Un imprenditore, accusato di reati associativi di stampo mafioso, ha visto il suo ricorso respinto dalla Corte di Cassazione. La Corte ha confermato la misura della custodia cautelare, chiarendo la nozione di 'concorso esterno'. Secondo la sentenza, integra questo reato la condotta dell'imprenditore 'colluso' che, pur non essendo membro del clan, mette la propria impresa a disposizione del sodalizio per rafforzarne il potere economico, instaurando un rapporto di vantaggi reciproci. Le esigenze cautelari sono state ritenute sussistenti a causa di recenti e gravi fatti di violenza, che hanno reso irrilevante il suo presunto trasferimento in un'altra regione.
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