede.

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Proscioglimento de plano: illegittimo senza processo

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di proscioglimento de plano per particolare tenuità del fatto. La decisione è stata ritenuta illegittima perché emessa nella fase delle indagini preliminari, su richiesta del PM ma senza l’avvio di un vero processo e senza garantire il contraddittorio, violando l’art. 129 c.p.p.

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Interesse ad agire: quando l'indagato non può ricorrere

Un imprenditore, indagato per riciclaggio, ha impugnato il sequestro preventivo di alcuni assegni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che manca il concreto interesse ad agire quando, anche in caso di annullamento del sequestro, i beni non verrebbero restituiti al ricorrente. La sentenza sottolinea la distinzione tra la legittimazione astratta a ricorrere, riconosciuta all’indagato, e l’effettivo vantaggio pratico necessario per l’ammissibilità dell’impugnazione.

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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9582/2025, ha stabilito che l’adesione al concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.) implica una rinuncia a contestare la congruità della pena. Un imprenditore condannato per bancarotta ha proposto ricorso lamentando vizi nella determinazione della pena, ma la Corte lo ha dichiarato inammissibile. La scelta del rito alternativo ha un effetto preclusivo che si estende anche al giudizio di legittimità.

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Ricorso sentenza patteggiamento: quando è inammissibile

Un imprenditore, condannato per bancarotta fraudolenta a seguito di un patteggiamento, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio di motivazione della sentenza. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso sentenza patteggiamento inammissibile, ribadendo che i motivi di impugnazione sono tassativamente previsti dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen. e non includono una generica doglianza sulla mancata valutazione di cause di proscioglimento o sulla qualificazione giuridica se l’errore non è palese.

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Estinzione reato insolvenza: il pagamento estingue

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per insolvenza fraudolenta, affermando il principio dell’estinzione reato insolvenza fraudolenta. La Corte ha chiarito che il pagamento integrale del debito, anche se effettuato dopo le sentenze di primo e secondo grado, ma prima della decisione finale della Cassazione, estingue il reato ai sensi dell’art. 641, comma 2, c.p., determinando l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata.

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Proscioglimento de plano: nullo senza contraddittorio

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto emessa nei confronti di un individuo accusato di aver falsificato una patente di guida. La decisione è stata definita nulla perché il giudice ha emesso il cosiddetto proscioglimento de plano, ovvero senza un’udienza e senza un formale processo, su richiesta del pubblico ministero al termine delle indagini. La Corte ha ribadito che una simile pronuncia può avvenire solo all’interno di un processo regolarmente instaurato, nel pieno rispetto del contraddittorio tra le parti, e non nella fase delle indagini preliminari. Di conseguenza, gli atti sono stati restituiti al pubblico ministero.

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Ricorso per cassazione: i limiti del riesame cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione contro un provvedimento di sequestro preventivo per reati di autoriciclaggio. La decisione si fonda su motivi procedurali, come la proposizione di censure nuove in sede di legittimità e la natura di merito delle doglianze, che esulano dal controllo della Suprema Corte. La sentenza ribadisce che la motivazione del sequestro può basarsi sulla strumentalità della società agli illeciti.

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Riciclaggio farmaci: la tracciabilità non esclude reato

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per riciclaggio farmaci a carico di un operatore che, dopo aver ricevuto medicinali di provenienza furtiva, li ha reimmessi sul mercato. Anche se la tracciabilità dei farmaci non era stata interrotta, la Corte ha stabilito che la rivendita a terzi, con tanto di fatturazione, integra il reato perché ostacola l’identificazione dell’origine delittuosa del bene, rendendo l’appello dell’imputato inammissibile.

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