La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28036/2024, ha annullato un'ordinanza di un Tribunale di Sorveglianza che negava l'affidamento in prova a un condannato. La decisione del tribunale era viziata da un'omessa valutazione della documentazione che attestava un'attività lavorativa regolare, elemento considerato cruciale per una prognosi favorevole di reinserimento sociale. La sentenza ribadisce che, ai fini della concessione dell'affidamento in prova, il giudice deve considerare tutti gli elementi attuali, come il lavoro, e non può basarsi unicamente sui precedenti penali.
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